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Beach Fossils – Clash The Truth

C’è voluto un po’ perché vedesse la luce. Tuttavia, seppur dopo una lunga ed assai complicata fase di gestazione, i Beach Fossils sono riusciti a pubblicare il loro nuovo album d’inediti, ideale seguito dell’Ep intitolato What A Pleasure, risalente al 2011. Non tutti sanno che durante il periodo di incisione,

C’è voluto un po’ perché vedesse la luce. Tuttavia, seppur dopo una lunga ed assai complicata fase di gestazione, i Beach Fossils sono riusciti a pubblicare il loro nuovo album d’inediti, ideale seguito dell’Ep intitolato What A Pleasure, risalente al 2011. Non tutti sanno che durante il periodo di incisione, lo studio nel quale il gruppo di Brooklyn era ospite fu allagato e reso quindi impraticabile per via dell’azione devastante, straripante, dell’uragano Sandy.

Questo ha di fatto costretto la band a trasferirsi di colpo in un altro quartier generale per proseguire e quindi ultimare le recording sessions. Nonostante tale imprevisto i Beach Fossils sono comunque riusciti a non smarrire la rotta e a portare a termine il proprio lavoro con lucidità e rigore. Licenziato per conto della label statunitense Captured Tracks (che nel suo corposo roster vanta la presenza di ottimi gruppi come Naomi Punk e Widowspeak), Clash The Truth include ben quattordici pezzi inediti che la band formata da Dustin Payseur e Tommy Gardner ha registrato nell’autunno del 2012 sotto la supervisione di Ben Greenberg. Cosa dire di questo lavoro?
 

Che è sicuramente prodotto in maniera discreta e che suona molto bene. E si può aggiungere che suona fortemente indie. Un indie di stampo prettamente americano, e quindi sempre affascinante e di pregevole fattura poiché particolare nel registro sonoro e ricercato negli accostamenti. Le atmosfere sono spesso e volentieri rarefatte, specialmente per via della voce effettata ed eterea di Payseur e per le progressioni un po’ sognanti delle chitarre elettriche. Dunque un disco indie, completato ed arricchito da una buona e sapiente dose di lo-fi, essenziale per accentuare il carattere ruvido delle canzoni. Un po’ di shoegaze e di psichedelia fanno poi il resto.

I brani risultano piacevoli e calibrati. E fa anche piacere ritrovare la voce di Kazu Makino dei Blonde Redhead nel brano In Vertigo. Ricapitolando: la sensazione che Clash The Truth sia nel complesso appagante e valido è forte. Eppure c’è qualcosa che non convince, qualcosa che non consente a questa raccolta di pezzi originali di salire in cattedra, o se non altro di fare la differenza. Ovvero? In primo luogo lascia perplessi il numero eccessivo di canzoni in scaletta: davvero troppi quattordici pezzi per un Lp d’inediti.

Non che tutti dischi debbano per forza includere meno brani, ci mancherebbe. Anche in Hail To The Thief dei Radiohead, tanto per fare un esempio, era presente lo stesso numero di canzoni: però lì la variabilità di suoni e di connotazioni era architettata alla perfezione. E di fatto Hail To The Thief è un lavoro che, seppur corposo, non stanca mai e si lascia riascoltare in continuo. Insomma: c’è modo e modo di fare dischi ricchi di materiale inedito. Altro aspetto poco esaltante di Clash The Truth?

Obiettivamente risulta un po’ statico e poco eclettico il suo registro sonoro, il suo mood, il suo marchio di fabbrica generale: per quanto non del tutto evanescenti e scialbe, le tracce faticano perciò a stagliarsi, dando il più delle volte l’impressione di essere un po’ simili fra loro. In parole povere: ad essere latente è l’imprevedibilità. Se i Beach Fossils avessero cercato di fornire maggior eterogeneità ai singoli episodi l’intero album ne avrebbe senz’altro guadagnato in fatto di spessore e sinuosità. Magari qualche pezzo avrebbe potuto essere caratterizzato da più esplosività, oppure si sarebbero potute inserire delle chitarre acustiche qua e là al posto delle elettriche, non sempre e totalmente necessarie.

Al di là di questo non si può comunque mettere in dubbio la validità di un album come Clash The Truth, tutto sommato intrigante per determinate soluzioni e scelte stilistiche e poco deludente in fatto di produzione. D’altronde gli americani dimostrano sempre di stare un po’ più avanti di tutti.

Alessandro BasileGenere: Indie, Experimental Rock

Line-up:
Dustin Payseur – voce, chitarre
Tommy Gardner – batteria

Progetti simili consigliati: Naomi Punk, Autolux, Widowspeak, The Thermals

Tracklist:
1. Clash The Truth
2. Generational Synthetic
3. Sleep Apnea
4. Careless
5. Modern Holiday
6. Taking Off
7. Shallow
8. Burn You Down
9. Birthday
10. In Vertigo
11. Brighter
12. Caustic Cross
13. Ascension
14. Crashed Out