Era il 1833 quando un emigrato tedesco, Christian Frederick Martin (nato a Markneukirchen in Germania, il 31 gennaio 1796, morto il 16 febbraio del 1873), aprì a Nazareth, in Pennsylvania, un piccolo laboratorio di liutaio. Fin dall’età di 15 anni, C.F. Martin , figlio di un costruttore di chitarre (Johann Georg Martin), fu apprendista presso un rinomato liutaio a Vienna, Johann Georg Stauffer (1778-53) che era il più importante costruttore di chitarre della scuola di viennese e che produceva strumenti, fra gli altri, per il violinista italiano Paganini.La sua “Legnani-modell“, una chitarra che lui sviluppò con la cooperazione col famoso e virtuoso chitarrista Luigi Legnani, nel 1821, era stata soggetta a numerose innovazioni e fu copiata da vari costruttori di chitarre dentro e fuori Vienna per molti anni. Suo figlio Anton Stauffer (1805-1871) perfezionò ed introdusse poi sul mercato gli strumenti ideati di suo padre. Lo strumento mostrato qui sotto è una variazione della modello Legnani che lui costruì per circa 20 anni: La società di C.F.Martin è accreditata storicamente per l’introduzione delle catenature ad X (l’X-bracing), nata per rinsaldare la tavola armonica della chitarra, questo durante gli anni 50’s del XIX° secolo (come se ne data generalmente l’introduzione), anche se lo stesso C. F. Martin non fece mai domanda per il brevetto su questo sistema di nuova concezione, almeno all’epoca. Poi si è certi che durante gli stessi anni 50’s del XIX° secolo, lo stesso sistema ad X fu usato da molti costruttori di chitarre, compresi tutti gli immigranti tedeschi che lo appresero gli uni dagli altri e, secondo lo storico Philip Gura, non c’è la certezza matematica che lo stesso C. F. Martin ne fosse l’inventore.
La società di Martin è stata invece sciuramente la prima ad usare il sistema ad X su grande scala, comunque, e questo serviva a mantenere saldo il top della chitarra, mantenendo nel contempo un livello ottimale di vibrazioni e consentendo quindi un suono migliore. C.F.Martin ha inoltre portato avanti l’idea del manico fissato al 14° tasto (mentre prima la cassa si fissava al manico all’altezza del dodicesimo tasto) e, allungando ulteriormente la tastiera, ha creato il modello “Orchestra“.
Il suono di X-bracing può essere considerato meno “soft” con le corde di budello, ma aprì la strada per la chitarra americana all’uso per le corde metalliche di acciaio, che comparvero sul mercato nel primo trimestre del XX° secolo. Poi nel 1916 la Martin ha introdotto per la prima volta il modello Dreadnought, ossia la chitarra folk che conosciamo tutti oggi e che inizialmente fu commercializzata a nome della “Oliver Ditson & Co., Boston, New York“. Il nome fu preso dall’omonima nave da combattimento inglese in forza alla Marina Britannica durante il primo conflitto mondiale, famosa per le sue grandi dimensioni. Dal 1921 è diventata la testa di serie della produzione Martin, che non ha trascurato però né i mandolini né gli ukulele; delle chitarre dreadnought se ne vedono anche con la paletta di chiara provenienza “Stauffer” Da un’analisi costruttiva, i modelli delle chitarre Martin si possono suddividere in: 1) I modelli 00, 000,0000 ed OM, caratterizzati da una cassa armonica poco profonda e con curve della stessa di dimensioni molto simili fra loro: 2) I modelli Dreadnought e Jumbo, caratterizzati da una cassa più profonda e una curva posteriore più grande di quella anteriore, suono più caldo e potente e toni bassi particolarmente enfatizzati: 3) Little, cassa molto piccola e tastiera corta, con un suono di tonalità acuta: La più conosciuta ed usata è la D28 (e la HD 28), anche se ve ne sono di superiori, ma questa con la tavola in abete, le fasce ed il fondo in palissandro è quella più usata: Dagli anni 50’s. la Martin ha prodotto la versione basso della chitarra dreadnought, il modello B65E è molto apprezzato, peccato che il suo costo non troppo abbordabile ne abbia limitato la diffusione su larga scala, dovuto anche al fatto che vi è un modello molto apprezzato della concorrenza (il basso acustico Guild): Nel campo delle chitarre elettriche invece le 6 corde non hanno avuto un seguito di estimatori. Il basso elettrico EB 18 invece, complice il disegno accattivante della paletta, è molto ricercato e ne ho provato uno anch’io (anche se poi scelsi il molto simile Gretsch, ma con cassa semi-hollow alla 6122, eravamo in era Beatles…): E voi, apprezzate gli strumenti Martin? Ne possedete? Parliamone insieme sul forum!Franco Maresca
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