Nick Cave ha 55 anni e, come più o meno tutti, ha visto il mondo trasformarsi. Ha visto la nascita di internet e l’aumentare della sua influenza sulla nostra percezione delle cose piccole (“know who you are” che ora si scrive “no who u r”) e di quelle grandi (il sapere libero di Wikipedia). Ha visto l’emergere dal nulla di personaggi vuoti, come Miley Cyrus, e ha visto anche eventi fondamentali per la nostra storia, come la scoperta della “particella di dio”, il bosone di Higgs. Ma quello che Nick Cave predica è che tutte queste cose, colte facendo zapping nella nostra esistenza, rendono solamente più grottesco il quadro della vita, ma non ne cambiano né toccano il cuore. Infatti nonostante ora il mondo sia a portata di click conWikipedia, il linguaggio si sia contratto e impoverito e il bosone di Higgs abbia rivoluzionato la scienza, tu, uomo, continuerai a vivere comunque in balia dei sentimenti, dei sogni infranti, dei ricordi…
Questo è quello che ci mostra malinconicamente, tristemente, ma anche con un pizzico di ironia e provocazione Nick Cave nel suo quindicesimo album, “Push the Sky Away”. Un lavoro che si fa apprezzare, ma allo stesso tempo allontana gli ascoltatori “occasionali”, per il suo carattere introspettivo: al centro c’è la voce, tutto intorno un accompagnamento minimale, semplice ma intenso. Mancano episodi più grintosi, alla maniera di “Fifteen Feet Of Pure White Snow”, o veri e propri climax strumentali (salvo, in qualche modo, i finali di “Jubilee Street” e “Higgs Boson blues”); le canzoni suonano desolatamente dolci, con i dettagli che fanno la differenza, ma sono difficili da cogliere a primo ascolto.“We No Who U R” e “Jubilee Street“, scelti come singoli, sono sicuramente tra i brani più incisivi dell’album; il primo apre le danze con un dolce lento, ballato in una foresta di mani, mentre il secondo è un vero e proprio capolavoro. Infatti in “Jubilee Street“ Nick Cave ci racconta in maniera affascinante la malinconica storia di una donna, adagiata su flebile arpeggio e un tappeto di batteria ornato dai fiori spenti, in stile Liberty, intessuti dai violini.Ma non sono solo questi gli episodi degni di nota di “Push the Sky Away”, che è anzi un lavoro estremamente omogeneo, oltre che sonoramente, anche qualitativamente. È un piacere seguire Nick Cave and the Bad Seeds in mare, tra i dolci canti delle sirene (“Mermaids”), o sulle sue rive, dove va in scena prima il ricordo di un doloroso addio (“”), poi, all’opposto, la follia della passione adolescenziale (“Water’s Edge”). Sullo sfondo di quest’ultima abbiamo un basso pulsante, che ritroveremo a fare da fondale anche alla disperazione di un padre in “We Real Cool“.Alla metatestualità onirica di “Finishing Jubilee Street” e soprattutto al collage ironico, surreale e un po’ dadaista di “Higgs Boson Blues” (da Lucifero a Robert Johnson passando per “Hannah Montana” che per l’occasione viene fatta rimare con “African Savannah”) viene affidato il lato più sperimentale dell’album, che si chiude poi in maniera eterea e suggestiva con la titletrack. Gli arrangiamenti semplici ma incisivi, l’intensa interpretazione vocale e la brillantezza malinconica dei testi, fanno di “Push the Sky Away” un album coinvolgente ed estremamente elegante. Un po’ come un buon vino invecchiato, che mal si presta ad essere trangugiato, ma richiede una degustazione lenta e attenta a tutte le sfumature maturate nel tempo.
Francesco CiceroGenere: Cantautorato
Artisti Simili: Tom Waits, P.J. Harvey, Leonard Cohen, Swans, Grinderman
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