Nella prima puntata dedicata alla carriera di Carlo Barbero, backliner professionista di oramai lunga esperienza, ci eravamo lasciati all’inizio del decennio appena trascorso, quando Carlo ha l’opportunità di lavorare per la prima volta alla più famosa rassegna musicale italiana, parliamo ovviamente dell’amato/odiato Festival di Sanremo.
Comunque la si pensi è innegabile che la serietà ed il livello di professionalità lavorativa del festival della canzone italiana sono ai massimi livelli e per un tecnico che si sta “facendo le ossa” arrivare a gestire le tante esigenze di artisti di calibro nazionale e internazionale, il tutto condensato in una sola e alquanto frenetica settimana di show, non è cosa da nulla. Tra le risate Carlo ci confida che il suo primo anno al Festival è stato per certi versi “spiazzante” per determinate situazioni, non tanto sul piano lavorativo, che è stato ovviamente ricco di belle ed utili esperienze, quanto su quello più strettamente personale: la quotidiana e ripetuta richiesta di documenti all’entrata del noto Casinò cittadino è un aneddoto illuminante su come certi ambienti siano ancora molto “rigidi” con i nuovi arrivati. Dopo il Festival riparte per lui il lavoro con il service Agorà, prima di tutto nello staff tecnico del programma televisivo “Tutti gli zeri del mondo”, capitanato da Renato Zero. Gli viene quindi proposto di scegliere tra due tour estivi molto importanti, quello di Max Gazzé o il rispettivo di Carmen Consoli. Carlo sceglie di affiancare Gazzé, con cui si instaura una buona amicizia tanto che ogni sera lui stesso fa una sua comparsa sul palco per suonare (proprio il basso!) in “Cara Valentina”. Con Gazzé il lavoro è comunque a tempo pieno, dovendo gestire da solo tutte le strumentazioni della band. Finita questa piacevole stagione di lavoro, arriva l’ingaggio in una tournée molto impegnativa al seguito di Gianni Morandi, di ben cento date, un’esperienza tanto dura quanto formativa per lui, tanto che ci confessa essere stata quasi il degno rimpiazzo del vecchio anno di leva militare, per i regimi ferrei ed il comportamento sempre al massimo della serietà e formalità che doveva continuamente sostenere. Durante il MetaRock Festival di Pisa, Carlo, all’epoca ancora con Gazzé, aveva conosciuto Diego Spagnoli, storico stage manager di Vasco Rossi, il quale era stato colpito dall’intraprendenza del backliner, costretto a gestire tutto in solitario. Finito il tour con Morandi è proprio Spagnoli a farsi vivo, arruolando Carlo come tecnico niente meno che per Stef Burns, ovviamente nell’ambito del tour di Vasco. Carlo non usa mezzi termini e ci dice “all’inizio ho fatto alcuni errori di comportamento e di valutazione del mio operato, ero giovane e volevo mettermi in mostra e spesso facevo anche più del necessario”.
Si sa che a volte “il troppo stroppia” e a questo proposito ci racconta di un equivoco di cui è stato vittima lavorando sulla stratocaster principale di Stef.
Quest’ultimo, come ben sappiamo, fa un ampio uso della leva del vibrato, tanto che il ponte si era consumato fino a livelli di difficile suonabilità e non tornando bene in posizione la chitarra non riusciva a rimanere in tune.
La cosa, erroneamente, fu messa in relazione ad una rettifica dei tasti, con relativo smontaggio e rimontaggio del manico, fatta da Carlo un paio di settimane prima, rettifica forse non ancora necessaria ma che aveva deciso comunque di portare avanti proprio per la suddetta voglia di farsi apprezzare in un nuovo e così importante ambiente.
La reazione di Carlo ovviamente fu di grande tristezza e abbattimento, finchè proprio Stef Burns durante una prova generale lo prese da parte rinnovandogli la sua completa fiducia per qualunque tipo di nuova soluzione avesse in mente. Soluzione che ovviamente andò a buon fine, per la gioia sua, di Stef e di tutti i fan del Vasco nazionale che hanno continuato a godersi il suono della mitica white strat. Da quel momento in poi il rapporto di totale fiducia tra il chitarrista e il backliner è stato indissolubile e ancora oggi continuano un’amicizia e un rispetto reciproco oramai decennali. L’esperienza con Vasco si rivela la più emozionante in ogni senso, Carlo porta nel cuore il ricordo di decine di migliaia di accendini accesi durante l’esecuzione di “Vivere”, nel corso del concerto ad Imola per l’Heineken Jammin Festival (2001), tanto da farlo quasi distrarre durante un cambio chitarra, ipnotizzato dall’oceano in movimento di luci e spettatori. Il post-Vasco vede Carlo ancora al Festival di Sanremo per varie edizioni, nei tour di Nek ed Elisa e in tante altre esperienze di alto livello che continuano ancora oggi (tra le ultime ricordiamo i prestigiosi Mtv Music Awards di Madrid). Finisce qui questo excursus sulla carriera di Carlo, presto inizieremo con lui una serie di articoli in cui daremo spazio alle varie situazioni ed evenienze che possono capitare ad un backliner nel corso del proprio lavoro, informazioni di sicuro utili ed interessanti per tutti i musicoffili per una panoramica su un mondo osservato spesso da troppo lontano.
Ringraziamo di cuore Carlo per la sua disponibilità ed insieme a lui vi diamo appuntamento alla terza puntata di “Una vita da backliner”. Salvatore Pagano
Carlo Barbero – LiveWorks
Una vita da backliner – Pt.2
Nella prima puntata dedicata alla carriera di Carlo Barbero, backliner professionista di oramai lunga esperienza, ci eravamo lasciati all’inizio del decennio appena trascorso, quando Carlo ha l’opportunità di lavorare per la prima volta alla più famosa rassegna musicale italiana, parliamo ovviamente dell’amato/
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