Vorrei iniziare quest’ultimo articolo ringraziando i musicOffili dell’interesse mostrato nei confronti dei miei articoli e di quelli dei miei colleghi. Sono arrivate tante mail con domande relative agli argomenti trattati, alle quali ho risposto con piacere e sarò lieto di rispondere alle prossime.
Questa volta voglio parlarvi di una delle esperienze più formative che ho avuto la fortuna di vivere: la creazione di un corso. Il corso in questione si chiama ROC (Rock Orchestration & Composition), tratta di composizione e dell’utilizzo dell’orchestra per arricchire l’arrangiamento di brani pop e rock.
Ho sempre notato come, soprattutto in ambito compositivo, vi sia una notevole differenza di qualità fra le varie band e solisti emergenti. Così come tanti artisti tecnicamente validi si penalizzano con composizioni di spessore non adeguato.
È sotto gli occhi di tutti come la fruizione della musica sia cambiata. Sul web abbiamo accesso ad una libreria musicale infinita, è facile cambiare brano e artista in meno di un secondo e, per quanto questo possa essere positivo, credo che metta in difficoltà gli artisti emergenti.
Questi si trovano a essere confrontati direttamente su più aspetti: sound, composizione e tecnica.
Per il sound c’è il fonico, per la tecnica ci sono i corsi di strumento. E la composizione? Purtroppo è una sorta di luogo comune che quest’aspetto sia lasciato all’istinto.
Inoltre, come avrete notato, sono un gran fanatico del suono nobile dell’orchestra al quale mi sono avvicinato per i primi lavori con le colonne sonore. Il primo lavoro in questo campo è stato il booktrailer del libro “Tutta da rifare” di Giorgia Wurth.
Proprio quella colonna sonora colpì l’immaginario di Donato Begotti al punto da chiedermi di scrivere un corso di orchestrazione. Quello che Donato voleva era un corso che si rivolgesse ai musicisti rock e che portasse a risultati sicuri, quindi basato sulla pratica, tanti esempi, applicazioni e compiti.
Il lavoro che si profilava all’orizzonte era imponente, tanto più che, non avendo mai scritto un corso, non avevo idea su come iniziare. Ma la determinazione a fare un ottimo lavoro mi diede la spinta e cominciai a scrivere.
Cominciai a definire gli argomenti che il corso avrebbe dovuto includere e a suddividerli in 8 lezioni.
Avevo quindi una prima versione della struttura del corso.
La parola “versione” non è usata a caso. Come mi resi subito conto la stesura di un corso non è lineare: al contrario, capita spesso di tornare indietro e applicare sostanziali modifiche. È giusto così: come i software che usiamo, anche un buon corso deve essere in costante aggiornamento, nei contenuti e nella forma. A questo scopo il feedback degli allievi è la cosa più importante.
Composizione e orchestrazione sarebbero stati i pilastri fondamentali.
Nell’ambito della composizione abbiamo vari aspetti: ritmo, armonia, melodia, testo e forma. Decisi di trattare in dettaglio armonia e melodia e qualche aspetto della forma che ritengo fondamentale.
Nell’ambito dell’orchestrazione invece decisi di trattare la sezione di archi e quella degli ottoni (con l’aggiunta dei sax). Simbolicamente l’orchestra è il perfetto complemento dell’ensamble moderno rock/pop. Ci sono esempi praticamente in tutte le band rock e pop famose: The Beatles, Queen, Aerosmith, Metallica, Evanescence, Extreme. Decisi di tenere da parte l’intera ultima lezione per gli esempi presi da queste band.
In più volevo ottenere a tutti i costi due cose piuttosto contrastanti. Partire da zero e trattare argomenti gustosi già durante la prima lezione. È stato difficile, ma ce l’ho fatta. Ne è uscita una prima lezione “al fulmicotone”.
Strutturate le lezioni sono partito col contenuto vero e proprio. Nello stabilire la didattica, ho riflettuto sul mio concetto personale di composizione. Credo che il processo di creazione di un brano sia meraviglioso e affascinante perchè è il frutto di un insieme di ragionamenti che ognuno affronta in modo personale. Ci sono però degli aspetti in comune. Ad esempio, tutti ad un certo punto ci siamo trovati alla ricerca di un accordo mancante. Oppure abbiamo scritto una melodia, ma era poco incisiva, e non rimaneva impressa come avremmo voluto.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dallo stupore che proviamo di fronte ad una progressione armonica che suona nuova e spinge avanti il pezzo destando interesse, o ad una melodia talmente perfetta che ha il sapore dell’eternità.
Queste sono alcune delle questioni che ho deciso di affrontare. Il tutto con un gusto per la “ricerca” che tento con tutte le forze di passare ai miei allievi. La ricerca di come suscitare emozione, interesse con la musica. La mia speranza è che, una volta finito il corso, continuino a svolgere questa ricerca per conto loro nella direzione di uno stile personale e maturo.
Credo che riuscire a catturare immediatamente l’interesse dell’ascoltatore sia molto importante, ma ancor più fondamentale, nell’era di internet, è mantenere vivo l’interesse per quanto più tempo possibile.
Questi aspetti rappresentano il nodo comune del processo di composizione, ed è qui che si può lavorare e affinare la tecnica allo stesso modo di come si fa col proprio strumento.
Penso che sia interessante tracciare un parallelismo tra lo studio dello strumento e lo studio della composizione. Kiko Loureiro oltre ad essere un grande chitarrista è un compositore superlativo, abilità a cui deve molta della sua fama. Ad un suo seminario gli era stata posta la domanda su come migliorare nella composizione: la sua risposta fu “semplicemente scrivi qualcosa di nuovo tutti i giorni, il più possibile in generi diversi”. Ecco che dal nulla per chi vuole migliorare nella composizione appare un percorso, anche se ancora vago. Ciò che ho fatto è stato rendere questo percorso chiaro, di immediata applicazione e alla portata di tutti.
Quindi, costanza e regolarità sono imprescindibili nello studio dello strumento come nello studio della composizione.
In secondo luogo avere interesse per tutti i generi è essenziale, per non rischiare di cadere nella sterilità. Questo accade anche nello studio dello strumento, non si può suonare bene il metal se si è studiato solo il metal, nè il funk se si è studiato solo quest’ultimo. Avere una visione a 360 gradi è fondamentale.
Un altro aspetto fondamentale è l’imitazione. Con la chitarra nei corsi (CCR e RLS) che insegno alla RGA gli allievi imparano brani, soli, ritmiche di chitarristi famosi e questo dà loro motivazione e linguaggio. Allo stesso modo sono convinto che nello studio della composizione sia necessario imparare dai grandi e imitarli per acquisire il loro linguaggio e poi creare il nostro.
Ottobre 2010, si parte con la prima lezione. È stata un’emozione grandissima e sono sicuro che i ragazzi dell’ MCR l’abbiano colta, credo di averla trasformata in energia, alla fine ero stravolto ma estremamente felice. Dalla seconda lezione in poi si verificano i compiti! Nel caso di questo corso vuol dire ascoltare le loro composizioni. Ed ecco che si pone un problema filosofico: perchè arrogarmi il diritto di giudicare le loro creazioni? Persino a grandi critici è capitato di giudicare male pezzi destinati al successo.
La mia verità l’ho ottenuta girando la domanda: è vero, è una grossa responsabilità, ma perchè mai dovrei evitarla? Credo che il mio feedback, benchè polarizzato dal mio gusto estetico, sia prezioso per loro. Esentarmi da questa responsabilità significherebbe dare loro qualcosa di meno, e, a rischio di sbagliarmi clamorosamente, non voglio che sia così.
Nelle classi i brani vengono ascoltati collettivamente, anche il parere dei compagni è prezioso, a patto di essere sinceri!
In chiusura vorrei ribadire come, anche nella composizione, un’atteggiamento positivo sia di fondamentale importanza.
Il buon compositore accetta e fa tesoro delle critiche costruttive.
Cerca costantemente di migliorarsi nella scrittura per ogni ensemble/strumento.
Sa accettare il fallimento e trasformarlo in opportunità.
Ascolta con orecchio analitico, e sa riconoscere quale aspetto di un passaggio musicale lo emoziona.
Ascolta tutti i generi musicali e ne trae profitto.
Siate ispirati, siate curiosi. Bruno Di GiorgiRock Guitar Academy
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