Il lavoro del musicista non è ovviamente solo quello di suonare dal vivo. Ci si ritroverà, presto o tardi, anche a lavorare in studio e, come è facile intuire, il lavoro di registrazione è profondamente diverso da quello dell’intrattenimento live.Ci sono musicisti specializzati che basano la loro professione soprattutto su turni in studio, ma la cosa più frequente per il musicista “medio” è comunque quella di lavorare saltuariamente in piccole o medie produzioniIl lavoro del musicista non è ovviamente solo quello di suonare dal vivo. Ci si ritroverà, presto o tardi, anche a lavorare in studio e, come è facile intuire, il lavoro di registrazione è profondamente diverso da quello dell’intrattenimento live.
Ci sono musicisti specializzati che basano la loro professione soprattutto su turni in studio, ma la cosa più frequente per il musicista “medio” è comunque quella di lavorare saltuariamente in piccole o medie produzioni.
Per questo il nostro “giorno in studio” sarà una sorta di esame in cui dovremo dare il meglio in poco tempo… e senza possibilità di appello!
Vorrei parlarvi a questo proposito della differenza più evidente tra il lavoro di registrazione e quello di esecuzione dal vivo: il dettaglio.
Mi spiego meglio: quando suoniamo dal vivo la musica è certamente un’arte “performativa” (dall’inglese “performance”… non so se il termine sia corretto in italiano , ma rende l’idea :-)) come un balletto o una recita teatrale, mentre se registriamo in studio diventa un’arte “statica” (come un quadro o un libro) dove è possibile analizzare con attenzione ogni minimo dettaglio. Ovviamente l’ideale sarebbe raggiungere nelle esecuzioni live una precisione ed una cura del dettaglio “da studio”, ma è abbastanza frequente che, anche a livelli molto alti, questi due aspetti rimangano nettamente separati (potrei citare artisti che primeggiano nell’uno o nell’altro fronte mentre scarseggiano in quello opposto… evito di fare nomi per non suscitare le polemiche dei fans che si sentirebbero certamente offesi :-))
Per questo motivo non dovete assolutamente dare per scontato che se siete dei buoni musicisti dal vivo lo sarete certamente anche alla vostra prima esperienza in studio… scommetterei sul contrario! La quasi totalità dei musicisti parte dalla sala prove e dagli spettacoli dal vivo e una prima difficoltà che incontrerete sarà quella di suonare con la giusta grinta senza l’ausilio dei vostri compagni accanto a voi (ricordo infatti, a chi fosse alle primissime esperienze, che di solito si registrano gli strumenti separatamente). Se ne avete la possibilità vi consiglio di fare pratica da soli provando a registrare il vostro strumento su qualche base. Sacrificando la qualità di registrazione (che a livello di preparazione è assolutamente insignificante) vi assicuro che bastano pochi ed economici mezzi per organizzare un piccolo home studio nel proprio PC (e a questo proposito troverete preziosi consigli nella sezione HD Recording di MusicOff) oppure, più semplicemente, potete indirizzarvi verso un registratore multitraccia “stand alone” su MiniDisc o su HD (le prime generazioni si trovano a buon mercato). Ma… cosa suonare? Quando un gruppo o un artista sconosciuto ed emergente chiama un musicista professionista probabilmente si aspetta che sia lui ad avere esperienza ed idee da proporre e quindi entra in campo il vostro repertorio di arrangiatore.
Parlo di repertorio perché molto spesso si attinge a cose già usate e ben sperimentate adattandole alla situazione piuttosto che inventare di sana pianta qualcosa. Non prendetemi per il verso sbagliato… non si tratta di “rubare”… se analizzate la musica moderna noterete come le invenzioni sono certamente molto poche e quindi, pur consigliandovi di essere più originali che potete, non si può pretendere che il normale lavoro abbia invenzioni geniali ogni giorno. Per questo motivo ritengo fondamentale per ogni professionista una formazione completa che abbia abbracciato i più svariati generi musicali (solo la conoscenza dà la possibilità di scegliere!). Sarà quindi interessante provare ad arrangiare il nostro strumento in più modi anche molto diversi tra loro per valutare poi quale sia il più adatto ed efficace.
Tuttavia a livelli professionalmente più elevati ci sarà un produttore, un arrangiatore o lo stesso artista che spesso avrà chiaro in mente cosa dobbiamo fare e quindi le nostre idee e la nostra creatività musicale passerà certamente in secondo piano; il nostro ruolo sarà prevalentemente quello di eseguire (e interpretare) le idee della produzione. Quando avete registrato qualcosa riascoltate attentamente quello che avete fatto e se avete una piccola sensazione sgradevole nel riascoltare un passaggio non perdete tempo e risuonatelo subito… era sicuramente da scartare. Infatti ogni minimo errore, sbavatura, imprecisione aumenterà di importanza ad ogni ascolto successivo rendendo il lavoro finale decisamente scadente ad un orecchio attento.
Ma le valutazioni fatele dopo… mentre riascoltate. Non fidatevi mai della primissima impressione… quella in cui state suonando! E’ una specie di legge di Murphy che ogni take che a voi sembrerà eccellente verrà scartato dal produttore e quando invece avrete un sensazione negativa su quello che state suonando ci sarà chi avrà percepito qualcosa di interessante e irripetibile! La sensazione positiva resa dalla musica, infatti, non è sempre riconducibile alla sua perfetta esecuzione, ma entrano in gioco altri fattori difficili da valutare mentre si sta suonando. Ci sono dischi storici con assoli memorabili che, se analizzati attentamente, non sono proprio perfetti nell’esecuzione eppure sono stati stampati con quei “piccoli difetti”… a voi le conclusioni (spero che non siano che si deve suonare male … :-)) Rinnovo anche in questo caso (come per le prove di un tour) l’invito a presentarsi con un’ottima conoscenza di ciò che dovremo andare a suonare. Anche se in studio gli errori si possono correggere con facilità è innegabile che quando un brano lo avete suonato decine e decine di volte l’esecuzione risulterà più pulita e sicura dandovi quindi la possibilità di prestare attenzione anche ai più piccoli dettagli. Preoccupatevi quindi, se possibile, di avere il materiale su cui lavorare con un certo anticipo in modo da preparare al meglio la vostra sessione e perdere il minor tempo possibile in studio (gli studi costano e un produttore che avrà risparmiato ore preziose si ricorderà certamente di voi in eventuali lavori futuri). Un’ultima considerazione sul set-up e sui suoni: dovete assolutamente cercare di avere un buon suono di base senza sperare troppo nei miracoli della tecnologia. Se un suono è brutto alla fonte un fonico abile potrà farlo diventare accettabile, ma dubito fortemente che diventerà mai un “gran bel suono”. Ricordatevi inoltre che anche in questo caso siete al servizio di altri e spesso, soprattutto in certa musica leggera, quello che vi viene richiesto è di suonare bene senza invadere troppo l’arrangiamento generale del pezzo e quindi certi suoni “standard” (anche se sentiti mille altre volte) saranno forse più apprezzati di altri originali e graffianti. A tutto quello che ho detto ci sono ovviamente eccezioni e casi singoli in cui le cose possono essere profondamente diverse (tipo se andate a registrare con il vostro gruppo un autoproduzione forse non ci sarà un produttore ad aiutarvi negli arrangiamenti e i suoni originali saranno un’importante punto a vostro favore) e quindi non posso certo essere sicuro di avere sciolto tutti i vostri dubbi. Se avete domande potete scrivermi e vedrò di rispondervi personalmente per poi aggiornare questi articoli con le vostre domande più frequenti. Buona registrazione e, come sempre, in bocca al lupo!
Un giorno in studio
Il lavoro del musicista non è ovviamente solo quello di suonare dal vivo. Ci si ritroverà, presto o tardi, anche a lavorare in studio e, come è facile intuire, il lavoro di registrazione è profondamente diverso da quello dell'intrattenimento live.Ci sono musicisti specializzati che basano la loro professione sopra
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