Questa produzione del 1989 segna l’inizio di uno dei più grandi gruppi metal progressive della storia. Forse il più grande. E’ il primo lavoro dei Dream Theater allora formati da John Petrucci (chitarra), Mike Portnoy (batteria), John Myung (basso), Kevin Moore (tastiere), Charles Dominici (voce); questa formazione non durerà, però, ancora molto. Subito dopo aver inciso il disco infatti, il cantante sarà sostituito con l’attuale vocalist James La Brie. Certamente per il periodo in cui è stato pubblicato, quest’album segna una svolta decisiva: mai prima di When Dream And Day Unite dei Dream Theater si erano, sentite poliritmie di tale livello e particolarità tecniche così accentuate.Non a caso, i quattro musicisti del gruppo, erano appena usciti dal Berkeley College of Boston (dove si sono conosciuti). Sicuramente però, questo CD risulta piuttosto “atipico” per gli amanti del gruppo americano, soprattutto se il primo album ascoltato è stato il ben più famoso Images And Words (produzione del ’92, nel quale già compare la voce di La Brie). Sicuramente la voce del primo cantante, Charles Dominici, e la maniera ancora “inesperta” di proporre musica sono peculiarità fondamentali di questo CD. Vero è, in ogni caso, che i Dream Theater cominiciano a “farsi sentire” ed iniziano a proporre un loro stile, un loro genere, proprio con quest’album. L’ascolto è alquanto ostico anche per chi ama il genere e la difficoltà è data proprio dalla differenza presente rispetto agli altri lavori dell’epoca e del genere.Sicuramente tutti i brani sono da segnalare, ma i più “Dreamtheateriani” (n.d.a.) sono Fortunes In Lines, Status Seeker e Only a Matter Of Time. Sono presenti grandi riffs di chitarra, anche ritmicamente complessi. Il basso è di solito sincrono con la chitarra nei complessi intrecci dei brani del disco. Nelle parti cantate i vari fraseggi che scaturiscono dalla chitarra dell’ottimo Petrucci, sono per lo più costituiti da arpeggi pieni zeppi d’effetti quali, ad esempio, il delay, il reverbero, o anche una distorsione che accompagna piacevolmente l’orecchio dell’ascoltatore insieme alla, purtroppo “stridente”, voce del poco talentuoso cantante Dominici. In particolare nella track numero otto, Only A Matter Of Time, l’inizio è costituito da uno “pseudoassolo” di Moore. In effetti, sono due tastiere sovrapposte che danno “il la” per il resto della canzone. Attaccheranno subito dopo la chitarra e la batteria che, insieme al basso, terranno “in tiro” per tutto il tempo la voce che (ci sembra giusto ammetterlo!) in quest’ultimo pezzo è assai piacevole. Nel bel mezzo del brano, tutta la musica s’interrompe e inizia un secondo pezzo sullo stile “neoclassico” nel quale il basso (che va avanti per alcuni secondi con una sola nota) e la chitarra suonano accordi e fraseggi di tipico stampo “malmseteeniano”. Altro particolarissimo brano è la track numero tre: The Ytse Jam. E’ un pezzo interamente strumentale di rara difficoltà di armonizzazione. Fondamentalmente, tutto è improntato sulla batteria e su uno dei più famosi riff chitarristici della storia dei Dream Theater. La parte da suonare all’interno del brano più difficile, è sicuramente quella batteristica, composta, per lo più, da stacchi e accompagnamenti assolutamente assurdi per il 1989. Caratteristica peculiare del brano è sicuramente il fatto che durante la seconda parte del brano ognuno dei componenti si “diletta” in un solo. L’unico dettaglio è che ognuno di questi soli è tecnicamente indescrivibile! The Yste Jam è sicuramente il pezzo di spicco nel quale tutti i musicisti vogliono esprimere il meglio di sé stessi. Come nota particolare, ricordiamo che il titolo di questo brano è tratto dall’inversione del primo nome dei Dream Theater che era Majesty. Un altro brano di spicco è la track numero quattro The Killing Hand. L’inizio è caratterizzato da un bellissimo arpeggio di chitarra classica, ma al momento “dell’esplosione musicale” si ascolta un chitarrista che letteralmente “gioca” con gli accordi, come un vero maestro sa fare. Concludendo si può sicuramente affermare che è uno dei più “difficili” album dei Dream Theater da ascoltare, ma certamente un pezzo immancabile nella collezione di ogni appassionato del quintetto americano.
Casa discografica: MCA Records
Anno: 1989
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