Originario di Birmingham, in Alabama, dove è nato nel 1966, Monte Patrick Montgomery si trasferisce da ragazzino in Texas, al seguito della mamma Maggie, cantante folk che si esibisce nei locali dell’Hill Country; uno stile di vita erratico, che lo espone alla musica suonata e gli offre l’opportunità, dopo i primi tentativi con tromba e piano, di suonare la chitarra.
“Ho deciso di diventare musicista perché mia madre suonava la chitarra. Ho iniziato suonando con lei intorno ai tredici anni… ”
Con l’adolescenza, l’attività musicale di Monte cresce, intensa e varia, tra San Antonio e Austin. Una scuola on the road con gruppi dediti ai generi più diversi: “Sono totalmente autodidatta, non ho mai avuto nessuno che mi dicesse come e cosa fare…”
Un tipo di istruzione che evidentemente ha a che fare con il suo stile chitarristico tecnico e particolare, sostanzialmente assoggettato al genere della canzone, frutto dell’interesse giovanile per il r’n’r e della mai sopita passione per la chitarra acustica fingerstyle, alimentata e appresa però da maestri prevalentemente rock:
“All’inizio ascoltavo moltissimo Lindsey Buckingham dei Fleetwood Mac, perché suonava rock ma non usava il plettro; passavo ore ad ascoltare i loro dischi e questo cambiò tutto, perché capii che con il fingerstyle non si doveva fare solo il folk. Poi mi affascinava (Jeff) Tweedy (cantautore), anche lui per il modo in cui suona r’n’r con le dita, senza plettro. Michael Hedges ha avuto una grande influenza su di me. Eric Johnson mi piace molto per la tecnica e la melodia negli assolo… ”
Monte è uno di poche parole e a noi, durante una breve intervista telefonica minata da slang e accentaccio del sud, ha fatto pochi nomi; ma tra le sue influenze figurano anche Mark Knopfler, Albert Lee, Stevie Ray Vaughan, Larry Carlton e – diciamoci la verità! – Steve Vai: tutti chitarristi elettrici.
Però la chitarra elettrica compare tra le mani di Monte solo in gioventù e solo per dovere: “Mi sono interessato alla chitarra elettrica solo molti anni dopo aver iniziato con l’acustica. Suonavo con diverse band, facevamo molti show country, pop, rock… Ma poi tornavo all’acustica, è sempre stata la mia preferita…” L’occasione per farsi notare arriva nel 1999, con l’annuale manifestazione Austin City Limits. Cinque anni dopo, con una discografia già sostanziosa per un emergente, si trova nella lista dei 50 migliori chitarristi di tutti i tempi stilata dalla rivista “Guitar Player”. Tanto cuore, tanta energia e tanto sudore che gocciola sulla tastiera a ogni sua performance, questo animale da palco è più votato all’azione che alla dialettica… Comunque qualcosa sono riuscito a scucirgli! Come hai sviluppato uno stile così personale? L’ascolto di tanti chitarristi e generi musicali diversi, senza limitarmi a uno solo, l’aver suonato stili diversi, la combinazione di tutto questo ha aperto la mia mente e mi ha portato a un approccio personale alla chitarra. Diciamo che mi muovo tra il fingerstyle e l’hybrid picking, tecniche che ho imparato nel corso degli anni; mi piace unire tecnica acustica a suoni rock. Componi le tue canzoni con la chitarra? Di solito la melodia e l’armonia si sviluppano simultaneamente con l’aiuto della chitarra, questo perché raramente i miei pezzi hanno un testo a cui fare riferimento. Quale chitarra usi principalmente? Una Alvarez Yairi DY62C; ho molte altre chitarre, ma veramente uso solo questa (lo strumento di Monte è del 1987. La Alvarez ha messo in catalogo nel 2004 un modello signature MMY1 con elettronica System 600T Mk II, dotata di ingresso aux per un eventuale microfono esterno, cassa in mogano, tavola in cedro “scorticata” per riprodurre i danni della chitarra di Monte, e un robusto manico laminato in 5 pezzi di mogano e acero, visto che Monte ha rotto diverse volte quello in mogano della sua DY62C; la prima parziale rottura della paletta, non riparata, permetteva a Monte “specialità” tecniche, quali il bend contemporaneo di tutte le corde di un tono! NdA). Corde e accordature particolari? Uso delle comuni D’Addario .012. La mia accordatura standard è in E flat [mezzo tono sotto] per ragioni di comodità e suonabilità; per questo motivo preferisco anche un’action piuttosto bassa delle corde sulla tastiera. Come ottieni il tuo suono distorto? Uso molta compressione (da un pedale Boss CS-2); la distorsione arriva da un overdrive Ibanez TS9, che molti chitarristi usano con l’elettrica, ma io trovo che funziona bene anche con l’acustica: è molto caldo e con il compressore mi dà un suono ben definito. La tua chitarra monta il pickup di serie? Da quando ho comprato la mia Alvarez, nel 1988, ho sempre usato il piezo in dotazione; non ho mai avuto l’esigenza di cercarne altri. Hai mai provato dei pickup magnetici? No. Usi lo stesso equipaggiamento sia live che in studio? L’attrezzatura è praticamente la stessa; talvolta in studio provo diversi microfoni, ma sostanzialmente rimane tutto uguale. Per amplificare uso una coppia di SWR California Blonde II o un paio di Trace Elliot TA200 (anche qui Monte, endorser Trace Elliot, Alvarez e D’Addario, taglia corto… ma a noi risulta che usi o abbia usato anche amplificatori Fishman e Crate, e che dal vivo il segnale passi per un pre microfonico valvolare ART serie Tube MP, usato come direct box sia per l’impianto che per pilotare i suoi amplificatori, NdA). Fai ancora molto esercizio? Oh… No! Lo facevo da ragazzo; ora suono così spesso che mi esercito… direttamente sul palco!
Fabrizio Dadò per Axemagazine
© Edizioni Palomino
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