Quest’album sta agli Spirit come Forever Changes sta ai Love. Nel senso che si può tranquillamente reputare il picco creativo della band, ma non solo, voglio anche dire che con questo disco la band dà un contributo fondamentale all’immagine che oggi abbiamo della musica e della psichedelia nata sulla costa ovest americana.
Los Angeles, San Francisco, città in cui a cavallo tra fine ’60 e inizio ’70 si sviluppa una fortissima componente sperimentale, non poco legata all’aspetto lisergico della faccenda, ma ad ogni modo un’esplosione di colori e band davvero fenomenale.
Differente da quello inglese e più legato al folk, al country e al blues nativi degli States, lo Psych-Rock dà voce a band quali Grateful Dead, Jefferson Airplane, Kaleidoscope, Quicksilver Messenger Service e molte altre, tutte comunque un po’ diverse l’una dall’altra (giusto perché mi sento in dovere di farlo, anche se originari di Austin nel Texas, quindi ben lontani dall’ovest, non posso non nominare anche i 13th Floor Elevators).
Gli Spirit, così come le altre band, ricavano una personalità propria, sin dalle prime pubblicazioni, che vi consiglio di recuperare con lo stesso entusiasmo del disco preso in esame oggi.
Come tanti gruppi dell’epoca, anche loro sono affascinati dall’idea di realizzare un concept album, terreno pericoloso perchè a realizzare “il polpettone” il passo è breve… ma qui per fortuna non accade, viene fuori un album di 12 brani davvero intensi, alcuni dei quali destinati a rimanere nella storia del Rock (“Nature’s Way” su tutte, nonché “Animal Zoo” o “Mr.Skin”).
Il tema del disco è di stampo fantascientifico, 12 sogni che seguono uno dopo l’altro, anche se la trama legante a dire il vero è un po’ lasciata andare via via che scorrono le tracce, sicuramente come “concept” è meno forte di altri album del tempo.
Se vi state chiedendo chi sia il Dr. Sardonicus, l’unico indizio che posso dare è un film horror del 1961 in cui un “Mr. Sardonicus” aveva la faccia paralizzata in un’inquietante (mostruoso) sorriso…
Ottima voce, melodie subito orecchiabili, digressioni psych mai però eccessivamente prolisse, una batteria che colpisce d’esperienza e una chitarra, quella di Randy California, che è sicuramente tra le cose più belle che possiamo ricordare di quegli anni.
Signore e signori, il piatto è servito. Assaggiate e non dimenticherete!
Questa 81esima (quasi non ci credo…) puntata di Ti Consiglio un Disco ha un piccolo bonus. Si tratta di un breve video, girato senza grande preparazione ma d’istinto, in cui cerco di passare a tutti voi un messaggio a mio modo di vedere importante.
Non sono un predicatore (per fortuna), ma penso che sia importante dare un segnale. Non ci sono donazioni da fare o petizioni da firmare, né vi chiedo di condividere questo mio video, magari sarebbe bello vederne uno vostro o semplicemente sapere che vi state interessando a quello che è un problema che ci riguarda tutti, non solo gli “addetti ai lavori”.
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