Tredici anni dopo essere entrato, appena 19enne, nei Return to Forever di Chick Corea e a distanza molto più breve dal successo mondiale del super-trio acustico con John McLaughlin e Paco De Lucia, nel 1986 Di Meola è in un periodo di riflessione artistica che lo vede confrontarsi con esperimenti di fusione fra jazz e musica classica mentre affronta per la prima volta da solo il palcoscenico.
Vede davanti a sé una potenziale nuova dimensione che lo porta a ripensare anche la sua proverbiale tecnica, mettendola al servizio della musica più che della velocità. La sfida è usare il plettro per rendere il suono della chitarra arpeggiata con le dita e nell’intervista di Gianfranco “Nick” Diletti pubblicata nel luglio 1986 sul numero 4/5 di Chitarre entra volentieri nei dettagli.
Colpisce oggi ricordare come ci sia stato un momento, 30 anni fa, in cui Paul Reed Smith era solo “un giovane liutaio di Baltimora” e non uno dei più importanti produttori mondiali di chitarre. I tempi cambiano… ma la chitarra è sempre la stessa, come i problemi di chi la studia molte ore al giorno e non vuole disturbare i vicini. È proprio per questo che Al Di Meola ha elaborato la sua rinomata tecnica di ‘muting’.
Tu sei noto per essere un chitarrista molto veloce e tecnico, ma ora è come se stessi cercando di suonare meno note…
C’è stato un periodo in cui volevo essere Il chitarrista più veloce in circolazione, ma gli anni hanno modificato le mie mire, e ora sono più interessato nell’usare la velocità sulla chitarra per dire ciò che voglio. Ho sempre puntato ai contenuti emotivi! E comunque, credimi, mi é assolutamente impossibile essere più veloce e più tecnico di così.
Veramente io penso che comporti molta più tecnica ciò che suoni attualmente; per l’ascoltatore medio, o anche per il musicista non chitarrista, senz’altro non è facile capire quanto un arpeggio sia più difficile di una scala sul nostro vecchio pezzo di palissandro con tasti…
Oh yeah! C’è un mucchio di salti di corda avanti e indietro! È come ‘ginnastica classica’. È molto difficile. Ti ricordi il concerto dell’altro giorno? Era la prima volta che suonavo in pubblico questo materiale; ho commesso 20.000 errori!
Come sei arrivato a questi livelli tecnici? Immagino ci sia bisogno di una quantità di ore di esercizi…
Tentare qualcosa di questo tipo è come un incubo per un chitarrista che usa il plettro. In realtà si tratta di musica difficilissima per chitarra classica dove però la mano destra lavora con la penna invece che con le dita: la cosa più impegnativa che abbia mai suonato!
Per riportare certe parti sulla chitarra ho dovuto abituare la sinistra a ‘stirarsi’ come mai avevo fatto prima; serve molto esercizio.
Ci sveli qualche piccolo segreto?
Beh, uso molto le corde a vuoto, cosicché la sonorità globale è sempre molto aperta, lunga, il che però rende gli accordi ancora più difficili da prendere. Disporre le dita senza fermare quella corda a vuoto che sta vibrando… devi essere molto preciso anche se le dita a volte arrivano a coprire una distanza di 6-7 tasti. Non è il tipo di musica che fa schizzare in piedi ogni volta che suoni una frase veloce: la gente che conosce il vecchio Di Meola sarà molto sorpresa.
Quali sono le peculiarità della tua tecnica di muting con cui ottieni quei suoni così speciali, specie ‘in corsa’?
Dunque, praticamente poggio la parte inferiore della mano destra sulle corde all’altezza del ponte, il che mi dà quel suono così aggressivo che conferisce alle note un alto grado di definizione timbrica e la maggiore percussività mi permette una divisione ritmica migliore. Inoltre, posso dare significati diversi ai fraseggi, secondo dove cade l’accento.
Pensa che ho cominciato a usare questa tecnica solo per non disturbare i vicini mentre studiavo! Per un damping più preciso e d’effetto colpisco la corda con plettro e punta dell’indice insieme, il che tira fuori armonici artificiali del tutto particolari ed imprevedibili.
Dimmi qualcosa di più sulla tua tecnica della mano destra…
Uso la pennata alternata e non c’è niente di speciale a parte il fatto che uso un movimento più di polso che di gomito: si muove la mano, non l’avambraccio. Solo così puoi essere fluido. Conosco molti grandi chitarristi che non usano il polso, ma il gomito… beh, sono bravissimi ma io li sento rigidi.
Suonando le terzine con la pennata alternata il problema è che di solito non si ottiene lo stesso suono; la prima suona diversa dalla seconda negli accenti…
Ed è lì che la tua tecnica deve essere ‘tosta’ così che le pennate suonino diversamente grazie a una diversa intenzione, e non perché la pennata è ‘sgangherata’! Vedi, una delle cose più difficili è sviluppare una buona mano destra; molti bravi chitarristi hanno una sinistra così buona da coprire i difetti di una destra scarsa o di una tecnica di pennata atroce e ‘rigida’ che dipende da un polso rigido.
Quali consigli daresti al giovane chitarrista che voglia sviluppare una tecnica ‘al fulmicotone’?
Questo è il miglior consiglio, penso… per la mano destra, sii pienamente ‘consapevole’ di come la muovi. Non muovere gomito e avambraccio… in poche parole: ruota il polso! Ecco un esercizio che puoi fare: assicurati che la presa sul plettro sia solida, fra indice e pollice, e controlla che l’avambraccio non se ne vada a spasso per aria, che ruoti seguendo la mano. All right?
Che strumenti stai usando?
Un paio di chitarre elettriche costruite da un giovane liutaio di Baltimora, Paul Reed Smith, con pick-up DiMarzio modello Di Meola, un piccolo Marshall da 50 watt e un Boogie; ma voglio ridurre ancora la potenza. Per suoni elettrici con accordi uso un synth Roland GR-500 amplificato da un Roland Jazz Chorus.
Come effetti mi servo di chorus ADA e lbanez stereo, flanger e harmonizer digitale, sempre lbanez, usato con l’acustica sull’ottava alta per ottenere un suono delicato di tipo 12 corde. Non sono interessato ad avere 15 pedali intorno; riverbero, delay e chorus digitali, ma tutto usato con moderazione, senza sconvolgere il senso effettivo della musica.
E l’acustica?
Chitarre Ovation, da anni, ormai. Quella che uso ora è una cassa-stretta con spalla mancante, uno strumento comodissimo da usare. Per tutto ciò che può essere difficile da suonare con la penna, Ovation è la soluzione: non è facile registrarla nel modo giusto, ma io so che ha un buon suono e ci ho lavorato a lungo abbastanza da sapere come fare.
Ho probabilmente 20-30 chitarre, ma in genere mi succede di ‘fissarmi’ su una o due e per qualche mese suono solo quelle; poi cambio. Ultimamente ho deciso di disfarmi di un mucchio di roba che ho accumulato negli anni e che non uso.
Un altro strumento acustico che uso e che ritengo avere il miglior suono di chitarra acustica nel mondo è la Hermanos Conde, fabbricata in Spagna, a Madrid. La stessa che usa Paco De Lucia.
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