Solitamente trovarsi di fronte ad una formazione di talentuosi musicisti, già conosciuti per ottimi risultati in ambito solista, pone di fronte ad una lista di aspettative difficilmente poi riscontrabile nella produzione discografica, laddove si arrivi a tale risultato.
Non è questo il caso dei The Aristocrats. Govan, Minnemann e Beller hanno stupito fin dalla prima uscita, dimostratasi immediatamente all’altezza delle più ardue richieste, anche di chi conosceva già molto bene i tre ed i loro campi d’azione. Il primo omonimo “The Aristocrats” era decisamente un buon disco, non sempre dal facilissimo ascolto, ma estremamente dinamico e suonato in maniera ineccepibile. Arrivati a fine ascolto del primo capitolo però, mancava sempre qualcosa, non il guizzo per emergere dalla folla e nemmeno la qualità nelle idee. Ciò che mancava erano indubbiamente i chilometri. Non si vuol certo dire che i tre moschettieri avessero necessità di ulteriore pratica, ma come tutte le band “all’esordio” anche i The Aristocrats avevano bisogno di un leggero rodaggio.Sono passati due anni dal primo album, nel mezzo è arrivato il Dvd “Boing, We’ll Do It Live!”, ed ora eccoci finalmente con il nuovo “Culture Clash” sugli scaffali dei negozi da qualche mese.
La prima traccia lascia subito intuire che il grado di maturità è decisamente aumentato. Le scelte stilistico-sonore rintracciabili in tutto il disco sono diretta conseguenza di una crescita di gruppo notevole, motivo per calcare la mano senza remore anche sulle idee apparentemente più azzardate. Il sound già ben indirizzato nella prima produzione risulta ulteriormente affinato e ben definito, in pochi minuti d’ascolto è facile riconoscere il trio all’opera. È opportuno ricordarsi che sempre di power trio si sta parlando, durante l’ascolto è facile tralasciare questo non collaterale aspetto, forse anche grazie alla coesione ormai davvero totale di suoni e intenti. Jazz, metal, rockabilly, fusion, nessun genere è ostacolo per i The Aristocrats, capaci di mescolare davvero qualsiasi tipo d’influenza in una commistione di idee che fa dell’eterogeneità il proprio punto di forza. “Culture Clash” non poteva avere titolo più azzeccato, si potrebbe quasi azzardare che lo scontro-incontro di culture musicali sia il movente per cui indirizzarsi all’attento ascolto di ogni produzione passata, presente e futura targata The Aristocrats. Il primo album era indubbiamente sopra la media, ma questo nuovo capitolo è ben oltre. La band è il perfetto prodotto di una fortuita combinazione di diversi background che, una volta in collisione, non hanno saputo fare di meglio che produrre un risultato fra i più intriganti. Ogni livello musicale s’intreccia perfettamente con gli altri, dando alla luce un disco più che riuscito, forte di una commistione mai troppo profonda da snaturare la personalità singola, ed allo stesso tempo mai troppo distaccata da sembrare un gratuito incontro di ottimi session-man.Composizione di ottimo livello si sposa con idee al limite del naturale pensiero musicale, il tutto condito con l’ironia che da sempre contraddistingue i membri della band. “Culture Clash” è finalmente un disco da avere, al di là delle aspettative iniziali, da suggerire sia ai fan dei tre musicisti in questione, sia a tutti quelli che sono in cerca di un buon album in cui immergersi.
L’essere riuscito nell’intento di non nominare nemmeno una traccia del disco, vuole essere un ulteriore invito a prestarsi all’ascolto integrale. Consigliata un’esperienza in cuffia e con buon tempo da dedicare, non deluderà le aspettative.
Francesco Sicheri Genere: Rock/Fusion/Progressive
Lineup:
Marco Minnemann – Drums
Bryan Beller – Bass
Guthrie Govan – Guitar
Tracklist:
1. Dance Of The Aristocrats
2. Culture Clash
3. Louisville Stomp
4. Ohhhh Noooo
5. Gaping Head Wound
6. Desert Tornado
7. Cocktail Umbrellas
8. Living The Dream
9. And Finally
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