Credo che ormai ve ne siate accorti tutti perché ne siete circondati, accendete la televisione e fa da sottofondo sia alla pubblicità di un programma di cucina che ai servizi sul meteo; vi siedete in metro o sull’autobus e il vostro vicino non può fare a meno di ascoltarla a tutto volume, come anche le macchine che vi sfrecciano accanto mentre camminate per strada.
I vostri amici su Facebook si divertono a condividerla a turno, e l’home page di Youtube è divisa equamente fra cover e parodie. Però, la goccia che fa traboccare il vaso arriva proprio dalla persona da cui meno te l’aspetti, da quel tuo amico integralista del Metal/Rock/Classica/Jazz, quello -per capirci- che se non sono i Metallica/Deep Purple/Stravinskij/Coltrane non è musica, eppure te lo ritrovi a canticchiare: “we’re up all night ’til the sun, we’re up all night to get some, we’re up all night for good fun, we’re up all night to get lucky…”
Ipnosi di massa? Il nuovo singolo di PSY? Fortunatamente no, è semplicemente il ritorno dei due caschi più famosi dell’elettronica: quei Daft Punk che con “Discovery” hanno estasiato e fatto muovere allo stesso ritmo sia il grande pubblico che le orrechie più esigenti. Un’acclamazione quasi universale che ha come ovvia consequenza l’enorme successo dell’accattivante “Get Lucky” e, soprattutto, la spasmodica attesa per “Random Access Memories“.Come intuibile dal titolo, con il quarto album il duo francese vuole dare uno sguardo al passato: Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter pescano, anche se non proprio a caso, dalla loro memoria musicale, e ci propongono un’interpretazione dei loro ricordi. Il frutto è stupefacente, perché in “Random Access Memories” troviamo il colore, la vivacità e l’ottimismo di quel periodo tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 in cui la disco spopolava. Un periodo la cui influenza è sempre stata palese anche nei lavori più “futuristici” dei Daft Punk, e che qui si gode una meritata festa in suo onore. Una festa molto Chic(per non usare un termine a caso), che si apre con un’elegante dichiarazione di intenti: “Give Life Back to Music“, che ci mette poco (come possiamo ben ascoltare dal trascinante groove che intessono basso e chitarra) a passare dalle parole ai fatti.
Tra i ricordi casuali dell’album ci sono molti momenti di una spensieratezza estremamente coinvolgente, come “Fragments of Time“, l’onnipresente “Get Lucky” e soprattutto “Lose Yourself to Dance“, che riuscirebbe a far ballare anche il più pigro dei sassi, tra la voce di Pharrell Williams, l’ennesimo grande groove di chitarra firmato Nile Rodgers e l’handclapping. “Random Access Memories” però non si limita a questo; se la presenza di brani più lenti era scontata (“Within“, “Beyond” e il nuovo “amore digitale” di “The Game of Love“), quella di un brano, l’unico, puramente elettronico come “Doin’ It Right” (con la partecipazione di Panda Bear) e soprattuto l’atmosfera futuristica, poco invadente, ma estremamente rifinita dell’ottima “Motherboard“, lo sono molto meno. I due brani che però ci stupiscono realmente sono la complessa “Touch“, una canzone atipica a cui sta stretta qualsiasi tipo di classificazione, e, più di ogni altra, l’autobiografia più cool che abbiamo mai ascoltato, quella di Giorgio Moroder. Infatti “Giorgio By Moroder” (e già il titolo è tutto un programma) è senza dubbio il capolavoro di quest’album: un brano epico, moderno e vintage allo stesso tempo, un inno alla libertà musicale tra spoken word, orchestra, Jazz e, naturalmente, Elettronica. Se tutto questo non vi bastasse, mettiamo sul piatto anche la cavalcata verso le stelle di “Contact” e uno dei picchi emotivi dell’album, la coinvolgente “Instant Crush” con alla voce Julian Casablancasdei The Strokes (che ricorda la bellissima “Eye In The Sky” dei The Alan Parsons Project).
I 74 minuti di “Random Access Memories” scorrono velocemente; la qualità dei brani, nonostante non manchino dei filler, è uniformemente alta e la produzione è semplicemente maestosa, una vera e propria gioia per le orecchie. Inoltre, considerando il concept di fondo, non bisogna stupirsi della poca originalità compositiva di alcuni brani o della mancanza di momenti sfacciatamente elettronici. “Random Access Memories” vuole essere il tributo ad una bellissima epoca che il ricordo (non importa se personale o dei nostri genitori) ha contribuito ad idealizzare. I Daft Punk sono riusciti nell’impresa unica di ricreare e racchiudere in questo album l’atmosfera di quegli anni, in cui le preoccupazioni per il domani non soffocavano la spensieratezza e l’ottimismo. Sentimenti che nel periodo in cui viviamo abbiamo imparato a soffocare, ma di cui il nostro presente ha invece estremamente bisogno.
Genere: ElettronicaLine-up:
Daft Punk – voci, modular synthesizer, tastiere, chitarra, produzione
Panda Bear – voce nella traccia n °12
Julian Casablancas – voci e chitarra nella traccia n °5
Todd Edwards – voci nella traccia n °11
DJ Falcon – modular synthesizer nella traccia n °13
Chilly Gonzales – tastiere nella traccia n °1; piano nella traccia n °4
Giorgio Moroder – voce nella traccia n °3
Nile Rodgers – chitarra nelle tracce n °1, 6 e 8
Paul Williams – voce nella traccia n °7
Pharrell Williams – voce nelle tracce n °6 e 8
Tracklist:1. “Give Life Back to Music“
2. “The Game of Love“
3. “Giorgio by Moroder“
4. “Within“
5. “Instant Crush“
6. “Lose Yourself to Dance“
7. “Touch“
8. “Get Lucky“
9. “Beyond“
10. “Motherboard“
11. “Fragments of Time“
12. “Doin’ It Right“
13. “Contact“
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