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David Bowie – The Next Day

Senza dubbio il mito del Duca Bianco sarà tramandato in uno dei capitoli più belli ed importanti del Libro Sacro della Musica, dove verranno narrati sia i “miracoli” che gli hanno permesso di ascendere velocemente all’Olimpo, sia i momenti meno ispirati e il lungo silenzio in cui si è poi rifugiato, facen

Senza dubbio il mito del Duca Bianco sarà tramandato in uno dei capitoli più belli ed importanti del Libro Sacro della Musica, dove verranno narrati sia i “miracoli” che gli hanno permesso di ascendere velocemente all’Olimpo, sia i momenti meno ispirati e il lungo silenzio in cui si è poi rifugiato, facendoci credere che ormai avesse appeso il microfono al chiodo. A questo punto della storia inizierà uno dei capitoli più avvincenti del Libro Sacro della Musica: la rassegnazione dei fedeli era tale che non poteva passare inosservata neanche dalla cima dell’Olimpo, costringendo il Duca Bianco a mandare un segnale forte. Così, l’8 Gennaio 2013, David Bowie non si è limitato solamente a spegnere le candeline per il suo 66esimo compleanno, ma ha anche sconvolto gran parte del mondo annunciando la sua resurrezione musicale dopo ben 10 anni.

All’annuncio, per convincere i più dubbiosi, era anche allegato il primo singolo, “Where Are We Now?”, che è semplicemente una delle canzoni più commoventi degli ultimi anni. Così, alla felicità per questo inaspettato ritorno si è sostituita una certa dose di malinconia, perché nel nostro immaginario “The Next Day” è diventato l’album con cui Bowiein fin di vita ci dice tristemente addio… Per fortuna che, come al solito, a cercare di immaginare cosa passa per la mente di certi artisti non si può che sbagliare, e fin dalle prime note dell’album capiamo bene come la ventiquattresima fatica del Duca Bianco non è assolutamente un triste atto finale. È infatti alquanto improbabile che una veglia funebre inizi con i ritmi sbruffoni, carichi, istrionici della title track, in cui inoltre il presunto morente ci tiene a sottolineare più volte che è vivo e vegeto (“Here I am, Not quite dying”).

La verità è che “The Next Day” è un album vivo e vitale, curato nei minimi dettagli e intriso della personalità del suo creatore; è un album che narra tante storie e stati d’animo, che mette in scena tanti personaggi, dentro i quali, però, il tocco di Bowie è sempre ben visibile. Perché è palese che il Duca Bianco non si limita a recitare ma si impersona completamente in molte delle maschere che usa: è palese che è proprio lui che vuole gridare che non è morente nella traccia d’apertura, ed è palese che parla anche di lui, quando ci ricorda che le stelle non dormono neanche quando muoiono (“The Stars (Are Out Tonight)”) o quando riporta in musica tutta la malinconia della vecchiaia (“Where Are We Now?”).

The Next Day” è un disco di una forza ammirevole, ricco di brani senza tempo come le già citate “The Next Day”, “Where Are We Now?” e  “The Stars (Are Out Tonight)”, una canzone splendida, con piccolo ma incisivo break strumentale che è una vera ciliegina sulla torta. A queste aggiungiamo le atmosfere mielate, ma venate da una chitarra agra, di “Valentine’s Day” e l’ottima “How Does the Grass Grow?”, che colpisce soprattutto quando sboccia dolcemente nel momento meno scontato.
Quelli che non sono veri e propri gioielli i o ci somigliano molto (“Dancing Out in Space”, “Boss of Me”, il gran finale affidato alla coppia “You Feel So Lonely You Could Die”/“Heat”…) o sono comunque dei brani di altissimo livello, come “If You Can See Me”, con la sua atmosfera anomala, frenetica, un po’ futuristica, e “(You Will) Set the World on Fire”, con quel potente riff molto White Stripes.

Il Duca Bianco di certo non rivoluziona il mondo della musica, ma raccoglie con questo lavoro quanto di buono ha seminato in tutti questi anni: “The Next Day” è un ritorno trionfale e audace, senza dubbio tra i più spettacolari e riusciti della storia della musica. Un ritorno anche un po’ paradossale, visto che Bowie in verità non è “tornato” nel vero senso dalla parola, perché non appare in pubblico da anni e, da quello che ci racconta il suo portavoce sulla terra Tony Visconti, sono escluse performance live vista la salute precaria (una salute che, però, come specifica lo stesso Visconti, non gli impedirà di lavorare su un nuovo album, probabilmente già entro la fine di quest’anno).Insomma, si tratta di un ritorno che, quando leggeremo ai nostri nipoti il capitolo del Libro Sacro della Musica in cui è narrato, potremmo vantarci, magari con gli occhi un po’ lucidi per il tempo che è passato, di aver vissuto.

Francesco Cicero



Genere:
 Pop-Rock Line-up:David Bowie – voce, chitarre, tastiere, percussioni, produzione
Zachary Alford – batteria, percussioni
Sterling Campbell – batteria
Gail Ann Dorsey – basso
Steve Elson – sassofono, clarinetto contrabbasso
Henry Hey – piano
Gerry Leonard – chitarra, tastiere
Tony Levin – basso
Maxim Moston – archi
Antoine Silverman – archi
Earl Slick – chitarra
Hiroko Taguchi – archi
David Torn – chitarra
Tony Visconti – produzione, chitarra, arrangiamenti, basso, archi
Anja Wood – archi

Tracklist:1. “The Next Day
2. “Dirty Boys”   
3. “The Stars (Are Out Tonight)”   
4. “Love Is Lost”   
5. “Where Are We Now?”   
6. “Valentine’s Day”   
7. “If You Can See Me”   
8. “I’d Rather Be High”   
9. “Boss of Me
10. “Dancing Out in Space”  
11. “How Does the Grass Grow?
12. “(You Will) Set the World on Fire
13. “You Feel So Lonely You Could Die”   
14. “Heat”    

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