Cari MusicOffili, come anticipato nell’articolo riguardante la mia figura umana e professionale, inizio oggi a parlare del mio “Circolo Virtuoso”, composto dalle persone importanti, se non addirittura complici, nella mia lunga ricerca del modo più realistico di riprendere e riprodurre il suono. Iniziò tutto decenni fa con un giradischi valvolare di Selezione ed i primi vinili, la radio che in seconda serata proponeva note meno omologate della allora prospera, pertanto propositiva, industria musicale.
Ne conseguì l’intenzione di plasmare il suono e frequentai il primo corso italiano per fonici cui seguì l’acquisto del 4 piste a bobine Sony 388/4 e di 4 Sennheiser MD441 e da quel momento, come dice un mio amico, la malattia non ha più abbandonato!
Ho avuto il piacere di incontrare David E. Blackmer (11.1.1927-21.3-2002) durante l’AES del 1998 a Los Angeles quando andai a cercare lo stand Earthworks perché avevo letto cose fantasmagoriche sui suoi microfoni. L’ultimo incontro con David fu al mitico Birdland di New York dove mi invitò a prendere un drink e parlammo a lungo e senza interferenze della sua visione riguardo la perfezione percettiva della catena audio ed in particolare dei microfoni, e fu veramente illuminante!
David si focalizzò principalmente sul realismo del microfono omnidirezionale, che capta la diffusione del suono nell’aria in modo molto simile al nostro sistema uditivo, e la necessità di un’ottima risposta impulsiva (o temporale o ai transienti). Il punto fondamentale di questo suo secondo argomento deriva dalla risoluzione temporale dell’udito umano che è di 10 microsecondi, corrispondente a frequenze oltre 80kHz (ma alcuni testi parlano di soli 5 microsecondi che corrispondono addirittura a 200kHz, raggiungibili solo con elettroniche estremamente lineari, come le sue e poche altre!).
Da ciò deriva la sua scelta di realizzare microfoni con risposta in frequenza oltre i 20kHz, per contribuire alla risposta impulsiva realizzando una definizione sonica molto vicina alla realtà. Negli anni ho riscontrato quanto fossero vere le sue intuizioni e mi ripeto la sua lezione come un mantra: usare microfoni omni (tutte le volte che l’ambiente lo rende possibile senza impazzire) con risposta estesissima, anche superiore ai limiti del mio udito, per ottenere la massima definizione temporale possibile.
Oltre a questi incontri nella mia vita, David ha avuto una storia lunghissima ed autorevole nell’audio professionale, iniziata negli anni ’40 quando era entrato come magazziniere a Lafayette Radio a Boston, proseguendo con gli studi di elettronica nella marina degli Stati Uniti, alla Harvard University ed al prestigioso MIT. Poi lavorando al Trans-Radio Recording Studio, Epsco, Hi-Con orientale e Raytheon. Fu anche coinvolto nella progettazione e sviluppo di sistemi di telemetria per il programma spaziale Mercury!
Pur tuttavia, il marchi per il quale Blackmer è universalmente conosciuto nel mondo dell’audio è DBX, azienda fondata nel 1971 con l’intenzione di recuperare i picchi di dinamica persi per la scarsa gamma dinamica dei nastri magnetici (basti pensare che il rapporto segnale/rumore reale, non “pesato”, di un buon registratore a cassette è nell’ordine dei 40dB per salire intorno ai 60dB per un ottimo registratore a bobine da 1/4” a 38cm/sec), espandendo il segnale in riproduzione di diversi decibel.
Questa ricerca portò David ben oltre, all’invenzione di due circuiti che hanno cambiato il mondo dell’audio: il VCA 202 ed i successivi, adottati nelle automazioni dei più prestigiosi mixer degli anni ’80, ed il rilevatore RMS. Adottanto i suoi circuiti, i prodotti dbx raggiunsero una fama mondiale sia nel mondo dell’audio professionale che dell’Hi-Fi, realizzando sistemi di riduzione del rumore, compressori, sintetizzatori di sub-armoniche, etc… I circuiti dbx furono utilizzati come riduttori di rumore in tutti i registratori Tascam Portastudio, usati per la realizzazione di dischi e pre-produzione di molti musicisti, da Bruce Springsteen, ai Primus, a Nik Kershaw, etc…
Nel 1979 vendette la dbx alla BSR restando nella compagnia per diversi anni, poi la divisione pro della dbx fu venduta ad ELPJ, quindi ad AKG, comprata a sua volta dal gruppo Harman International.
Negli anni ’80, forte dell’enorme esperienza maturata, David ha fondato Earthworks con lo scopo di realizzare i migliori diffusori del mondo ma si accorse subito che il problema della catena audio nasceva dalla ripresa, perché la maggior parte dei microfoni degradavano le relazioni temporali in modo irrecuperabile! Pertanto realizzò l’OM1, microfono omnidirezionale, per stabilire il punto di partenza dei nuovi standard qualitativi; visti i risultati i suoi collaboratori lo spinsero a realizzare altri microfoni ed i preamplificatori in classe A ZDT (Zero Distortion Technology) con caratteristiche stellari (1Hz-200kHz +0,5dB, risposta temporale di 0,27microsecondi e distorsione inferiore allo 0,0001%).
Il realismo nella riproduzione fu raggiunto con le Sigma 6.2 che ho avuto il piacere di ascoltare con la terribile certezza di non potermele mai permettere! Per i suoi meriti come inventore Blackmer divenne membro a vita dell’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) e fellow dell’AES dal 1976.
Dopo la scomparsa di David, il figlio Eric e la moglie Heidi portano avanti questa filosofia di lavorazione artigianale molto accurata e realizzata nel New Hampshire sfruttando tecnologia avanzata e brevetti originali. David ha spiegato benissimo la sua concezione di “perfezione percettiva” poco prima della sua dipartita in questo video:
Concludo con una nota importante: i microfoni Earthworks secondo lo standard DIN 45596 del ’79 e successive revisioni, richiedono la Phantom 48V con 10mA di corrente… non li provate con pre di moda (a buon intenditor, poche api…) che potrebbero abbassare le loro prestazioni e farli rendere come un jet alimentato con benzina agricola!
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