Una cosa è certa: almeno nel suo genere, il secondo album in studio di Massimo Giangrande è indubbiamente una delle migliori produzioni italiane che hanno visto la luce nel 2012. Nessuna esagerazione, bensì una naturale constatazione, un semplice dato di fatto. Gli elementi, gli aspetti che rendono Directions un lavoro delizioso, nonché intenso, profondo, affascinante, sono molteplici: canzoni di grande spessore, molto diverse tra loro per orientamento e sviluppo ma, in ogni caso, complementari e coerenti; testi raffinatissimi, frutto di una poetica poco consueta eppure convincente; arrangiamenti sontuosi e puntualmente calzanti, caratterizzati da una sagace distribuzione degli strumenti a seconda delle proprietà di ogni singolo pezzo; suoni pregevoli, curatissimi nei dettagli e, a più riprese, suggestivi (fondamentali, da questo punto di vista, le intuizioni di Francesco Leporatti); atmosfere cangianti e variegate, mai ridondanti e dal respiro poco italico, bensì europeo; esecuzioni dei brani semplicemente perfette.
E la voce? Vogliamo parlare del timbro magnifico – e a tratti etereo – di Giangrande? Meglio di no, altrimenti finiremmo per andare fuori tema, tralasciando tutto il resto. E pensare che volendo, potremmo tranquillamente chiudere l’articolo con questo rapido e conciso elenco di connotazioni. Ma in realtà è giusto ed opportuno argomentare maggiormente il perché del nostro apprezzamento nei riguardi di quello che può essere considerato il seguito ideale di Apnea, primo disco solista che Giangrande sfornò nel marzo del 2008, poco tempo dopo lo scioglimento dei Punch & Judy, validissima band di cui era cantante e chitarrista (leggere: frontman). Si può dire che rispetto ad Apnea, altro progetto discografico favoloso, Directions denota maggiori sfaccettature. Lì c’era un’omogeneità sonora grandiosa, in cui tutte le canzoni sembravano fluttuare all’interno di un’incantevole dimensione acquatica. Tornando invece a Directions, più in alto si parlava di atmosfere dal piglio abbastanza continentale. E non è un caso.
Del resto le dodici tracce in scaletta, incise nell’estate del 2011 tra il Clivo e i Forum Studios di Roma, sono state concepite e composte non solo in vari periodi, ma anche in diverse località e capitali europee. Proprio per questo l’autore stesso ha più volte definito Directions un road album. Ecco allora spiegata l’indole poliedrica di un cd che, in fin dei conti, ha ben poco di italico. Ma questa non è poi una novità: chi da tempo segue il percorso artistico di Giangrande si sarà accorto di come il suo modo di intendere la musica sia molto angloamericano. L’impostazione di base dei suoi componimenti parla chiaro: testi brevi ed asciutti, essenziali, e grande spazio dedicato alle note, con variazioni, stacchi, progressioni e code strumentali avvolgenti.
Insomma, una tendenza costante a non rispettare sempre i prevedibili schemi della forma-canzone, specialmente quella latina, quella nostrana. Questo lo rende appunto poco “italico”, almeno nell’approccio e in partenza. Tuttavia, nei tre soli brani in lingua italiana presenti in questa nuova raccolta, il compositore capitolino dimostra un talento ed una sensibilità semplicemente rari. Chi Tace Acconsente, Un Attimo Di Gioia e La Neve Di Eva, primo singolo estratto dal cd e presente anche nella colonna sonora dell’ultimo cortometraggio di Massimiliano Bruno intitolato Viva L’Italia, si contraddistinguono immediatamente grazie alla loro efficacia e alla capacità di emozionare senza dare l’impressione di essere banali, tantomeno semplici. Ma il bello è che le risorse di Directions non si palesano solamente nelle tre canzoni sopracitate. Due raffinatissimi pezzi strumentali, ovvero Ménilmontant e 1973, un coinvolgente brano in francese in stile manouche (vale a dire Le Poisson Dans L’Eau), e ben cinque tracce in inglese testimoniano, mettono in luce il registro sinuoso che attraversa l’intero Lp.
Difficile, a questo punto, individuare in quale salsa Giangrande si trovi più a suo agio. Impossibile, al tempo stesso, trovare un brano poco riuscito. In ogni episodio esce puntualmente fuori la sua maturità, capace di disimpegnarsi con abilità sia quando prova a spingersi in percorsi spigolosi e taglienti (è il caso, ad esempio, di Bad Dream e Down Down), sia nei momenti in cui opta per soluzioni morbide ed orecchiabili: la stessa Un Attimo Di Gioia, piuttosto che Paper Plane e Much More, in tal senso, parlano chiaro. Il punto forte di Directions è che non solo riesce a soddisfare in pieno le aspettative di quella fetta di pubblico che già da tempo sostiene Giangrande, ma anche quegli ascoltatori esigenti e non proprio attratti dalle produzioni indipendenti italiane.
Perché? Semplice: alla base di questo lavoro c’è un’esperienza indiscutibile. Il che permette di rendere l’ascolto non solo gradevole, ma anche attento e vigile. Sono gli espedienti mai banali e le aperture irresistibili a convincere e a fare la differenza. Directions è geniale anche e soprattutto per questo. Ecco perché riteniamo che vada assolutamente scoperto ed approfondito. Ha tante cose da insegnare ed è prodotto in maniera sublime. E il fatto che sia stato supervisionato da un certo Paolo Benvegnù la dice lunga. Procuratevelo: questo è ciò che ci sentiamo di dire. Questo è ciò che ci sentiamo di consigliarvi.
Alessandro BasileGenere: Indie-Folk, Soft RockLine-up:
Massimo Giangrande – voce, chitarre, basso, percussioni
Andrea Biagioli – piano, moog, organo Farfisa
Angelo Maria Santisi – violoncello
Augusto Zanonzini – batteria
Artisti simili consigliati: Gnut, Roberto Angelini, Alessandro Grazian, Piers Faccini
Tracklist:
1. Chi Tace Acconsente
2. Un Attimo Di Gioia
3. Bad Dream
4. Paper Plane
5. La Neve Di Eva
6. Ménilmontant
7. Down Down
8. Much More
9. Mr. Walker
10. 1973
11. Le Poisson Dans L’Eau
12. Love Won’t Tear Us Apart
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