Marti Jane Robertson è una vera e propria esploratrice del suono statunitense che da anni ha scelto l’Italia come territorio di vita, approdandovi da giovane con grande preparazione musicale maturata nella Kent-Meridian High School, con diploma nel 1976 in direzione musicale e lingua francese.
Al diploma sono seguiti due anni di pre-medicina alla University of Washington, Seattle, studi di francese, psicologia e di elettronica. 6 anni di lezioni private di sassofono e clarinetto con Johnny Jessen e 2 anni di lezioni private di sassofono con Eddie Daniels, NYC (1980-1982).
Contemporaneamente nel 1977 inizia la sua carriera nell’audio come apprendista presso lo studio di registrazione Pyramid di Seattle, Washington con Peter B. Lewis, che segue nel 1978 in WNA Audio/Video.
Nel 1978 MJR si sposta a New York come assistente di studio in Automated Sound Studios con Arthur Freidman ed Elliot Scheiner. Dal 1980 al 1982 diventa il fonico residente di Automated Sound Studios, finché inizia a lavorare come free-lance a New York City principalmente negli studi A&R, Automated Sound, Right Track, Skyline, The Power Station, Green Street, The Hit Factory… insomma la crema della produzione mondiale!
Ma nel 1986 il karma la porta a tornare in Italia (dove era stata in vacanza nell’82 subendone la fascinazione, tanto da iniziare a studiare anche la nostra lingua) come fonico freelance di studio nel mitico Psycho di Claudio Dentes dove il suo amico, nonché grande pianista/tastierista Mitchel Forman, aveva appena registrato un disco della Mahavishnu Orchestra.
Alla carriera in studio, iniziata con artisti del calibro di Grazia di Michele, Eugenio Finardi e PFM, dopo qualche anno affianca quella di fonico FoH in concerti (Eros Ramazzotti, Ornella Vanoni, Claudio Baglioni, Ivano Fossati, Alex Britti).
Sicuramente chi spulcia le note di copertina o si informa sul personale dei tour, avrà notato il lungo sodalizio con Ivano Fossati, iniziato con Lindbergh del ’92 e terminato con il tour di abbandono dell’attività (sic!) del 2014, ma Marti ha registrato molti altri artisti della musica italiana quali Mina e Baglioni, esponenti della fusione di stili quali Tazenda, Marcella Carboni e diversi jazzisti.
Ma la direzione opposta e contraria era latente perché, come dice un mio caro amico produttore/musico/fonico, “la malattia (che sia della registrazione o della musica) non passa mai!” e quest’anno Marti, che da anni risiede in Sardegna l’ha concretizzata realizzando la sua prima struttura fissa di registrazione, vicino Cagliari.
“Erano un po’ di anni che consideravo l’idea di aprire un mio studio. L’attrezzatura l’avevo da tempo, sia per registrare che mixare e masterizzare, ma mi mancava lo spazio per registrare qualcosa che occupasse più spazio sonoro di una voce o di una chitarra classica (di recente, ho registrato nell’ingresso di casa un solo di chitarra elettrica con Riccardo Onori con tanto di ampli a palla e sono quasi stata estromessa dal condominio!).
Ma alla fine per un motivo o per l’altro, ho continuato a rimandare. Poi l’anno scorso Michele Rovelli, musicista/produttore che ai tempi era mio cliente, mi ha chiesto se mi andava di aprire insieme uno studio.
Non ci conoscevamo più di tanto ma avevo visto con quale cura lavorava e con quanta energia ed entusiasmo portava avanti ogni cosa che faceva. Vedevamo il lavoro nella stessa maniera, cosa che mi stava mancando molto da quando non lavoravo più con Ivano Fossati. Professionalmente, la Sardegna mi stava sempre più stretta. Avevo bisogno di una botta di entusiasmo, di un progetto nuovo.
Quindi, gli ho detto, perché no? E poi, dopo poco, ho cambiato idea. Non me la sentivo. Bisogna dire che per me il 2015 è stato un anno tremendo di perdite personali e forse mi sentivo troppo vulnerabile. Ma come volevasi dimostrare, Michele è andato avanti con il suo progetto e ha iniziato a costruire lo studio in modo artigianale. Da solo, poteva permettersi solo quello. E io continuavo a vacillare.“
Continua Marti “Ho cercato di riflettere su quali erano le mie vere remore, cosa mi bloccava, e ho capito che quello che mi impediva di più era l’idea di legarmi ad un luogo, di non sentirmi più libera di andarmene quando volevo. Il pensiero mi mandava quasi nel panico. Ma mi sembrava veramente inconsistente come scusa e ho capito che stavo per perdere una grande occasione. Quindi ho chiamato di nuovo Michele dicendogli che ci stavo.
Bloccati e smantellati i lavori artigianali, abbiamo chiamato un bravissimo ingegnere acustico per venire a farci il progetto. Volevamo fare uno studio bellissimo, con tutti i crismi, come se stessimo a New York (una via di mezzo non andava né a Michele né a me), e quindi abbiamo chiamato Dario Paini di Varese che a sua volta ha coinvolto Claudio Nordio per realizzare il progetto.
Volevamo una struttura dove si potesse suonare contemporaneamente (gruppi rock o jazz) o da soli, con un’acustica variabile e variata a seconda della posizione nella sala. Lavorando con pannelli sia sulle pareti sia sul soffitto, Dario ci ha creato uno spazio aperto di circa 65mq che ha 5 zone diverse (più sorda, più viva, più brillante, più contenuta) con una regia aperta, tipo Real World, dove viviamo anche noi ancora di più il momento della creazione della musica.
La comunicazione è facilitata, lo spazio non è stato sacrificato tagliando via una grande fetta per una regia chiusa, e si lavora benissimo, a contatto.
Per me, non esiste uno studio senza pianoforte e, con l’aiuto del pianista armena Irma Toudjian, ho scelto un bellissimo Yamaha CF III S gran coda da 2,75m. Il piano vive da noi ma è di proprietà di Walter Mostallino che fornisce pianoforti in tutta la Sardegna. Michele, bravissimo chitarrista, cantante e musicista di tutto tondo, aveva di suo tanti strumenti – chitarre, bassi, batteria, percussioni varie, tastiere – ed ha messo tutto a disposizione dello studio.
Inoltre Michele insegna secondo la tecnica Voicecraft, la scelta ottimale per chi è interessato ad approfondire seriamente il canto e fra poco oltre alle registrazioni, negli stessi locali inizieranno varie attività che sveleremo man mano“.
“A guardare indietro, oggi capisco che la mancanza di libertà esiste solo nella nostra testa. Possiamo essere fisicamente liberi e sentirci incatenati, come possiamo essere pieni di legami ed avere la consapevolezza di essere liberi ed appartenere contemporaneamente. Oggi sono legata allo studio, a Michele e a Cagliari, e forse non mi sono mai sentita così libera“.
Libertà, nel mio modesto parere, non si coniuga mai con materialismo ma con spiritualità, e Marti oltre saper ascoltare il suono, sa ascoltare ben altro diventando quest’anno insegnante di yoga kundalini di 2° livello, percorso di insegnamento iniziato nel 2012 al 5° mese di chemioterapia nel 2012, quando le sue insegnanti l’avevano sostenuta e lei aveva nutrito la propria consapevolezza per vivere in quella situazione critica. Marti: “Passo questi insegnamenti con grande gioia a chiunque cerchi la consapevolezza e voglia migliorare la propria vita. È un percorso di vita e di crescita personale che dunque non finisce mai“.
Marti Jane Robertson Official Website
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