Caldo afoso di un sole prepotente che non ha amici, a parte una piccola lucertola stampata su di un macigno rovente, ignara di una giornata dura d’estate, ma consapevole della bellezza che la circonda. Le gocce di sudore si seccano non appena si lanciano dalle tempie per atterrare sul collo, ed il terriccio sotto le palpebre regalato da qualche folata di vento, si fa pesante passo dopo passo, steppa dopo steppa e soprattutto, ricordo dopo ricordo. Questa forse è l’ambientazione anni 30 che molti potrebbero immaginare durante il cammino che ci porta ad un incrocio, luogo mitizzato o semplicemente identificato in maniera metaforica come Blues. Musica delle musiche, elemento vitale del suono contemporaneo, che senza questo caldo latte del sud statunitense non sarebbe mai potuto crescere attraverso le sue svariate metamorfosi. Sono tempi duri per il Blues e chi lo suona lo sa, e di certo ne sono consapevoli anche i “Black Friday“, duo acustico chitarra e voce, usciti sul mercato proprio lo scorso ottobre con il loro primo disco intitolato “Hard Times”. Semplice e diretto, o meglio, uno di quei carpacci musicali dove la ricetta segreta è la calda voce di Luca Sapio dei “Quintorigo”, e la tecnica slide del fantastico Adriano Viterbini, chitarrista turnista di vari artisti di punta in Italia e membro dei fantastici “Bud Spencer Blues Explosion”. Il tutto è stato registrato in un solo giorno in presa diretta, e questo ci riporta ai tempi del delta Blues, dove magari bastava qualche ora in un polveroso albergo per far nascere Robert Johnson.
E’ dura e spigolosa la track list di questo succoso album, pervasa indubbiamente da un must di stampo Blues ma con contaminazioni molto personali nell’interpretazione. C’è la stupenda “Trouble soon be over” di Blind Willie Johnson, “Death letter blues” dell’epico Son House, e la regina del Soul “The dark end of the street” di James Carr, dove Viterbini annulla lo spazio e il tempo attraverso un solo slide solitario, il quale ha attorno a se solo un riverbero fortemente malinconico. Naturalmente c’è l’immancabile “Love in vain” del pioniere Robert Johnson, diversamente affascinate e con una chiave di lettura molto interessante. Non mancano le composizioni originali come l’avanguardista “Strange gal”, traccia che esplode nel disco con una sublime mistura sonora tra il dogma Blues e il “Seattle Sound” dei Nirvana, non a caso citati nell’ottava traccia del disco, con un riesecuzione fuori dagli schemi della fantastica “School”, storico pezzo dell’album di lancio “Bleach”; decisamente il manifesto immortale del trio Grunge americano. La splendida voce di Sapio è un collante a presa rapida con le note del dobro di Viterbini, non scade, funziona, e si spalma in maniera omogenea. Dall’altra parte Viterbini non ha bisogno di giudizi, difatti con lui bisogna semplicemente chiudere gli occhi e godere del suo “chitarrismo”. In conclusione “Hard Times” gioca con dei movimenti sonori altalenanti che rimangono sempre in perfetto equilibrio tra il vecchio e il moderno, diventando quasi dissacratorio e ambizioso. Sicuramente è un prodotto nuovo, e profuma di un qualcosa che oggi in Europa sembrerebbe essere svanito nel nulla. Ma dato che siamo nel 2010, credo che durante tutto questo caldo afoso verso il fantasmagorico incrocio, ognuno di noi potrebbe fermarsi un attimo, sedersi per terra per far riposare le gambe, guardare il cielo e schiacciare play sul nostro lettore per ascoltare questo splendido album dei Black Friday, dato che a quanto pare sembrano essere davvero “Tempi Duri”.
Casa Discografica: Ali Buma Ye Records
Anno: 2010
Distribuzione: Audioglobe
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