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Free Jam – What about the funky?

Tirando una fugace occhiata alla produzione musicale delle ultime decadi, si finisce spesso per incappare in un oceano d’incomprensibili generi musicali, più o meno accettabili nella loro etichetta, che molte volte non nascondono altro che minestre mal riscaldate. Ovviamente non si può far di tutta l’erba un fasc

Tirando una fugace occhiata alla produzione musicale delle ultime decadi, si finisce spesso per incappare in un oceano d’incomprensibili generi musicali, più o meno accettabili nella loro etichetta, che molte volte non nascondono altro che minestre mal riscaldate. Ovviamente non si può far di tutta l’erba un fascio, ben venga quindi la commistione di generi anche se in anni più recenti si è assistito, da parte di molti gruppi, ad un fenomeno di necessità d’etichettare in maniera il più articolata possibile la propria proposta. Sfortunatamente nella maggior parte dei casi il fenomeno si è fermato all’etichetta, senza trovare giusta ed onesta corrispondenza nella musica.In risposta a ciò, alcuni gruppi nascono ancora con l’intento di riportare alla luce qualcosa che, paragonato al resto delle uscite, sembra venire direttamente dal passato. Certo il revival di genere è un concetto che meriterebbe molte più parole per le quali non è questo il luogo adatto, ed in realtà, nel caso di “What about the funky?” targato Free Jam, risulta perfino limitativo classificare il tutto con il termine revival. 
Avvicinarsi a “What about the funky?” non è difficile, o perlomeno non richiede la risoluzione di alcun mistero, fin dal titolo è ben chiaro cosa aspettarsi. Questo dei Free Jam è un disco funk, punto e basta. So bene che detta così potrebbe sembrare una semplice scusa per sviare l’appropriato svisceramento delle dieci tracce che compongono il lotto, ma non è così che si deve intendere. L’intento è proprio quello di spiegare come un disco di questo tipo, sia assolutamente “nel nostro tempo” e contemporaneamente fuori schema, pur lasciandosi etichettare senza troppo divincolarsi come album funk. I Free Jam non hanno inventato l’acqua calda, la matrice non nasce qui, questo lo sanno bene anche loro e non si nascondono certo dietro alcun artificio. La prima traccia “Catch the monkey (with the funky)” arriva subito a mettere in chiaro le cose, la domanda che sorge spontanea quindi è: come fa un disco del genere a suonare fresco e calzante?
Indubbiamente l’apparato realizzativo e la qualità produttiva e sonora hanno un peso determinante, ma non sono tutto; è vero però che dietro il nome Free Jam suonano nomi di tutto rispetto del panorama italiano. La band nasce nel 1992 grazie a Iarin Munari (Vecchioni, Alexia, Ruggero Robin, Enrico Crivellaro, Marco Pignataro) e Davide Candini, dopo otto anni d’attività dal vivo, nel 2010, i due membri fondatori decidono di riformare il gruppo con l’intenzione d’entrare in studio di registrazione ed incidere un album d’inediti. “What about the funky?” è il risultato finale, ottimamente prodotto dallo stesso Munari, indubbiamente elemento portante del gruppo, sia dietro le pelli sia dietro il banco mixer.Dalla prima traccia all’ultima il disco è un concentrato di groove, melodia e ritmo, esattamente in quest’ordine, eccellentemente composto ed eseguito restando nelle linee di massima del genere, senza però esserne una mera e anacronistica riproposizione. L’apporto personale della band è concreto ed è forse uno degli elementi che più d’altri, dona al disco quella freschezza necessaria ad emergere. È in questo contesto che la qualità dei musicisti del gruppo conclude un quadro che non può che ben riuscire nella propria impresa. Dalla traccia d’apertura alla titletrack, passando per “Jb groove” e per l’intermezzo di “Toward the light”, sono tutti brani dall’equivalente peso e caratura musicale. “That light” è forse il brano che nel mezzo della tracklist spicca più degli altri, anche per l’importante dedica che muove la traccia (scritta da Munari in memoria del padre scomparso di recente).

“What about the funky?” è un disco che funziona, in tutto e per tutto, non è l’album che rivoluzionerà la concezione musicale futura, ma spicca e inevitabilmente convince nel mezzo del mare magnum musicale odierno. I punti di forza del disco sono indubbiamente l’esecuzione e performance della band, sommata alla solidità delle composizioni, ma in primis l’intenzione. Quello dei Free Jam è un debutto discografico forte ed energico, chiaro e diretto, che lascia alla bontà dei propri esecutori il compito di portare avanti un messaggio musicale che si avvale di mezzi già collaudati ma senza mai scadere nello scontato. Nel 2012 “What about the funky?” è un disco fuori dagli schemi, perché mentre il resto dei gruppi cerca sempre più spasmodicamente l’approdo verso lidi sconosciuti, un ritorno a radici solide su cui muovere i propri passi diviene la forza del progetto Free Jam.
“What about the funky?” è un album davvero verde, forte e carico d’energia. Un disco assolutamente consigliato per trovare proprio nel rispolvero di sonorità passate il sentimento e la voglia di non cedere all’omologazione.   Francesco Sicheri
Free Jam – What about the funky?
Genere: Funk/Rock

Lineup:Iarin Munari: batteria
Davide Candini: voce
Roberto Catani: basso
Enrico Cipollini: chitarra

Per ascoltare un’anteprima dei brani di “What about the funky?”, cliccate sul banner sottostante.
 

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