Eccoci di nuovo qui per continuare a raccontare come è andata al Live You Play del mese scorso al MIR di Rimini, sul palco allestito da Prase Media Technologies.
Come vi dicevo, ho partecipato come fonico di palco a questo evento molto particolare, dove in ogni padiglione una band suona alternandosi su tre palchi e offre l’occasione di ascoltare e vedere i diversi sistemi in funzione, nelle reali condizioni di lavoro che ben si conoscono.
In questo articolo vogliamo approfondire l’argomento “percorso del segnale“, ovvero descrivere nel dettaglio il giro che fa il segnale, dalla sorgente al PA e dalla sorgente ai monitor, quindi mi raccomando concentrazione!
Nel nostro caso la band Pop Deluxe, composta da batteria, basso, chitarra elettrica, tastiere e voce, ci è arrivata con una channel list di 26 canali, che vedete nell’immagine qui sotto.
Ogni allestitore chiaramente impiega i propri materiali distribuiti; nel nostro caso, come avrete notato, le DI-Box sono tutte Klark Teknik e i microfoni ovviamente tutti Shure, tra cui spicca il KSM9 sulla voce lead, su cui avevamo aperto un discorso in conclusione al precedente articolo e di cui vi voglio parlare ora.
In allestimento Ivan mi disse che per le voci erano pronti quattro Axient con canonica e rassicurante capsula SM58 e che, volendo, c’era anche un Axient con KSM9, che faceva capoccella dalla valigia delle meraviglie. Un riflesso incondizionato misto a istinto suicida mi ha spinto a scegliere il KSM9, un ottimo condensatore pronto a raccogliere qualsiasi delirio vagasse sul palco, con la calda compagnia di 10 monitor e un PA che strillano in maniera davvero potente dentro un capannone!
Chi non l’avrebbe fatto?!?
In realtà, la scelta è stata più razionale di quanto possa sembrare ed è stata la postazione della cantante al piano a dettarla. Il KSM9 ha un interessante switch ben nascosto sotto la calotta della capsula, che permette di scegliere la figura polare tra cardioide e supercardioide. Il monitoraggio stereofonico al piano, fatto con i due Clair Brothers 12AM, mi ha spinto a preferire una capsula supercardioide, notoriamente meno sensibile “ai lati” (90° e 270°) rispetto al cardioide dell’SM58.
Diciamo che un paio di dB in meno, da 1kHz a 2kHz, avrebbero fatto comodo, a patto però di posizionare i monitor stereo frontali a 120° e non accoppiati davanti all’asta.
In questa posizione infatti avrei addirittura recuperato 5dB di margine a 1kHz anche se sulle altissime qualcosa avrei pagato…
Beh, a giudicare dal risultato finale, la scommessa è stata vinta!
Ma torniamo al percorso del segnale. Fatta eccezione per il click, che seguiva un percorso “locale” dal PC delle tastiere al mixer del batterista, tutte le sorgenti sono arrivate in analogico alle due stage-box Midas DL231, su cui vale la pena spendere due paroline.
La DL231 è una stage box digitale da 24 canali di ingresso, dotata di splitter analogico e doppia struttura pre-convertitore indipendente per le due console FOH-Monitor. Si, avete capito bene, 24 pre per il flusso AES50 A e 24 pre per il flusso AES50 B, che tradotto in parole povere significa che i fonici non devono condividere il livello di preamplificazione analogica.
Sono inoltre disponibili 24 uscite che però possono essere assegnate univocamente all’uno o all’altro flusso; in questo caso le ho usate io per portare i segnali agli amplificatori dei monitor. Per i ritorni del FOH verso gli amplificatori del PA è stato invece utilizzato un percorso Dante ridondato dal Lake LM44, collegato in AES3 al Midas ProX.
Dal DL231 partono dunque due connessioni AES50 A e B, ridondanti X-Y, verso il Pro2 e due verso il DSP Neutron, a sua volta collegato in HyperMAC ridondante alla superficie ProX. Abbiamo predisposto inoltre una tie-line AES50 diretta tra ProX e Pro2 per eventuali scambi di segnali, tornata utile in quanto sul palco ho preferito avere gli stessi effetti della sala, che gentilmente Franco Patimo mi ha girato pari pari dai suoi ritorni del TC System6000.
Ad essere sincero, vista la situazione, alla fine di effetti sui monitor non ne ho aperto nemmeno uno, tranne il delay che ci sollazzava di tanto in tanto; di riverbero naturale ce ne stava già da vendere! Altro utilizzo della tie-line è stato quello classico delle comunicazioni di talkback tra me e Franco, organizzato tramite microfono con interruttore ma senza cassettine dedicate (come spesso accade) in quanto abbiamo sfruttato la possibilità di aggiungere al bus dei nostri ascolti (Monitor A) anche la sorgente esterna del talkback.
Questa funzione è particolarmente utile perché la sorgente talkback è affiancata e non alternativa al bus del Solo/PFL/AFL e quindi sempre presente a prescindere dall’attività di ascolto ordinaria; per la postazione di Franco gli ascolti erano un paio di Genelec G-Four.
Veniamo ora alla regia di palco: i mix stereo impostati sul Midas Pro2 sono stati assegnati alle uscite analogiche della DL231 e collegati agli amplificatori Lab.gruppen 12K44 e 20K44, sui quali sono stati opportunamente caricati i preset Clair Brothers necessari.
Un paio di eccezioni sono state quelle del drum-fill, gestito da un mix mono, direttamente collegato dall’uscita fisica della DL231 al sub e top attivi (linkati tra loro) e un mix stereo, anch’esso destinato al batterista, assegnato a un’altra uscita della DL231 e direttamente cablato in ingresso al suo mixer personale.
Come detto in precedenza, tutti i monitor passivi sono stati utilizzati in bi-amplificazione e quindi cablati con cavi a quattro poli da 4mmq intestati con EP4, unica eccezione per gli 1AM che erano in versione Speakon. Vista la varietà di diffusori che avevo a disposizione sul palco, armato di fonometro e della pazienza di Ivan Omiciuolo e Matteo Barbaro, ho cercato equilibrare i livelli di ascolto lavorando sulla sensibilità di ingresso dei finali, in modo che sulla console avrei ottenuto una gestione omogenea delle mandate ai vari mix.
Per quanto concerne invece il PA, eravamo rimasti al mix LR top e LR sub proveniente dal ProX, collegato al Lake in AES3 e distribuito in Dante ai vari rack di amplificatori Lab PLM20K44 in zona palco.
Ciascuno dei tre rack PA è dotato di uno switch al quale sono connessi tutti gli amplificatori presenti, sia per il flusso Dante che per il controllo dei DSP Lake a bordo dei Lab, a loro volta collegati tra loro in daisy-chain.
La potenza invece è distribuita tramite Socapex ed EP4 in modo che si possano gestire autonomamente le teste a coppie e i sub singolarmente: quattro Lab dedicati agli 8 top per lato e tre ai 12 sub a terra, mentre un paio di front-fill Clair FF2H spinti da un solitario Lab completano l’opera.
Come accennato prima, il controllo remoto dei DSP a bordo dei Lab avviene tramite hotspot wi-fi collegato in rete insieme, appunto, agli amplificatori.
Questa configurazione ha messo Emanuele Longo nelle condizioni di poter controllare in modo capillare tutto il sistema, operazione abbastanza complessa considerato il posto; piccola curiosità, il cablaggio di potenza dei sub è configurato in modo da usare i cavi 4x4mmq in modalità bi-wiring, ovvero per portare la sezione a 8mmq.
Come accennavo prima, la regia FOH ospita un TC System 6000, superlativa macchina per la generazione di effetti, collegata al ProX tramite una Midas DL155 che da AES50 converte il segnale in AES3, e una Klark Teknik DN9650 che funge da network bridge per convertire da AES50 a Dante, a cui è collegati un PC per la registrazione multitraccia e il virtual sound-check tramite DVS.
A proposito di virtual sound-check, da programma ogni giornata del Live You Play prevedeva una sessione alle ore 18:00 a disposizione dei visitatori, per poter mettere mano sulla console di sala e ascoltare la risposta PA. Noi abbiamo voluto rilanciare, duplicando le sorgenti del DVS anche verso la console di palco tramite la tie-line AES50 e aprendo dunque ai visitatori sia la console che il palco e permettere così l’ascolto dei monitor presenti.
Bene, come si dice in questi casi, per ora è tutto, ci risentiamo presto per raccontare nuove ed entusiasmanti avventure Musicoffile!
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