Claudio Trotta è colui che ha in mano da sempre le redini di Barley Arts, una delle agenzie di concerti più importanti in Italia e al mondo. Ha organizzato i live di Bruce Springsteen, dei KISS, Bob Dylan, Aerosmith, Peter Gabriel, Queen e moltissimi altri miti della musica. È diventato noto anche per il bellissimo libro No Pasta No Show, in cui racconta la sua lunga vita all’interno della musica dal vivo.
Ricordiamo inoltre che Trotta è uno dei principali promotori della lotta al secondary ticketing.
Ieri era uno degli invitati al Barone Rosso di Red Ronnie, tramissione in diretta web in cui ci si aspettava di sentirlo parlare pragmaticamente di concerti annullati, rimborsi di biglietti e altro.
Ma Trotta, e non è la prima volta, ha spiazzato tutti a partire dallo stesso Ronnie (che lo ha lasciato parlare a ruota libera): ne è venuta fuori una lunga dichiarazione, anzi, una fortissima accusa a un mondo dello show business “malato”, con parole che probabilmente non abbiamo mai sentito prima così limpide e dirette.
Trotta ne ha per tutti, a partire da certi famosi artisti (presumiamo alcuni dei quali italiani) che “solo ora osano parlare dei lavoratori dello spettacolo quando non hanno mai avuto coscienza e attenzione alle loro esigenze“.
“Questi cantanti” continua “hanno aderito alle strategie per far crescere i prezzi dei biglietti, hanno aderito a dei modelli di crescita delle produzioni quando alla gente degli spettacoli interessano due cose soltanto: la musica che sentono e le persone vedono, tutto il resto è sovrastruttura“.
“Ci sono, a livello mondiale, milioni di dollari nelle banche di alcuni organizzatori perché hanno venduto legittimamente biglietti di concerti che non si svolgeranno e sempre legittimamente è stato studiato il sistema dei voucher. […] Ma ci sono anche i lavoratori che avrebbero incassato dei soldi e avrebbero mantenuto così la propria vita e le proprie famiglie e non lo potranno fare. Non è colpa degli organizzatori o responsabilità dei cantanti, ma c’è una cosa che si può fare da subito (senza aspettare aiuti dal governo, NdR): mettere mano al portafoglio! Che non vuol dire fare beneficenza, significa semplicemente che quei soldi non devono restare nelle banche degli organizzatori ma una parte deve essere anticipata ai lavoratori dello spettacolo.“
E ancora sul cambio del sistema in maniera generale, Trotta indica la strada che dovrà essere percorsa “rinegoziando tutto, gli artisti dovranno fare la loro parte, non con gli appelli, ma capendo che quello che loro guadagnano in maniera sacrosanta, nasce da quello che producono“.
E altra stangata micidiale sulle eventuali riaperture degli eventi: “Il cantante canterà davanti a un pubblico/spazio inferiore… certo non ci sarà qualcuno che darà via biglietti omaggio, come hanno fatto per anni raccontando cazzate, raccontando di [concerti] esauriti che non facevano esauriti, drogando il mercato e facendo credere a questi qua [gli artisti] che sono degli déi“.
Questo e molto altro nel video qui sotto.
Aggiungi Commento