L’ex Fab Four avrebbe dovuto esibirsi in Italia, a Napoli e a Lucca, proprio stasera e poi il 13 giugno, ma ovviamente a causa dell’epidemia COVID19 i suoi, come tanti altri concerti, sono stati annullati.
Di fronte ai concerti riprogrammati per il prossimo anno, più o meno negli stessi periodi, viene fatto valere lo stesso biglietto già in possesso.
Il problema, invece, si pone per quanto riguarda i concerti annullati del tutto e che per ora non sono stati ufficialmente riprogrammati. Su questi incombe una parola: voucher.
Cioé un buono per poter utilizzare la stessa somma per l’acquisto di un altro evento all’interno del cartellone dello stesso promoter concerti (nel caso di Paul McCartney è D’Alessandro e Galli).
È un sistema giusto? Difficile a dirsi, perché da un lato bisogna salvaguardare l’interesse del cliente, dall’altro cercare di impedire un ingente danno economico per gli organizzatori che avevano già investito almeno parte degli introiti (si spera che altrettanta parte delle cifre possa essere distribuita a tutti i lavoratori coinvolti negli spettacoli).
In caso di eventi come quello di Paul McCartney, unici nel loro genere, non facilmente ripetibili e molto (molto!) costosi, le discussioni sono ancor più accese.
E cosa ne pensa l’artista in persona? Per una volta la risposta non lascia adito ad alcun dubbio:
“È veramente scandaloso che coloro che hanno pagato un biglietto per uno show non possano riavere i loro soldi. Senza i fan non ci sarebbe musica dal vivo. Siamo fortemente in disaccordo con ciò che il governo italiano e Assomusica hanno fatto” (Assomusica è l’Associazione italiana di promotori di musica dal vivo, NdR).
Parole forti quindi, che continuano:
“A tutti i fan degli altri Paesi che avremmo visitato quest’estate è stato offerto il rimborso completo. L’organizzatore italiano dei nostri spettacoli e i legislatori italiani devono fare la cosa giusta in questo caso. Siamo tutti estremamente dispiaciuti del fatto che gli spettacoli non possano avvenire ma questo è un vero insulto per i fan“.
La D’Alessandro e Galli, dal canto suo, ha risposto a McCartney con queste parole:
“Abbiamo preso visione delle dichiarazioni di Paul McCartney da lui rilasciate questa mattina. Comprendiamo pienamente l’amarezza dell’Artista che teneva a questi due concerti che avrebbero segnato il suo ritorno in Italia così come comprendiamo il suo dispiacere di fronte al disagio che i suoi fans dovranno sostenere non ricevendo un rimborso diretto bensì in voucher. Questa formula di rimborso è una misura straordinaria di cui lo staff di Paul McCartney era perfettamente a conoscenza da prima della cancellazione e che, come è noto, è stata istituita dal Governo Italiano per far fronte a una crisi senza precedenti che rischiava di dare un colpo fatale all’industria della musica dal vivo e ai circa 400.000 lavoratori che ne fanno parte e che rischiano di non poter lavorare per un anno.
Crediamo che il Governo abbia identificato nel voucher lo strumento che garantisse il corretto bilanciamento tra la legittima delusione del fan che non potrà assistere ad un determinato concerto e l’esigenza vitale di sostenere l’intera filiera dello spettacolo. Da parte nostra, per ridurre al massimo il disagio degli spettatori, a cui non faremo mai mancare il nostro rispetto, ci siamo già impegnati per il 2021 a recuperare quasi tutti gli spettacoli programmati per il 2020 e stiamo lavorando per aggiungerne altri, per offrire la più ampia scelta a coloro che dovranno spendere il voucher a seguito di un concerto cancellato“.
Insomma, nessun dietrofront per ora e il voucher resta la soluzione attuabile per i fan. C’è poi questo scontro di opinioni di non poco conto: lo staff di McCartney dichiara che la cancellazione è avvenuta sulla promessa dei rimborsi, la D’Alessandro e Galli dichiara invece che tutti erano già a conoscenza dei voucher.
Ognuno maturerà su questo una propria opinione, ma ciò che unisce tutti è comunque il dispiacere di non poter assistere a uno dei concerti più belli dell’anno.
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