Poi, Jose decide di trasferirsi con la moglie e i 6 figli a Tijuana, sul confine tra Messico e California: lì, ci sono migliaia di turisti gringos e un sacco di locali in cui esibirsi. Il giovane Carlos, a Tijuana, rimane colpito dalla musica dei neri afroamericani e s’innamora di blues, rhythm & blues, e soul.
Inizia anche a suonare la chitarra in qualche orchestrina locale. Poi, il padre Jose pensa a un nuovo trasloco. La destinazione, stavolta, è San Francisco, California, Stati Uniti d’America.
Carlos è riluttante: ha solo 13 anni ma suona in diverse band di Tijuana e guadagna bene per un ragazzino della sua età. All’inizio vuole restare, poi segue le orme paterne. Sarà la sua fortuna.
A San Francisco, nella seconda metà degli anni ’60, esplode la colorata e pacifica rivoluzione hippy. Santana, da cameriere in un ristorante del quartiere latino del Mission district, diventa band leader di uno dei gruppi più acclamati della Bay Area, la Santana Blues Band.
La loro esplosiva e originalissima miscela di rock, blues, ritmi caraibici e melodie ispaniche seduce i giovani freak di Haight/Ashbury e fa innamorare Bill Graham, il nuovo grande impresario della San Francisco dei Figli dei Fiori.
E così, nell’agosto del 1969, al Festival di Woodstock, Graham piazza le sue due grandi band, Jefferson Airplane e Grateful Dead ma a una condizione: che su quel palco ci salgano anche i Santana.
A 22 anni non ancora compiuti, Carlos Santana sale sul palcoscenico di Woodstock da perfetto sconosciuto. Scende che è già una rockstar.
Cover photo by Xavier Badosa – CC BY 2.0
Aggiungi Commento