Spetta infatti al gruppo di Steven Tyler e Joe Perry un primato che a posteriori qualcuno sicuramente invidierà: quello di essere stati i primi a rendere disponibile un proprio brano per il download da Internet, e per di più in forma gratuita.
Per risalire alle origini della storia bisogna fare un passo indietro di oltre un paio di decenni. L’anno era il 1994 e l’era digitale si muoveva ancora su gambe giovani e un po’ instabili, se non altro guardandola dalla prospettiva odierna; il World Wide Web era una creatura relativamente recente e dall’accesso ancora molto selezionato, pertanto non erano molti i soggetti che scrutavano in quella direzione in cerca di nuove opportunità.
Sito web Microsoft agli inizi del 1994 Photo by aaron_anderer – CC BY 2.0
Tra coloro che seppero guardare avanti ci fu la Geffen Records, celebre etichetta discografica americana che nei suoi quasi quarant’anni di vita ha pubblicato un considerevole numero di artisti di fama, tra i quali appunto la band originaria di Boston.
Gli Aerosmith erano in quel periodo nel pieno della propria seconda vita, reduci dal successo dell’album “Get a Grip” pubblicato l’anno precedente. Dalle sessioni di registrazione era avanzato un certo quantitativo di materiale, tra cui il brano “Head First“, grazie al quale si concretizzò quell’intuizione che solo a distanza di diversi anni avrebbe avuto uno sviluppo diffuso e vincente.
Il rapporto tra la band e la Geffen era all’epoca agli sgoccioli del contratto stipulato (che si sarebbe concluso durante l’anno con la pubblicazione della raccolta “Big Ones”), si può pertanto ipotizzare che un’iniziativa dal carattere così sperimentale possa essere stata suggerita da ambizioni strettamente commerciali: gli Aerosmith sarebbero di lì a poco passati a un’altra etichetta, tanto valeva saggiarne i potenziali risultati finchè era possibile.
Quali che fossero le ragioni, il 27 giugno di quel 1994 così significativo per la storia della musica, “Head First” venne distribuito in download digitale tramite il provider CompuServe, in un gesto del quale probabilmente non molti intuirono l’importanza in quei frangenti, sicuramente anche grazie a dei risultati numerici non certo impressionanti (per quanto in linea con le possibilità di allora).
Il brano (un file da 4,3 megabyte in formato .wav) fu infatti scaricato da circa diecimila utenti in otto giorni. Numeri che oggi strappano un sorriso, ma basti pensare che il download richiedeva con le connessioni dell’epoca da un’ora e un’ora e mezzo di tempo (per un pezzo da poco più di tre minuti di durata)…
Al lettore odierno sembrerà che si stia parlando di preistoria, considerando che oggi bastano pochi secondi su dispositivi tascabili per un’operazione analoga.
Questo ci dà comunque la misura di quanto velocemente stia correndo il progresso tecnologico. Ma al netto di tutto questo, ciò che conta è la musica: e quella degli Aerosmith non fa che migliorare invecchiando.
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