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La Musica unisce: parola di Rocco Zifarelli

Un collettivo di musicisti top riuniti attorno a un chitarrista del calibro di Rocco Zifarelli: ci sono pochi modi migliori di affermare che la musica unisce.

Un collettivo di musicisti top riuniti attorno a un chitarrista del calibro di Rocco Zifarelli: ci sono pochi modi migliori di affermare che la musica unisce.

Music Unites è proprio il titolo dell’album pubblicato dall’artista nei mesi scorsi, il suo secondo in assoluto come solista. E questo lavoro ha unito nel concreto, ancor prima di aver definitivamente visto la luce, una serie di personaggi del mondo della musica dalle svariate caratteristiche, accomunati nella realizzazione di un disco che lo stesso Zifarelli non esita a definire come viaggio.

Spazi fisici, dunque: come quelli di alcune tra le principali capitali mondiali della musica (Parigi in particolare, ma anche New York e Londra) che hanno fatto da sfondo alla realizzazione dei contenuti artistici di questo album, durante i vari soggiorni che il chitarrista ha vissuto negli anni trascorsi.

Ma anche spazi temporali, perchè le ispirazioni raccolte in Music Unites corrono indietro anche di due decenni e oltre, investite e inevitabilmente influenzate dalle esperienze occorse sia nella vita personale dell’artista che nell’intero panorama mondiale in questo periodo che si potrebbe definire breve ma che a noi che l’abbiamo vissuto sembra così denso di situazioni e mutamenti.

Veniamo agli artisti che hanno preso parte a questo viaggio, perchè oltre alla raffinata chitarra di Rocco Zifarelli ci sono altri nomi di assoluto spessore nell’orbita jazz-fusion non soltanto ragionando nei termini dei confini nazionali.

Salta all’occhio la presenza di due punti di riferimento italiani del basso elettrico, vale a dire Pippo Matino e Dario Deidda, guest star nel ruolo prevalentemente occupato dall’abile Linley Marthe; alla batteria siede in quasi tutti i brani Paco Sery, diversi album all’attivo col grande Joe Zawinul, mentre le percussioni sono curate dal “nostrano” Giovanni Imparato.
Nel disco non trovano spazio soltanto quegli strumenti tradizionali che hanno fatto la storia del genere, perchè è frequente la presenza di loop e programmazioni, spesso in carico allo stesso Zifarelli che in diverse occasioni è affiancato dal DJ Yassine Daulne.

Non sfuggirà nemmeno ai più distratti il doppio (o triplo, guardando il numero di tracce) omaggio alla leggenda Ennio Morricone, del quale Zifarelli è apprezzato collaboratore da oltre vent’anni sia in sala d’incisione che nelle occasioni dal vivo: un tributo che si concretizza nei brani “Le Clan des Siciliens” e “The Untouchables” (quest’ultimo in due take differenti), interpretazioni di celebri temi cinematografici ideati dal Maestro.

Lo stesso autore fatica a definire con precisione il genere di riferimento dell’album, dando indicazioni che riportano alla fusion e al jazz-rock. Non è comunque importante nè utile dare una direttiva generale perchè all’interno del disco le atmosfere non scarseggiano mai e conducono anche a livello emotivo in un lungo viaggio di sensazioni e influenze.

È dunque davvero il caso di dire che si parte con “Northern Line“, prima traccia caratterizzata da un’introduzione acustica soffusamente accompagnata dalle percussioni di Imparato e subito sostenuta dall’evocativo vocal di Walter Ricci, per poi esplodere col robusto sostegno di fiati e synth.
Non lontana da queste impressioni ma rinforzata dal groove quasi jungle della batteria è la successiva “Aural” (della quale nel video qui sopra possiamo ascoltare una versione acustica), un brano in cui la tromba di Alex Sipiagin è circondata da uno strumentale a base fortemente elettronica.

Arriviamo poi al doppio tributo al Maestro, che inizia con una lenta “Le Clan Des Siciliens”, arricchita dal magistrale fraseggio al basso di Deidda ad alternarsi col non meno importante soloing di Zifarelli, per poi accelerare i bpm con il ritmo più serrato di “The Untouchables”, nella quale synth e programmazione si fanno sentire a dovere.

La suggestiva “Ballad for Mr. Kromback” è nata prendendo ispirazione dalla storia della chitarra Martin 015 del 1955 che è stata utilizzata anche nella registrazione, mentre con “Essential Blues” (nel video in una live performance al Guitar Summit 2019) si ritorna nel groove puro grazie alla prima apparizione di Matino, al vocal di Joe Bowie e agli interventi di Freddy Jay agli scratches.

Un altro omaggio a sfondo cinematografico è alla base di “With The Help Of God, Shine“, interpretazione di Zifarelli del tema del film “Shine” composto da David Hirschfelder, che per l’occasione ha preso la forma di una ballata in 9/4 impreziosita dagli inserti elettronici di Daulne; si ritorna a battere il piede con “Abidjan“, un brano dal carattere perentorio nel quale tutti i musicisti coinvolti si spingono verso il limite massimo della loro abilità tecnica.

Con il disco che si avvia verso la conclusione c’è tempo per una reprise di “Aural” in salsa completamente acustica e per una take alternativa di “The Untouchables” inspessita dalla maggiore presenza di elementi elettronici.

La Musica unisce: parola di Rocco Zifarelli

Music Unites è a ogni modo un contenuto di grande ispirazione, e pertanto difficile da “raccontare”. Siamo di fronte a un disco che è evidentemente il risultato di almeno due decenni di influenze ed esperienze, e di chissà quante migliaia di chilometri percorsi in tutto il mondo: l’unica cosa da fare è ritagliarsi un’oretta di tutta tranquillità da dedicare a un attento ascolto (meglio se in cuffia, un’esperienza estremamente coinvolgente) di questo viaggio su note.

Lo spessore creativo e tecnico di Rocco Zifarelli e la qualità dei musicisti coinvolti nel progetto rappresentano un’ampia garanzia anche per coloro che sono soliti coltivare scetticismi incalliti.

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