Qui, al Cavern Club i giovani Beatles hanno forgiato il loro stile tenendo tra il 1961 e il 1963 ben 292 concerti. Quel luogo, un’ex cantina ad archi e mattoni riconvertita a jazz club sul modello di certi locali parigini, è diventato il tempio della nuova musica quando ha cominciato a ospitare gruppi beat all’ora di pranzo.
“Non era che un buco puzzolente”, ha detto una volta il promoter Sam Leach che qui ci aveva portato i Fab Four, “eppure è diventato il locale rock numero 1 al mondo”.
Caduto in disgrazia una volta passata la Beatlemania, il Cavern Club è stato abbandonato nel ’73. Ricostruito una decina d’anni dopo (a pochi metri dalla vecchia sede e con un’architettura ispirata all’originale) il nuovo Cavern ha ripreso a far musica.
E, stasera, ospita un evento straordinario. Stipati, come ai vecchi tempi, 300 appassionati attendono il momento fatidico: Paul McCartney salirà nuovamente sul palco del Cavern, quasi 36 anni dopo la sua ultima esibizione con i Beatles.
A Chavasse Park hanno installato uno schermo gigante e sono attese 20.000 persone. Probabilmente, saranno milioni quelli che si collegheranno in streaming, via Internet. Il link on line, in realtà, non è dei migliori. Ma la band sì. Insieme a McCartney (a sorpresa) ci sono David Gilmour, la chitarra dei Pink Floyd, e Ian Paice, il leggendario batterista dei Deep Purple.
“Benvenuti al Cavern”, dice Sir Paul, “era da un po’ che non ci venivo …”. E subito parte con “Honey Hush”, un classico di Big Joe Turner, cui segue una infilata di hit di rock ‘n’ roll dei Fifties, da Little Richard a Chuck Berry.
Dopo meno di 50 minuti, sulle note di “Party”, canzone cantata anche da Elvis, sul palco del Cavern cala il sipario.
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