L’atmosfera è lugubre, l’intensità fuori dal comune. Spogliate dalla loro corazza elettrica, le esecuzioni mettono a nudo la bontà del songwriting di Kurt Cobain, che conquista nuovi appassionati.
Il batterista Dave Grohl usa spazzole e bacchette imbottite che gli ha regalato nel pomeriggio un produttore di MTV, nella speranza che non picchi troppo duramente; Krist Novoselic suona un basso semiacustico preso in affitto; Cobain maneggia una Martin D-18 cui ha aggiunto un terzo pickup.
Il cantante è preoccupato: continua a ripetere che il pubblico non si divertirà e placa l’ansia con l’eroina. MTV insiste affinché vengano suonati i grandi successi e invece i Nirvana infarciscono il set di cover dei loro artisti preferiti, dai Vaselines a Leadbelly passando per David Bowie e i Meat Puppets, che si uniscono alla session. Cobain cura in prima persona la scenografia e vuole esibirsi circondato da gigli bianchi e candele scure.
“Dovrà essere come un funerale“, spiega.
A seguito della sua morte, avvenuta dopo soli cinque mesi, lo show Unplugged diventa il testamento dei Nirvana, un’ironia per un gruppo noto per i concerti elettrici, rocamboleschi e assordanti.
Aggiungi Commento