Non si tratta di roba da poco, sono i nastri originali di alcune delle più importanti registrazioni dei Beatles, trafugate dagli Abbey Road Studios e da allora mai più viste in circolazione.
Ma andiamo con ordine e raccontiamo la storia di questa vasta operazione che prende il nome di “Operation Acetone“, che a noi ricorda simpaticamente la disneyana Operazione Gatto, ma qui abbiamo a che fare con ben più serie indagini.
Magari se volete, è il momento giusto di mettere su l’album Let It Be come sottofondo a questa lettura.
La Operation Acetone è stata una vasta investigazione condotta dalla International Federation of the Phonographic Industry insieme alla polizia londinese, in particolare la Central Detective Unit, che aveva appunto come fine quello di ritrovare e recupare i nastri analogici sottratti dai famosi studi di registrazione di Abbey Road tra la fine degli anni ’60 e i ’70.
Basti pensare che il grande produttore George Martin, il “quinto Beatles”, dovette ricorrere ad alcune versioni bootleg in suo possesso (con grande lavoro di ripulitura delle tracce) per la preparazione della serie di cd “Anthology” dedicata alla band, proprio perché gli originali non erano più rintracciabili.
Questo, per i fan più accaniti dei Beatles, non è certo un mistero, perché in 30 anni sono stati letteralmente sommersi da bootleg contenenti alcune o molte registrazioni ottenute clandestinamente, a partire da quel Kum Back pubblicato già nel settembre del 1969 (uno dei primi dischi pirata in assoluto) e contenente alcuni missaggi preliminari del disco, fino a vere e proprie “collection” come quell’Artifacts da ben 5 compact disc con oltre 100 brani rubati.
Il primo passo dell’investigazione portò nel gennaio 2003 al recupero di 500 nastri circa per un totale di 80 ore di registrazione tra cui le session di Get Back/Let It Be e circa 200 cover.
Le “Get Back Sessions” sono tra l’altro uno spaccato molto importante nella storia dei Beatles, “Get Back” doveva essere il titolo dell’album in origine, le sessioni furono riprese da telecamere in previsione di un film che avesse come focus l’aspetto creativo della band. Film-documentario mai uscito, forse anche perché più che la creazione della musica avrebbe sottolineato il clima non proprio sereno (eufemismo) dei rapporti tra i 4 baronetti (a partire dal the Yoko Ono incident…).
Ma ci stiamo dilungando, torniamo alle nostre operazioni di polizia.
Perché prima o poi qualcuno un passo falso avrebbe dovuto compierlo. E così è stato, in quel di gennaio, per 5 persone, di cui 3 rintracciate in Olanda e 2 fermate a Londra, che stavano tentando di (ri)vendere i nastri proprio alla casa discografica originale, la EMI, per una cifra di 270,000 sterline.
Così, mentre alcuni agenti in finte vesti parlavano con un uomo e una donna a Londra, mostrando una parte del denaro, altri erano ad Amsterdam con gli altri 3 complici, che avevano i nastri, portando con sé la somma restante.
Un piano che forse la banda dei 5 considerava “diabolico”, ma che si è dimostrato assai ingenuo.
Ovviamente, l’operazione e il conseguente arresto non solo ha consentito di recuperare le registrazioni, ma anche di dare un duro colpo alla loro pirateria, considerando che solo il mese prima si erano sequestrati circa 30mila cd delle sessions (ma è ben più alto il numero delle copie in circolazione).
Photo by West Midlands Police – CC BY 2.0
Nel giorno in cui invece vi sto scrivendo, 14 anni fa, un altro vittorioso colpo fu assestato in Australia (ben lontani dai lidi londinesi, ciò fa capire quanto fosse vasto da sempre il mercato della pirateria).
Questa volta furono ritrovati i master dei missaggi mono del White Album e nastri di outtakes di Abbey Road. Le registrazioni, una volta analizzate, stabilirono la presenza sia di originali che di copie effettuate in studio.
L’annuncio di vendita era stato messo su un giornale locale di Sidney ma il 27enne fermato fu poi rilasciato in quanto aveva acquistato i nastri durante una fiera anni prima e ovviamente, anche data l’età, nulla aveva a che fare con il furto originale.
Un vero e proprio copione poliziesco insomma, che ha portato gli agenti in giro per l’intero pianeta, mentre la musica dei Beatles resterà sempre vagante Across the Universe*.
(*lo prometto, mi farò perdonare in qualche prossimo articolo per questo assurdo gioco di parole finale, NdA)
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