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Streaming 2.0: rivoluzione o macchina da soldi per i grandi player?

Un nuovo modello di business per il mercato musicale si affaccia all'orizzonte, ma è oro quel che luccica? Gli artisti indipendenti avranno vita facile o molto più complicata?

Il mercato della musica in streaming sta per vivere un grande cambiamento epocale con l’arrivo dello Streaming 2.0. Questa nuova fase, spinta da giganti come Universal Music Group (UMG), mira a ridefinire le modalità di fruizione e monetizzazione della musica.

L’obiettivo dichiarato è quello di massimizzare i ricavi sfruttando il potenziale dei superfan, ossia gli utenti disposti a pagare per contenuti esclusivi, esperienze personalizzate e accesso diretto ai loro artisti preferiti.

Questo, nelle premesse, sembra essere un “vinciamo tutti”, per quanto riguarda i guadagni aumentati per major ma anche per gli artisti, più un nuovo e più alto livello di soddisfazione dei fan.
Ma dietro a questa evoluzione si nasconde un meccanismo complesso che rischia di stravolgere il panorama musicale, con il rischio di penalizzare soprattutto gli artisti indipendenti.

Il ruolo delle major

Al centro di questo cambiamento c’è UMG, guidata da Lucian Grainge, una delle figure più influenti nel settore musicale. Negli ultimi anni, UMG ha stretto accordi strategici pluriennali con piattaforme di streaming come Spotify e Amazon Music.

L’idea è semplice: sfruttare i dati e la segmentazione del pubblico per offrire livelli di abbonamento personalizzati e contenuti premium dedicati ai fan più fedeli. È una strategia che, almeno sulla carta, promette di portare nuovi introiti, ma solleva anche dubbi sulla sua sostenibilità e sui suoi effetti sull’equilibrio del mercato.

Dalla segmentazione al superfan

Il concetto di superfan è centrale nello Streaming 2.0. Non è un’idea nuova: sin dagli anni ’60, il coinvolgimento diretto dei fan era fondamentale per costruire carriere di successo.
All’epoca, il contatto era diretto, senza intermediari o algoritmi, e avveniva attraverso fan mail e interazioni personali. Oggi, invece, la relazione tra artista e pubblico è spesso filtrata dalle piattaforme digitali, che controllano l’accesso ai fan (e di conseguenza hanno in mano tutti i loro dati e la storia delle loro ricerche, ascolti, etc…).

Lo Streaming 2.0 cerca di replicare quell’intimità dell’epoca passata con strumenti moderni, sfruttando le tecnologie digitali per creare esperienze uniche e offerte su misura.
I fan più coinvolti potranno, cioè, accedere a contenuti esclusivi come dietro le quinte, merchandise limitato ed eventi privati.

Indipendenti… o dimenticati?

Uno degli aspetti più critici del passaggio allo Streaming 2.0 riguarda il destino degli artisti indipendenti. La forza degli indipendenti, fino ad oggi, risiedeva nella capacità di costruire relazioni dirette con i fan attraverso social media, vendite dirette e piattaforme alternative.
Ma con le major che entrano anche nel campo della distribuzione indipendente – come dimostrano le recenti mosse di PIAS e Downtown Music Holdings – lo spazio rischia di restringersi e non di poco.

Un esempio emblematico è rappresentato da artisti come Nipsey Hussle, che ha rivoluzionato il modello di business vendendo il suo mixtape a 100 dollari e introducendo il concetto del “proud 2 pay”. Questo approccio è stato ripreso da altri artisti indipendenti, come La Russell, che utilizzano modelli di pagamento flessibili per creare connessioni autentiche con i loro fan.
Tuttavia, le major stanno cercando di appropriarsi di queste strategie, adattandole ai loro interessi e integrandole nei loro modelli di business.

Il controllo dei dati: la chiave per il successo

Uno dei temi più dibattuti nello Streaming 2.0 è il controllo dei dati degli utenti. Attualmente, molti artisti utilizzano strumenti come il pre-save su Spotify per promuovere le loro uscite, ma questo metodo ha dei limiti significativi.
Quando un fan pre-salva un brano su Spotify, i dati raccolti (nome, email, comportamento di ascolto) vengono trattenuti dalla piattaforma, non dall’artista. Questo significa che le piattaforme hanno il controllo totale sulla relazione con il fan, lasciando agli artisti solo statistiche piuttosto impersonali.

Alcuni artisti indipendenti stanno già cercando di ribaltare questa dinamica creando pagine web personali o landing page per raccogliere direttamente i dati dei fan, come numeri di telefono ed email.
Questo consente loro di mantenere un contatto diretto e di inviare notifiche personalizzate per l’uscita di nuovi brani o eventi, senza dipendere dagli algoritmi delle piattaforme.

La strategia delle major: monetizzare… tutto!

Le major stanno puntando su una strategia a 360 gradi, che non si limita alla semplice vendita di musica. L’obiettivo è quello di monetizzare ogni aspetto dell’esperienza del fan, dai contenuti digitali ai prodotti fisici come vinili, merchandise e biglietti per concerti esclusivi.

Secondo le stime di UMG, il segmento dei superfan rappresenta una delle aree di crescita più promettenti, con un potenziale di un miliardo di abbonati globali entro il 2028.

Con l’introduzione di abbonamenti premium e contenuti esclusivi, il mercato rischia di frammentarsi ulteriormente. Gli utenti potrebbero essere costretti a sottoscrivere molteplici abbonamenti per accedere a tutta la musica desiderata, aumentando i costi e riducendo la libertà di scelta.
Questo fenomeno è già visibile nel settore dello streaming video, dove piattaforme come Netflix, Disney+ e HBO Max competono per i contenuti esclusivi, costringendo gli utenti a dividersi tra più servizi (e pagare di più).

Modelli alternativi

Nonostante le sfide, gli artisti indipendenti hanno ancora delle opportunità. I modelli di successo sviluppati da pionieri come Nipsey Hussle dimostrano che è possibile costruire una carriera sostenibile anche senza il supporto delle major. La chiave è l’autonomia nella gestione dei dati e l’adozione di modelli innovativi che favoriscono il coinvolgimento diretto dei fan.

Ad esempio, la creazione di drop page personalizzate (pagina web temporanea e/o dedicata a eventi specifici, campagne di marketing e lanci di prodotti esclusivi) consente agli artisti di raccogliere informazioni preziose sui fan e di utilizzarle per strategie di marketing mirate.

Inoltre, l’utilizzo di piattaforme alternative per la distribuzione musicale, come Bandcamp o Patreon, offre agli artisti la possibilità di monetizzare direttamente il proprio lavoro senza intermediari.

Una sfida aperta

Lo Streaming 2.0 rappresenta una svolta cruciale per il settore musicale. Se da un lato le major si preparano a raccogliere i frutti di questo nuovo modello, dall’altro gli artisti indipendenti dovranno adattarsi rapidamente per non essere esclusi dal gioco.

La battaglia per il controllo dei dati e la creazione di relazioni dirette con i fan sarà fondamentale per il successo futuro. In questo scenario complesso, chi saprà innovare e costruire strategie alternative avrà la possibilità di emergere, in un mercato sempre più dominato dai grandi player.



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