Solo pianoforte perché questo basta per far esprimere al meglio Rick Wakeman in una delle tre date italiane del maggio 2017, Torino, Milano e Roma. Reduce dalla pubblicazione di Piano Portraits – centesimo album della sua lunga carriera nel quale ha rivisitato brani di musica classica ma anche celebri pezzi rock con il suo strumento – l’ex tastierista degli Yes primeggia per circa un’ora e mezza con il suo tocco da maestro.
La scaletta prevede brani da lui stesso scritti o suonati in varie fasi della sua vita artistica, come “Catherine of Aragon” e “Catherine Howard” (due delle sei mogli di Enrico VIII e quindi due tracce dal suo celebre concept The Six Wives of Henry VIII).
E c’è posto inoltre anche per “Arthur” e per alcuni brani degli Yes tipo “And You And I” o “Wonderous Stories” o, prima ancora, per “The Meeting” di Anderson, Bruford, Wakeman e Howe, formazione con cui Jon Anderson aveva tentato di rifondare il nucleo storico della band progressive, i cui membri ancora viventi si sono ritrovati peraltro il mese scorso al Barclays Center di Brooklyn, per la prima volta dall’”Union Tour” del 1992, in occasione dell’ingresso nella Rock & Roll Hall Of Fame.
La lunga chioma bionda è sempre ferma, lì al suo posto. Le mani invece danzano sul pianoforte. Di lato poi c’è un microfono che Rick Wakeman impugna spesso per introdurre i brani, ma anche per scherzare col pubblico o per ricordare l’incontro con Cat Stevens prima di eseguire “Morning Has Broken” o quello con David Bowie verso la fine del live prima di suonare “Space Oddity” e “Life On Mars?”.
A proposito di quest’ultimo brano, Wakeman ha descritto la generosità di David Bowie che per la prima volta gli fece ascoltare “Life On Mars?” solo con voce e chitarra e gli chiese di scrivere un assolo col piano per il celebre pezzo contenuto in Hunky Dory. Prima dei bis, due brani non scritti da Wakeman (oltre al “Canone di Pachelbel” in apertura) e cioè “Help!” ed “Eleanor Rigby” dei Beatles.
Come accaduto anche per gli altri pezzi, che nel corso del live non sono stati suonati in chiave strettamente prog e allo stesso tempo sono stati rivisitati senza stravolgere le strutture originali, per l’ultimo brano dei Fab Four l’ex tastierista degli Yes è andato oltre e ha deciso di suonarlo in stile Prokofiev, come gli faceva fare uno dei suoi insegnanti del Royal College of Music quando gli assegnava come esercizio quello di suonare partiture di un compositore nello stile di un altro compositore.
E poi, spiega scherzando, che ha voluto eseguire “Eleanor Rigby” in questo modo per due motivi: perché Prokofiev è morto e quindi non gli potrebbe dire nulla e perché Paul McCartney non è mai voluto andare a un suo concerto e chissà che non lo riesca a convincere così. In fondo gli basta solo un pianoforte… Leonardo Follieri
Scaletta del concerto:
- Pachelbel’s Canon (Johann Pachelbel cover)
- Catherine of Aragon
- Catherine Howard
- Morning Has Broken (Cat Stevens cover)
- The Meeting (Anderson Bruford Wakeman Howe song)
- And You and I (Yes song)
- Wonderous Stories (Yes song)
- Children of Chernobyl
- Arthur
- Guinevere
- The Last Battle
- Space Oddity (David Bowie cover)
- Life on Mars? (David Bowie cover)
- Help! (The Beatles cover)
- Eleanor Rigby (The Beatles cover)
- Merlin the Magician
- After the Ball
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