Oggi con estremo piacere vi segnalo il disco Norah di Antonio Gambacorta, bluesman italianissimo, chitarrista e cantante di Teramo, che ho avuto il piacere di conoscere durante la prima edizione del Rome Guitar Night, e di cui sarà ospite anche nella prossima edizione del 23 ottobre.
Come avete notato, per deformazione professionale, ho descritto Antonio prima come chitarrista e poi come cantante, in realtà sono molto combattuto nello scegliere quale aggettivo gli si addica meglio, perchè quando avrete sentito Antonio Gambacorta starete molto tempo a cercare di decidere se sia più bravo nel suonare la chitarra o nel cantare.
Si cari amici, devo essere sincero, sia sul palco del Guitar Night, sia ascoltando il suo disco, la voce di Antonio vi farà sgranare gli occhi (e le orecchie) riportandovi in un perfetto mondo Blues, in cui l’autore di Norah si trova a perfetto agio, dimostrando di aver digerito e metabolizzato in maniera perfetta un intero linguaggio.
In effetti il disco è un vero e proprio tributo al Blues, in quanto sui dieci brani presenti, tre sono quelli originali composti dall’autore, mentre gli altri sono degli omaggi ai grandi del Blues, dal Padre di tutti i bluesman Robert Johnson, a Howlin Wolf, a Riley B. King a Sean Costello.
Il disco si apre proprio con uno storico brano di Robert Johnson, “Milkcow’s calf Blues” , datato 1937, che il nostro Antonio interpreta in maniera rispettosa e personale, dimostrando subito di padroneggiare uno stile così complesso come il Blues.
Il secondo brano, “Black tone”, è invece uno dei tre brani originali di Gambacorta, il cui sound non sfigura affatto dopo aver ascoltato un classico del sommo Johnson nella precedente traccia; qui si respira un sound più moderno dove si sente viva l’influenza del primo Robben Ford, sia nelle parti cantate sia nei riff di chitarra.
La terza traccia “Travelling riverside Blues” è un altro brano di Johnson, qui spicca la voce del nostro Antonio che canta in maniera impeccabile e personalmente emozionante; suono della Gibson Les Paul la fa da padrone e rende ovviamente più moderno un classico del “genere”.
Il brano successivo, “It’s My own fault” è un omaggio a Riley King, c’è poco da dire e molto da ascoltare in questo brano, i “Call and Response” tra voce e chitarra sono davvero efficaci.
Howlin’ Wolf è invece tributato nel quinto brano attraverso un suo classico “Evil is going on”, registrato originariamente nel 1954, composto da Willie Dixon, e diventato uno dei c.d. “Chicago Blues Standard“.
La sesta traccia “You told me a lie” è una ballad di Sean Costello, bluesman morto prematuramente a soli 28 anni nel 2008, uno dei più talentuosi interpreti del blues, forse poco conosciuto ai più. Anche qui è davvero apprezzabile l’interpretazione di Gambacorta.
Nel brano successivo ritorna Howlin’ Wolf con un suo altro super classico, “Killing Floor”, diventato negli anni un vero e proprio Standard ed inserito nella Blues Fondation Hall of Fame.
“Earthquake addicted” è il secondo dei tre brani originali presenti nel disco, dove l’autore dimostra di conoscere ed utilizzare perfettamente le armonizzazioni più moderne presenti nel Blues; notevole il suo assolo che profuma di Robben Ford.
Negli ultimi due brani troviamo un altro omaggio a Robert Johnson (“Kind Hearted Woman Blues”) dove il nostro amico canta in maniera davvero esemplare, inoltre dal suo modo di suonare la chitarra trasmette il grandissimo rispetto che nutre per il Padre del Blues.
Arriviamo poi all’ultimo brano, che, come tutti quelli originali dell’autore, è caratterizzato anche dall’inconfondibile suono dell’hammond e del rhodes; bellissime le chitarre in questo brano, sia per suono che per groove.
L’album si conclude con la ghost track, nonchè title track “Norah“, che lo stesso autore definisce: “un’aria improvvisata in studio, buona la prima.
Come mi è già successo in precedenza per altri amici e colleghi, non è facile esprimere pareri senza dare l’impressione di essere influenzati da rapporti ultra-musicali; ma non ho dubbi nel dire che siamo di fronte ad un bel disco, dove Antonio dimostra di padroneggiare il linguaggio e lo stile del Blues, quello vero, quello classico, quello che ha fatto la storia della musica.
Mi voglio ripetere ma devo sottolineare ancora che Antonio Gambacorta è davvero un cantante bravissimo, con una voce “personale” non scontata e tra le migliori ascoltate ultimamente.
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