“Tesoro… mi si sono cresciuti i ragazzi!” Non c’è niente da fare, concessioni di citazionismo pop a parte, il primo seminale album dei Bud Spencer Blues Explosion era grezzo, popolarmente geniale e dritto nello stomaco, ma cosa succederebbe se a tutto ciò si sommasse la maturità guadagnata su un numero di palcoscenici non facilmente quantificabile?
“Do It”, questo è il risultato.
Il genio malato che animava le acide trame dell’omonimo album di debutto è sempre vivo e più che mai prolifico, a domarlo è arrivato il chilometraggio. Adriano e Cesare sono sempre incessantemente in tour, sempre insieme strumenti alla mano, questo è il vero scarto dal precedente disco. Dare un seguito a “BSBE” non era assolutamente cosa facile, un po’ come andare a trovare una donna dopo che Rocco Siffredi è appena passato, citando un’altra conoscenza del mondo chitarristico italiano. “Do It” con “Sei più del minimo”, parte a mille esattamente come volevamo, e si snoda lungo dieci pezzi che odorano sempre un po’ di Delta.
Visto il successo dell’altro progetto di Viterbini, i Black Friday, un po’ c’era da aspettarselo.
Nessuna doppia copia però, perché i Bud Spencer mantengono sempre intatta la loro identità, ad arricchirla giungono però nuovi strumenti lungo il long play, come nella canzone “Cerco il tuo soffio” dove la primordialità del duo viene spezzata, regalandoci così il vero e proprio capolavoro del disco anche a livello testuale.
Sembra un po’ la svolta presa dai Black Keys, andati via via implementando il proprio sound con svariate contaminazioni esterne, il paragone viene naturale, forse perché i Bud Spencer sono la vera risposta nostrana, e non solo, al duo di Akron.
Con “Do It” più di prima, i Bud hanno creato attorno a se una linea di demarcazione non ben definita che li eleva in un cerchio d’esclusività che pochi possono vantare nel nostro paese.
Forse sta in quell’impossibilità di definizione il dannatissimo motivo del fenomeno Bud.
“Rottami” a metà disco, rispolvera una vena un po’ heavy nel suo riff portante, con una chitarra che ha spesso e volentieri nell’indole un’attitudine scratch, ma arriva poi una punta di slide a rompere le convenzioni e portarci alla traccia successiva. “Jesus Is On The Mainline” è il titolo della canzone che vede partecipe anche Stefano Tavernese in un bellissimo slide blues. Brano gospel popolare proveniente dal Mississippi portato alla fama da Ry Cooder, in passato già rivisto da Aerosmith e Norman Hutchins, tanto per dirne altri due.
Il blues torna a farla da padrona in diversi momenti di questo “Do It”, come succede in “Dio odia i tristi”, ma in qualche sfumatura chitarristica, vocale o parte di batteria, ne esce sempre modificato e contaminato, soprattutto dall’italianità che in fin dei conti è vero punto di forza della band, e di questi tempi non è così scontato. “L’onda” innalza nuovamente la tensione di questo LP, dando via alla sferzata finale, seguita poi dalle energiche “Squarciagola” e “Hamburger”.
È un disco che invita al movimento del capo in dodici battute, meglio se aiutato dal tamburellare delle dita su qualche plastica risonante, apoteosi eseguendo il tutto ad alto volume al volante durante un viaggio di qualche bel chilometro.
In chiusura del disco troviamo la ballad “Mi addormenterò”, una delle vere perle della carriera dei Bud Spencer e forse epitaffio di questo nuovo disco. I Bud non si sono rammolliti, non travisiamo le cose, e nemmeno hanno abbandonato la loro strada. La maturità anche testuale di diversi brani lo dimostra senza esitazioni, la forza dirompente c’è ancora, ma Adriano e Cesare ne sono ora indiscussi padroni.
Capaci di incanalare tutti i propri punti di forza nella giusta direzione, sono stati in grado di scrivere un disco che, senza discostarsi troppo dalle linee tracciate, trova collocazione in un mondo diverso da quello di “BSBE” pur continuando ad esserne logica conseguenza.
Le tinte sono indefinite, come dietro ad un vetro bagnato da una giornata di pioggia, in ogni canzone traspare un po’ della sofferenza quotidiana e talvolta della difficoltà d’essere, arrivando poi però finalmente ad intravedere qualche raggio di sole dietro l’angolo.
Visti i tempi che corrono, un po’ di sole a rompere i giorni di pioggia non può far altro che bene.
Tracklist:
Francesco “edward84” Sicheri
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