Eventi, cambi di rotta, decisioni
«Scrivo per diletto da sempre. La scrittura mi piace perché sa di suono» (Fresu P., 2011). Ho iniziato a scrivere il giorno stesso in cui ho imparato a farlo. Continuo a farlo da quel giorno, non solo per diletto, ma per un’esigenza interna. Molto spesso per piacere, altre volte per esorcizzare il dolore. È curioso vedere come, nell’arte le persone siano più vicine di quanto sembri.
Fresu racconta che, visibilmente scosso, scese dall’aereo. Poche ore prima, in modo del tutto inconsapevole, aveva rischiato di morire.
Questo pensiero lo accompagnerà per un po’ di tempo, si trasformerà, gli darà modo di scrivere il libro di cui oggi vi parlo. Un ricordo, confuso e sfumato, assume un ruolo protagonista nella vita di un uomo, ne cambia, forse per un piccolo tratto, il cammino.
Avrebbe potuto interrompere per sempre la sua vita. Ne ha fatto il motivo per raccontarla.
La vita di Fresu, come le vite degli autori dei libri precedenti, è fatta di incontri, di occasioni, di possibilità. Un gioco di intrecci nel quale sono immerso da tempo.
Temo non me ne libererò tanto facilmente, a patto che voglia veramente liberarmene (tra me e me sorrido sarcastico guardando oltre il monitor del mio portatile).
Onde concentriche
Mi rendo conto che non sto scrivendo, come già per altro annunciato, delle vere e proprie recensioni, ma raccolgo impressioni che sono emerse dalla lettura di questi testi e che, a distanza di anni, mi hanno accompagnato. Vorrei quindi approfittarne per gettare alcune di queste riflessioni, proprio come si getta un sasso in un lago.
Un’onda concentrica si allarga e si espande, fino a che la sua energia non si spegne.
Ogni libro sarà un sasso lanciato in un lago. Tuttavia l’immagine non è calzante. Alcuni testi hanno continuato ad alimentare, inconsciamente, energia dentro di me, a muovere immagini, a costruire legami, connessioni, pensieri e riflessioni. Quanto lontano possono arrivare le onde create lanciando un sasso in un lago? Non ne ho la più pallida idea.
Immagino tuttavia che, in un modo a me segreto, continuino a muoversi, che piano piano, prima o poi, l’energia sprigionata da un piccolo evento possa trasformarsi in qualcosa di grande da un’altra parte del mondo. L’effetto del battito d’ali di una farfalla.
Berchidda e il jazz
A Berchidda, un piccolo paese in provincia di Olbia, un ragazzo conobbe il jazz. Come ci era arrivato in quel luogo il jazz non lo so. Quello che ho potuto conoscere è stata la storia di quel ragazzo che vi è nato in quel paese. «A me stesso, allora, rispondo che non sarei diventato un jazzista se a Berchidda non ci fosse stata la banda musicale e se i miei genitori non fossero stati saggi e appassionati di musica» (Fresu P., 2011).
Forse in quei luoghi il jazz c’è sempre stato. Di certo non sono mancati i suoni, le melodie, l’anima mediterranea del vento, prima ancora che del mare. Le voci animate di un luogo antico come il tempo. Come il vento, che non trova mai casa su un’isola, anche l’animo di Fresu cerca una casa, che non sia un porto sicuro, ma una strada da percorrere, un linguaggio per esprimersi. La musica ormai è presente nella sua esistenza, insieme alla sua compagna di viaggio, la tromba. Forse più che una strada, od una casa, era in cerca di una guida.
«Insieme agli altri del gruppo decidemmo di studiare Autumn Leaves […]» racconta Fresu nel capitolo dedicato a Miles Davis. Un amico gli duplicò una cassetta con la versione di Davis. Fresu dice di conoscere bene il tema del brano perché già lo suonava, ma nella cassetta che gli avevano registrato, non era presente il brano.
Quando rivide i suo amici, dopo aver ascoltato per una settimana la cassetta, senza tuttavia riconoscere il tema, disse che si erano sbagliati. Gli amici sorrisero e cercando di non urtare la sua sensibilità, fecero notare all’amico che quella era la più bella versione di Autumn Leaves mai eseguita.
Il maestro
«Era la versione registrata dal vivo al festival di Antibes – Juan-les-Pins nel luglio del 1963 […] e io non avevo capito niente. Capii però in quell’istante la vera essenza del jazz, che è la vera libertà, e Miles Davis divenne il grande maestro che avrei seguito per tutta la vita» (Fresu P., 2011).
Certi avvenimenti ti segnano per sempre, difficilmente riesci a scrollarteli di dosso. In quel preciso istante Fresu ha avuto un’illuminazione, ma ha anche compiuto una scelta: ha scelto un maestro.
Giorgio Colli (1917 – 1979), filosofo italiano, in alcune pagine dedicate a Nietzsche, commenta il testo nietzscheano “Schopenhauer come educatore” in poche e rapide pagine. Il filosofo si esprime così:
«Questo non è un libro distensivo, non si rivolge a coloro che leggono per riposarsi. E neppure a chi legge per estendere le sue cognizioni. È uno scritto destinato a chi ha ancora qualcosa da decidere, sulla sua vita e sul suo atteggiamento di fronte alla cultura. Quando sentiamo in noi una simile incertezza, il desiderio di muovere i primi passi e il bisogno di una guida che ci sorregga, allora arte, scienza, filosofia, possono indirizzare la nostra vita, purché prendano la figura di una persona, che incuta in noi rispetto e ammirazione. È scegliendo un maestro che cominciamo a diventare qualcosa, e ciò per la modestia dell’atto, che attenua l’orgoglio giovanile, e per la fiducia nel sostegno, che da fermezza al nostro incedere» (Colli G., 1980).
Fresu ha scelto il suo maestro, che lo accompagnerà per tutta la vita. Noi li abbiamo scelti i nostri maestri? Quali sono stati? Dove sono? Vicini oppure lontani nel tempo e nello spazio?
Poco importa tutto ciò, quello che ho apprezzato nelle pagine di Fresu ed in quelle di Colli, è stata l’emozione di scoprire di poter avere una guida.
Un faro ben chiaro che ci possa guidare, non tracciare il cammino. Indicare una direzione, non spianare la strada. Sostenerci nell’errore, non evitarci il fallimento. Questo libro lo consiglio a chiunque sia ancora in cerca ed in ricerca, a chiunque abbia trovato nella sua vita un insegnamento inaspettato, da un maestro che non avrebbe mai immaginato di trovare.
Lo dedico anche a chi è un maestro e sente la responsabilità della guida, la fatica dell’educare, che sa benissimo non essere solo dare nozioni, ma quanto più alimentare la fiamma della conoscenza.
Buona Lettura.
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