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Pink Floyd – Ummagumma

Ummagumma rappresenta un disco fondamentale nella storia floydiana, perchè ne segna una svolta ed un'evoluzione importante. 1969, la dipartita di Syd Barrett risale ormai a due anni prima, ma buona parte dei fan è rimasta indissolubilmente legata alla sua musica visionaria e progressiva, e ne sente nostalgia. I Pink

Ummagumma rappresenta un disco fondamentale nella storia floydiana, perchè ne segna una svolta ed un’evoluzione importante. 1969, la dipartita di Syd Barrett risale ormai a due anni prima, ma buona parte dei fan è rimasta indissolubilmente legata alla sua musica visionaria e progressiva, e ne sente nostalgia. I Pink Floyd, alle prese con il nuovo album, si trovano così a dover decidere se pubblicare un disco di “revival” o cercare nuove (ma rischiose) strade autonome per la propria musica. La soluzione è l’idea di un album doppio, con un disco che raccolga le ultime esibizioni live più ispirate della band e un altro che proponga brani nuovi ed esperimenti inediti. Come dire: i Pink Floyd non hanno dimenticato le proprie radici underground ma vogliono continuare ad esistere e ad evolversi. Live Album Il disco live di Ummagumma, unica testimonianza ufficiale dei primi Pink Floyd in concerto (insieme al video Live At Pompei), comprende quattro grandi performances registrate dal vivo dopo la partenza di Barrett; quattro cavalli di battaglia delle ordinarie esibizioni in pubblico del gruppo. La versione di Astronomy Domine è certamente più completa e coinvolgente dell’originale incisa su The Piper At The Gates Of Dawn. La prestazione di David Gilmour alla chitarra, soprattutto, non ha nulla da invidiare a quelle del predecessore Syd, suo amico e maestro. La performance floydiana in Careful With That Axe, Eugene (originariamente pubblicata come singolo), è il vero capolavoro di tutto il disco. Il tono cadenzato scandito dal re di basso suonato alternatamente su due ottave diverse, si intreccia con le splendide frasi modali dell’organo di Wright prima del folle urlo di Waters al microfono che dà il via ad una spettacolare lezione di improvvisazione chitarristica ad opera di Gilmour, che ancora una volta non fa rimpiangere la folle genialità di Syd Barrett. Anche Set The Controls For The Heart Of The Sun, da A Saucerful Of Secrets, ha più spazio per svilupparsi qui rispetto all’album originale. Ancora una volta è l’organo ad essere protagonista in questa ipnotica canzone dal significato oscuro. Chiude il disco l’eccezionale versione di A Saucerful Of Secrets, title track del precedente album dei Floyd. La piccola sinfonia rock suddivisa in quattro movimenti esalta il grande affiatamento della band, capace di dosare sapientemente volumi, echi, riverberi, timbri e suggestive parti improvvisate. Il trascinante coro finale conclude il brano e lascia all’ascoltatore la certezza di avere fra le mani uno fra i più incredibili dischi della storia. Studio Album I Pink Floyd, in questo clima di riflessione sul proprio futuro, decidono di suddividersi il lavoro di ricerca di una nuova musica e di una rinnovata identità prendendosi carico ciascuno di un quarto dello Studio Album. Ognuno, separatamente ed autonomamente dagli altri, avrebbe perciò composto e suonato i propri pezzi avendo a disposizione mezza facciata del vinile. Il contributo di Richard Wright è una sinfonia imperniata ovviamente sulle tastiere e intitolata Sysyphus, dal nome del mitologico personaggio dannato a spingere una grossa pietra in vetta a una montagna per vederla cadere sul versante opposto e dover ricominciare l’inutile fatica. I toni del brano (suddiviso in quattro movimenti), effettivamente richiamano lo sforzo proverbiale di Sisifo; l’atmosfera è cupa, maestosa e pesante, e gli accordi dell’organo si alternano ad impovvisazioni al piano, aperto e suonato sperimentalmente come arpa o xilofono. Il lavoro di Waters, suddiviso in due brani, occupa il secondo quarto del disco. Grantchester Meadows è una delicatissima ballata dal tono bucolico e sognante, cantata con voce sommessa, chitarra acustica e riempita di voci della natura: api che ronzano, uccelli che cinguettano, acqua che scorre. Il pezzo più sconvolgente di tutto il disco è certamente Several Species Of Small Furry Animals Gathered Together In A Cave And Grooving With A Pict, quasi inascoltabile. Una misteriosa voce che ripete a loop una frase incomprensibile e un indistinguibile chiacchierio di fondo rappresentano i sostanziali contenuti di questo enigmatico esperimento sonoro. The Narrow Way, opera di Gilmour, è divisa in tre parti nelle quali il cantato si alterna a gustose frasi di chitarra acustica ed elettrica che Gilmour riproporrà con successo anche in Alan’s Psychedelic Breakfast, contenuta in Atom Heart Mother. Nonostante il chitarrista, che in questo caso suona anche basso e batteria, si sia detto insoddisfatto di The Narrow Way, il suo apporto all’album è quantomeno apprezzabile. Nick Mason incentra la sua The Grand Vizier’s Garden Party sull’uso più disparato delle percussioni e della batteria, e ne risulta un contributo semplice ma genuino, davvero interessante per l’inventiva. Ai propri strumenti, Mason aggiunge il flauto suonato dalla moglie Lindy, che con le sue note chiude dolcemente lo Studio Album. Mentre per il primo disco live si può essere pressochè sicuri di avere a che fare con qualcosa di straordinario, l’interpretazione e il giudizio sui singoli esperimenti dello Studio Album non sono affatto univoci. Probabilmente non si tratta di capolavori, ma queste incisioni aprono la strada a nuove meravigliose pagine della storia dei Pink Floyd.STUDIO ALBUM:

  • Astronomy Domine
  • Careful With That Axe, Eugene
  • Set The Controls For The Heart Of The Sun
  • A Saucerful Of Secrets
  • Something Else
  • Syncopated Pandemonium
  • Storm Signal
  • Celestial Voices
  • LIVE ALBUM:

  • Sysyphus – Part 1
  • Sysyphus – Part 2
  • Sysyphus – Part 3
  • Sysyphus – Part 3
  • Grantchester Meadows
  • Several Species Of Small Furry Animals Gathered Together In A Cave And Grooving With A Pict
  • The Narrow Way – Part 1
  • The Narrow Way – Part 2
  • The Narrow Way – Part 3
  • The Grand Vizier’s Garden Party – 1
  • The Grand Vizier’s Garden Party – 2
  • The Grand Vizier’s Garden Party – 3
  • Casa discografica: EMI
    Anno: 1969