Novembre 1988. Nei negozi di tutto il mondo esce Green, un album importantissimo perchè segna una svolta storica nella carriera dei R.E.M. Questo primo lavoro prodotto sotto etichetta Warner, dopo il lungo sodalizio con la I.R.S., è un album memorabile, fresco, innovativo e – soprattutto – in perfetto stile R.E.M.; un’opera che non risente in alcun modo delle pressioni (vere o presunte) che possono derivare da un cambio di casa discografica. Il passaggio ad una “major” non contribuì in alcun modo ad intaccare la purezza e la qualità del sound prodotto dal quartetto georgiano. I R.E.M. della fine degli anni ’80 (tenete bene a mente cosa andava per la maggiore a quel tempo!) non potevano certo essere tacciati di aver realizzato un disco commerciale e di facile ascolto. La band di Athens ebbe il coraggio di affacciarsi sul mercato europeo, che a stento li conosceva, con un lavoro in cui figurano canzoni dagli arrangiamenti a dir poco bizzarri (le campane di Get Up, i grilli di You Are The Everything, la fisarmonica di World Leader Pretend, la cadenza sincopata di Eleventh Untitled Song…) e ben tre canzoni senza batteria (You Are The Everything, The Wrong Child e Hairshirt). Tra i temi trattati spicca su tutti l’impegno ecologista, consolidato dall’adesione da parte della band a manifestazioni di supporto a Greenpeace. Si parla anche di politica (con l’ironia e la disillusione di Pop Song 89 ma anche con la profetica sensibilità di World Leader Pretend), di sogni (Get Up) e di speranza (il cui culmine è rappresentato da quel crepuscolare inno alla vita che è Hairshirt). Dopotutto “green” significa “verde” ed il verde è il colore della natura ma anche quello della speranza e dell’ottimismo. Emblematica, infine, la copertina del CD. Foglie di felce si stagliano su uno sfondo arancione mentre, sul retro, si osserva la sovrapposizione tra un fossile ed alcuni cavi elettrici. E’ presente anche un’immagine satellitare della Terra (con i poli invertiti) e tutta la composizione risulta davvero molto suggestiva nel sua continuo evocare il rapporto duale e conflittuale tra le esigenze della modernità e la salvaguardia dell’ecosistema. Non manca una curiosità: quando Green era solo un demo, la cassetta che lo custodiva presentava un errore di stampa. Sulla copertina era riportato “G4een” e questo errore si era verificato per via del tasto ‘4’ che è immediatamente sopra a quello della ‘R’. Una volta che il master fu dato alle stampe si decise di mantenere quella “svista”, quasi fosse di buon augurio! Se ci fate caso, guardando in controluce la copertina dell’album, potrete trovare il famoso ‘4’ sotto la ‘R’ ed in più, nell’indice delle canzoni retrostante, vedrete una ‘R’ al posto del numero ‘4’. Infine, a garantire una linea di continuità col passato, la produzione fu affidata nuovamente a Scott Litt. La vera grande differenza rispetto agli albums degli esordi è costituita da un forte desiderio di raccontarsi, quasi come se il gruppo avvertisse il fatto che in quel momento moltissimi loro futuri sostenitori li stessero scoprendo per la prima volta. A testimonianza di ciò, all’interno della confezione, il testo di una canzone (precisamente quello di World Leader Pretend) fa la sua prima storica apparizione. In aggiunta, nelle note informative, i componenti della band figurano con le iniziali dei loro due nomi di battesimo: notiamo quindi un J.M. Stipe, un P.L. Buck, un M.E. Mills ed un W.T. Berry.
Casa discografica: Warner Bros.
Anno: 1988
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