Sono più di due anni che attraverso la rubrica “Italian’s B-Sides” cerchiamo di accendere i riflettori sulla buona musica italiana, quella che quasi mai viene gettonata dalle radio commerciali e dai canali televisivi più cool perché magari orientata maggiormente verso una ricerca sonora e una raffinatezza espressiva che a quanto pare non entusiasma la massa, attratta piuttosto da volgarità e superficialità.Ebbene, in tutto questo tempo ne sono arrivati di grandi dischi in redazione: più volte ci siamo infatti ritrovati ad analizzare album straordinari, produzioni eccellenti realizzate da progetti di sicuro poco noti eppure assai validi e sorprendenti. Bisogna dire che anche stavolta ci è andata bene: l’ultimo disco in studio dei Ronin di cui stiamo per parlarvi ci ha convinto fin dal primissimo ascolto. Già, i Ronin. Un gruppo favoloso, che da anni è sulle scene e che finora ha sempre dato alle stampe dischi incantevoli, forse più apprezzati all’estero che da noi (che novità). In una nazione normale e culturalmente preparata una band di questo tipo non necessiterebbe di particolari presentazioni, ma qui dalle nostre parti, si sa, nulla ruota nel verso giusto. Dunque urge contestualizzare un attimino il progetto prima di parlare nel dettaglio dello splendido Adagio Furioso, Lp uscito l’11 novembre scorso a circa due anni e mezzo di distanza dal precedente e altrettanto delizioso Fenice. Anche se i loro dischi non hanno mai scalato le classifiche e non hanno mai fatto tendenza in Italia, è doveroso ammettere come i Ronin siano una realtà non importante, ma importantissima all’interno della musica italiana. Il loro sound accattivante e al contempo delicato, contaminato e cangiante, non ha mai deluso le riviste musicali italiane, che hanno sempre riconosciuto una grande qualità musicale nel progetto del chitarrista Bruno Dorella, batterista invece negli OvO e nei Bachi Da Pietra. Fin dalla loro nascita, avvenuta nel 1999, i Ronin hanno deciso di sviluppare un rock strumentale alquanto mutevole, morbido, etereo, a tratti incalzante ed aperto alla sperimentazione, ma soprattutto molto attento a non perdere di vista un marchio di fabbrica elegante, autentico. La loro capacità di elaborare suggestive e intriganti atmosfere gli ha inoltre permesso di lavorare con continuità per il cinema, un mondo per il quale i Ronin non hanno mai nascosto una forte ammirazione e che per loro risulta essere anche uno stimolo importante, o se vogliamo un pretesto per poter dar vita a degli interessanti esperimenti a livello compositivo.La pubblicazione di un album come Adagio Furioso rappresenta senza dubbio un capitolo fondamentale all’interno della parabola artistica del progetto: l’album arriva infatti dopo un drastico cambio di line-up. Rispetto al precedente Fenice, la formazione è in pratica cambiata per tre quarti. Dorella ha dunque concepito e scritto questo nuovo disco assieme una squadra nuova di zecca, ma va detto che in quanto a ispirazione e a innovazione nel sound non c’è stato affatto nessun passo indietro, anzi.Da una parte Adagio Furioso conserva diversi elementi ben riconoscibili all’interno di Fenice. Dall’altra si avverte un’inevitabile e pregevole evoluzione sonora. Questo testimonia allora come il forte feeling tra i quattro componenti del gruppo si sia creato e consolidato rapidamente. All’interno di Adagio Furioso si scorge un’ammirevole omogeneità che è senz’altro frutto di un’importante sintonia, la stessa che ha permesso ai Ronin di sperimentare soluzioni interessanti sia per quanto riguarda la scrittura, sia per gli arrangiamenti. Obbligatorio ad esempio lodare il grande lavoro di archi coordinato da Nicola Manzan nella favolosa traccia dèapertura intitolata “La Cinese“. Impossibile non apprezzare anche la bellezza di un pezzo come “Far Out“, l’unico brano cantato del disco dove risulta quanto mai calzante l’interpretazione canora di Francesca Amati, co-autrice della canzone assieme a Dorella e a Nicola Ratti, ex chitarrista del gruppo.Adagio Furioso è un disco davvero splendido. La sua forza sta nel fatto che nonostante un approccio molto raffinato il sound complessivo è decisamente robusto: ogni brano, anche quello meno ritmato e rockeggiante, riesce a farsi notare e a non risultare mai ridondante. È il caso della già citata “La Cinese“, ma è il caso anche delle ipnotiche “Gilgamesh“ e “Caligula“. O dell’elegantissima title-track. Oppure della conclusiva e imprevedibile “Ex“. Per il resto Adagio Furioso desta parecchia dinamicità e concretezza, basti pensare a pezzi coinvolgenti e ben strutturati come “Ravenna“, “Preacher Man” e il primo singolo estratto “Catfish“. Che vi dobbiamo dire. Sarà che abbiamo sempre un occhio di riguardo e un pizzico di ammirazione per chi prova a fare una musica di qualità in Italia, però a noi questo lavoro ci ha proprio garbato. Onore ai Ronin dunque. E onore a Dorella, che ora siam curiosi di sentire cos’altro tirerà fuori con i Bachi Da Pietra assieme a quell’altro genio di Giovanni Succi. Alessandro Basile Genere: Post Rock, Experimental Line-up:
Bruno Dorella – chitarre elettriche, steel drum
Cristian Naldi – chitarre elettriche
Diego Pasini – basso
Matteo Sideri – batteria, percussioni Progetti simili consigliati: Aldrin, De Curtis, Guano Padano, Movimento Artistico PesanteTracklist:
1. La Cinese
2. Ravenna
3. Gilgamesh
4. Caligula
5. Far Out
6. Adagio Furioso
7. Catfish
8. Preacher Man
9. Ex
Ronin – Adagio Furioso
Sono più di due anni che attraverso la rubrica "Italian's B-Sides" cerchiamo di accendere i riflettori sulla buona musica italiana, quella che quasi mai viene gettonata dalle radio commerciali e dai canali televisivi più cool perché magari orientata maggiormente verso una ricerca sonora e una raffinatezza espressiva
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