Abbiamo incontrato il Lighting Designer Jordan Babev al festival MEDIMEX2019 a Taranto dove si è mostrato subito molto disponibile per una chiacchierata sul mondo del lighting e dove l’abbiamo visto all’opera con la band inglese Editors.
Jordan quest’anno ha realizzato il disegno luci anche per diversi artisti italiani tra i quali Marco Mengoni, Negramaro e Subsonica.
Jordan Babev è nato in Bulgaria e cresciuto in Italia in zona Torino. Tre anni fa inizia la collaborazione con gli Editors che lo porta in tour per due anni, ogni uscita di un nuovo disco. Si tratta di tour molto lunghi, in estate fra i festival di tutta Europa e in inverno nei clubs e nei palazzetti del resto del mondo, dall’Australia al Sud America.
Alla luce del fatto che gli Editors partecipano a molti festival Jordan ci dice che ha ideato un progetto luci molto semplice e versatile ma dal forte impatto basato sull’utilizzo di strobo per quasi il 70% dello show.
Cambiando spesso le dimensioni dei vari palchi si ha la necessità di avere una certa elasticità nel riadattamento dell’impianto luci ed è per questo che Jordan utilizza il software Wysiwyg per riallineare il suo show-file di volta in volta per i vari palchi del tour.
Ho chiesto a Jordan di parlarci dell’allestimento del tour degli Editors e ci ha raccontato che è stato fatto in un grande capannone vicino Londra dove ha portato solo il materiale che avrebbe avuto a seguito nel tour, il “floor”, cioè tutte le luci installate a terra.
Qui la band ha suonato più volte la scaletta di seguito e lui ha dunque potuto programmare lo spettacolo, con l’utilizzo di Wysiwyg, dove ha impostato uno show standard di base di un festival da adattare poi ai vari palchi del tour.
Questo cambiare continuamente location, ci dice Jordan, è molto interessante e stimolante perché ogni volta su un nuovo palco si trova a dover superare una nuova sfida con nuove problematiche da risolvere.
Parlando di banchi, Jordan preferisce e lavora solo con GrandMA.
Mi ha inoltre mostrato sulla sua GrandMa il modo in cui gestisce le strobo, un unico tasto con la cue list nominato, non a caso, Atomic.
Per gli Editors ha fatto una programmazione dallo stile molto live, cioè senza l’utilizzo di timecode e lasciando la maggior parte degli interventi in manuale su faders e bottoni.
Una curiosità è l’utilizzo di un in-ear monitor fatto col calco del suo orecchio, identico a quello usato dai musicisti, dove riceve il “clik” del batterista in modo da ascoltare bene la musica e poter così andare a tempo con la band (ci va di “manico” e di “strobate” come se non ci fosse un domani…)
Jordan ci ha poi parlato degli ultimi progetti che ha realizzato e cioè Negramaro, Subsonica e Marco Mengoni, che a differenza degli Editors sono spettacoli molto più complessi a livello sia di programmazione che di concept, curati in modo quasi teatrale proprio nello sviluppo delle scene dello show, il tutto è però molto stimolante sia dal punto di vista creativo che tecnico.
Ho chiesto a Jordan di parlarci dell’ultimo show dei Subsonica e ci ha raccontato che ha preso spunto da un post del tastierista che aveva pubblicato una foto sui social nella quale scriveva che “quando i sistemi si allineano tutto diventa più bello e tutto inizia a funzionare“.
“Questo post mi è rimasto impresso“, dice Jordan, “perché i Subsonica durante il tour è come se fossero un nucleo unico e invece quando non sono in tour si separano e ognuno porta avanti i propri progetti, ma non in maniera negativa bensì positiva in quanto risulta uno stimolo per tutti loro ad andare avanti, e poi di nuovo si riallineano per rifare il tour“.
“Quindi ho riflettuto per trovare una soluzione che definisse il livello di caos e il livello di ordine in uno spettacolo e sono andato a cercare un po’ in giro come si potesse quantificare questo concept; ho trovato che esiste un valore del caos che è l’entropia e quindi mi sono fatto tutto un ‘trip’ sullo sviluppo di questa cosa facendo una serie di schizzi su carta per rappresentare con diversi movimenti le varie combinazioni delle posizioni che poteva assumere la band, a volte allineati per rappresentare il livello di ordine e a volte disallineati per rappresentare i livelli di caos zero e caos massimo, quindi giocando con questo sistema ho pensato che i singoli musicisti sul loro palchetto personale potessero rappresentare delle singole entità autonome e tutto il resto che li circondava doveva essere realizzato con questo tipo di concept.“
Continua Jordan: “Ovviamente il tutto è stato poi semplificato, anche perché quando ne parlai con la band mi hanno guardato come se fossi un alieno ed ho così deciso di realizzare questa cosa dei palchetti motorizzati ognuno sormontato da un proprio led-wall motorizzato e uno più grande sullo sfondo, ed ho giocato con la movimentazione di questi tre elementi cercando varie configurazioni in ordine piuttosto che caotiche.
Uno spettacolo venuto bene e da vedere più volte da diverse posizioni per poterne apprezzare tutte le geometrie sia dei palchetti che degli schermi.“
Ho chiesto a Jordan quali tipi di strumenti preferisce utilizzare di solito a livello di teste mobili o effetti vari e mi ha risposto che “non c’è un tipo in particolare, ma a seconda dello spettacolo, sapendo che le luci si dividono in varie categorie: spot, wash, beam ecc., oppure in fari traccianti e fari non traccianti, scego la tipologia di strumenti da utilizzare.“
Ultimamente mi dice che preferisce usare i fari non traccianti tipo wash e strobo come nell’ultimo show di Marco Mengoni dove ha usato pochissime teste mobili di tipo spot.
La cosa che non manca mai nei suoi spettacoli è una grande quantità di strobo usate in tutti i modi sia come effetto per dare dinamica alle scene che come sorgente luminosa per illuminare la scena.
Una bellissima chiacchierata con un grande professionista.
Alla prossima sempre da un grande palco, stay tuned musicoffili!
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