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Sam Ash chiude e Guitar Center in crisi: come cambia il mondo dei negozi di strumenti musicali

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Una catena di negozi a dir poco storica chiude e un colosso del commercio degli strumenti musicali è fortemente in debito, cosa sta succedendo? Qual è il futuro?

Negli ultimi anni, ma è oramai quasi banale ripeterlo, il settore della vendita di strumenti musicali ha subito una profonda trasformazione, con una crescita costante del commercio online che ha messo in difficoltà i grandi rivenditori tradizionali.

Siamo però arrivati a quel punto “di rottura” per cui chiude i battenti un negozio dalla lunghissima tradizione come Sam Ash, e non si può non restare sorpresi di fronte alle difficoltà finanziarie del colosso Guitar Center.
Tutto ciò (e ovviamente non solo, ci sono moltissimi altri casi simili) ha suscitato riflessioni su come la distribuzione di strumenti musicali stia adattandosi alle esigenze di una clientela sempre più digitale.

Un interessante articolo di Brian T. Majeski, pubblicato da Music Trades, fornisce un’analisi dettagliata dei trend di mercato e delle sfide che i grandi retailer stanno affrontando per mantenere la loro posizione.

Sam Ash chiude i battenti dopo 100 anni: tra storia e transizione digitale

Sam Ash, uno dei più longevi nomi nella vendita di strumenti musicali negli Stati Uniti, ha recentemente annunciato la chiusura definitiva dei suoi 46 punti vendita, scegliendo di mantenere solo il canale online. Questa decisione segna la fine di un’era per l’azienda, fondata quasi un secolo fa.

Gonher Music, società messicana che ha acquisito il dominio online di Sam Ash e la filiale Samson Wholesale, ha infatti puntato esclusivamente sulla rete digitale, segnalando una chiara preferenza verso il commercio elettronico rispetto ai costi operativi dei negozi fisici.

Photo by Kazuhisa OTSUBO CC BY 2.0

Questa chiusura, al di là del tragico riflesso su tutte le persone che finora si sono guadagnate da vivere all’interno dei negozi, nonché una buona parte del personale back office, riflette un cambiamento netto nelle preferenze di acquisto, con una clientela che sempre più spesso opta per la comodità e la vasta selezione dell’online.

Molti negozianti tradizionali restano fiduciosi che l’esperienza in-store possa ancora offrire un valore aggiunto, ed è vero, particolarmente nel settore degli strumenti musicali di fascia alta e delle edizioni vintage.
Ma a quanto pare, questo non è abbastanza per mantenere determinati “imperi” vecchio stile, dove ogni mese devono quadrare i conti… e i conti sono tanti e salatissimi.

Guitar Center e la sfida del debito: le prospettive di un’icona del retail musicale

Guitar Center si trova in una situazione finanziaria altrettanto complessa. Moody’s ha recentemente abbassato il rating del credito dell’azienda a Caa3, segnalando una preoccupante instabilità economica legata a un debito considerevole di oltre 900 milioni di dollari, di cui una parte rilevante in scadenza tra fine 2024 e inizio 2026.
Guitar Center ha intrapreso una strategia di diversificazione dell’inventario, mirando a concentrarsi su musicisti esperti e professionisti con una selezione di alta qualità.

Photo by Kelvin Thompson CC BY-SA 4.0

Pur dovendo far fronte alla concorrenza dei grandi player digitali, Guitar Center continua a investire nell’esperienza in-store, offrendo agli appassionati la possibilità di provare e conoscere meglio gli strumenti prima dell’acquisto.
Rimane però il dato attuale, ovvero quello di dover in qualche modo affrontare una situazione debitoria di non poco conto. C’è una falla nella nave e non è piccola.

La crescente importanza del mercato dell’usato e la sostenibilità degli strumenti musicali

Un aspetto rilevante riguarda l’aumento delle vendite di strumenti musicali usati, che rappresentano oggi circa il 30-40% del volume complessivo, un dato davvero enorme e reso possbile grazie a piattaforme come Reverb.com e eBay.
Questo segmento sta attirando una clientela ampia rispetto al passato, anche per via dell’interesse verso strumenti vintage (molti dei quali 10/15 anni fa erano solo “vecchi”… NdR) e di seconda mano, spesso apprezzati sia per il valore storico.

Da non sottovalutare il tema dell’impatto ambientale. Beninteso, non che i musicisti siano diventati di colpo “green”, ma di sicuro se prendiamo il mercato delle chitarre, ad esempio, oggi non è scontato trovare un palissandro indiano su una tastiera… e tanti tradizionalisti vogliono quello e non qualche nuovo legno “che ha proprietà simili al palissandro“. Soluzione: si compra uno strumento che ha qualche anno sulle spalle ma nato in un’epoca in cui l’attenzione alla sostenibilità era assai più “leggera”.

Molti negozi fisici hanno ampliato la loro offerta includendo strumenti usati, integrando servizi di restauro e valorizzando il proprio ruolo di esperti nel settore.
Ciò consente di rispondere alle preferenze di un pubblico che non solo apprezza la qualità degli strumenti ben mantenuti, ma è anche sensibile al riutilizzo e alla sostenibilità. Questa evoluzione ha così permesso ai negozi fisici di mantenere una certa competitività, rafforzando la loro posizione in un contesto dominato dall’online.

Il ruolo dei giganti dell’e-commerce: tra vantaggi e sfide per i negozi tradizionali

Amazon, insieme a piattaforme come Sweetwater e Thomann, rappresenta forse la più grande sfida per i rivenditori fisici (con la differenza che gli ultimi due nascono comunque nella tradizione degli strumenti musicali, Thomann ha anche un grande store fisico presso la sua sede in Germania, idem Sweetwater).

Grazie a un catalogo vasto e una logistica efficiente, Amazon ha attirato un pubblico in cerca di accessori musicali e strumenti entry-level a prezzi competitivi. Alcuni negozi fisici hanno scelto di collaborare con Amazon, inserendo il proprio catalogo sulla piattaforma per aumentare la visibilità e raggiungere una clientela più ampia.
Altri retailer, invece, puntano su un approccio più orientato alla consulenza e al supporto tecnico, elemento centrale dell’offerta di Sweetwater negli USA e Thomann in Europa.

Le esperienze dirette, come le consulenze e i workshop organizzati in-store, inoltre, permettono ai rivenditori di differenziarsi dai giganti dell’e-commerce. In Italia, abbiamo grandi e storici negozi molto attivi in tal senso, come Sergio Tomassone/All For Music e altri.
Questa offerta completa e orientata al cliente sta riscuotendo un certo successo tra coloro che cercano qualcosa di più del semplice acquisto di un prodotto, dimostrando che il retail fisico può ancora offrire valore aggiunto.

Verso un nuovo modello di vendita: opportunità per il futuro

Nonostante le sfide affrontate dai grandi retailer tradizionali, l’industria musicale è ancora vivace, con una domanda di strumenti musicali stabile che si aggira attorno ai 10 miliardi di dollari annui.
La distribuzione di strumenti musicali sta attraversando un periodo di evoluzione, con negozi che stanno integrando il digitale con l’esperienza fisica e puntando a una specializzazione mirata e attenta alle esigenze della clientela moderna.

Per approfondire i dati di settore e i trend di mercato, è possibile visitare il sito di Music Trades, la fonte più autorevole per l’industria musicale.