Nella notte tra il 16 e il 17 marzo è venuto a mancare Valter Scotti, uno dei “grandi vecchi” della batteria italiana, maestro di alcuni tra i migliori professionisti italiani attualmente in attività.
Romano di nascita, figlio d’arte, imparò i rudimenti del mestiere accompagnando negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale suo padre Torquato nelle sue serate e nei suoi ingaggi in giro per l’italia. Sostanzialmente un autodidatta, quindi, che si formò secondo il ‘metodo’ utilizzato dal genitore, convinto della necessità di “osservare, ascoltare e suonare“. Allievo per il solfeggio di un anziano direttore di banda, il M° Mazziniani, ebbe comunque modo di studiare la batteria su una delle prime edizioni del metodo di Gene Krupa.
Il suo debutto professionale come batterista era avvenuto a Roma l’1 settembre 1944, quando si era trovato a sostituire su due piedi un collega del padre. Di lì a poco, dopo l’arrivo degli Alleati, fu notato dal musicista italo-americano Holy Macry, che lo volle nella sua orchestra, impegnata soprattutto a suonare nei ‘tè danzanti’ per i soldati americani di stanza nella capitale.
Grazie agli insegnamenti paterni e alla capacità di leggere la musica, ben presto Valter Scotti si affermò nel circuito del Varietà, ‘assaggiato’ per la prima volta nel 1948 con un ingaggio al Teatro Volturno con l’orchestra diretta dal M° Giovanni Massucci: “Quella è stata la mia vera scuola” ha dichiarato a Massimiliano Cerreto in un’intervista al mensile Percussioni pubblicata nel dicembre 2003.
“Una scuola dura, in cui dovevamo suonare per due o tre spettacoli al giorno, spesso impegnati in generi musicali diversi e oltretutto con partiture a disposizione molto sommarie“. Dopo oltre 10 anni in teatro, Scotti proseguì la professione con un ingaggio biennale nel locale romano La Casina delle Rose, quindi con una scrittura nel club La Cabala con I Diavoli di Roma, gruppo che cominciò a fare la spola con Napoli, perché ingaggiato anche al Trocadero.
Dal 1961 Scotti si trasferì stabilmente nel capoluogo campano, dove iniziò a studiare sotto la guida del M° Antonio Buonomo, timpanista dell’orchestra del Teatro San Carlo e titolare della cattedra di Percussioni classiche al conservatorio San Pietro a Maiella. “Mi ha trasmesso tutto quello che so” ha dichiarato Scotti in un’intervista concessa a Mimmo Sica del quotidiano Roma l’1 settembre 2009.
“Per merito dei suoi insegnamenti vinsi il concorso che mi fece entrare come ‘stabile’ nell’Orchestra del Teatro San Carlo“; era il 1964, erano passati esattamente 20 anni dal suo debutto come batterista e al San Carlo Scotti rimase fino al 1987, suonando il rullante in sezione accanto al suo stesso maestro ai timpani e a Giovanni Nicotra al vibrafono.
Parallelamente era iniziata la sua carriera didattica, con una docenza presso il Liceo Musicale Marciano di Napoli, cui si aggiunse dal 1972 al 1975 quella al conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, ma soprattutto con le lezioni private di batteria. Scrive in proposito Luca Luciano nel suo I Padri della Batteria in Italia, edizioni Wakepress: “Amava dire che non aveva la pretesa di insegnare a suonare la batteria, ma di insegnare a studiarla. Filosofia pedagogica ineccepibile. Non si imparava solo dalla lezione individuale, ma anche assistendo a quelle per gli altri: capacità comunicativa, aforismi, personalizzazioni, barzellette per stemperare le tensioni e competenza erano la carta vincente di Scotti“.
A testimonianza della bontà del magistero di Valter Scotti troviamo i suoi allievi più famosi, tra cui possiamo citare Maurizio dei Lazzaretti, Peppe Merolla, Salvatore Tranchini, il compianto Alberto D’Anna, Fredy Malfi, Claudio Romano.
Tra le vette della sua carriera Scotti amava ricordare la registrazione di un album di sole percussioni sotto la guida del suo maestro – e poi amico e collega – Antonio Buonomo (Tempo di percussione del 1975) e l’ultimo concerto tenuto al Teatro San Carlo, sotto la direzione del M° Daniel Oren.
Lui allievo di Antonio Buonomo a Napoli, al conservatorio San Pietro a Maiella. Disco di sole percussioni sotto la direzione del M° Antonio Buonomo.
Aggiungi Commento