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Grammy Awards 2017: Adele “pigliatutto” e non solo

Ieri allo Staples Center di Los Angeles si è svolta l'annuale cerimonia di consegna dei Grammy Awards, il più importante premio musicale degli Stati Uniti (equivalente ai premi Oscar) nato come "Gramophone Award" ed arrivato quest'anno alla sua 59a edizione.L'artista più di successo quest'anno è senza ombra di dubb

Ieri allo Staples Center di Los Angeles si è svolta l’annuale cerimonia di consegna dei Grammy Awards, il più importante premio musicale degli Stati Uniti (equivalente ai premi Oscar) nato come “Gramophone Award” ed arrivato quest’anno alla sua 59a edizione.
L’artista più di successo quest’anno è senza ombra di dubbio la cantante inglese Adele, che aveva ricevuto ben 5 nomination e che le ha vinte tutte, portandosi a casa 5 statuette per miglior disco dell’anno con il suo 25, miglior brano (“Hello”), migliore registrazione, miglior disco pop cantato e miglior performance pop solista.
L’artista è arrivata oramai a quota 15 Grammy nella sua carriera, vincendo addirittura 2 volte quello per il disco dell’anno.

Per questo premio, il più importante, era in lizza, e anzi favorita, anche Beyoncé con il suo Lemonade. Quest’ultima si è comunque aggiudicata il premio per disco Urban Contemporary, ma è una magra consolazione visto anche il successo di vendite dell’album.

Pare che Adele stessa abbia detto nel backstage, non abbandonando mai la sua verve popolare cui tiene moltissimo (che durante la serata ha visto anche un’imprecazione per un problema tecnico durante una performance), “Sentivo che sarebbe stato il suo momento. Ma cosa ca**o deve fare per vincere?“. Tanto che, sul finale del suo discorso, ha letteralmente diviso il Grammy in due pezzi dandone uno alla cantante americana.
In compenso, su Beyoncé non sono certo mancati i riflettori, considerando la sua performance (in stato interessante) sulle note del brano “Love Drought” con una coreografia magnificente.

Tra i tanti premi, che potete consultare a questo link, ci preme sottolineare quelli dati postumi a David Bowie, per miglior performance Rock e migliore canzone Rock con “Blackstar”, nonché il premio per la musica alternativa dato allo stesso disco, suo ultimo capolavoro pubblicato 2 giorni  prima della morte.
Apprezzabile anche il tributo a Prince, prima con i Time e poi con Bruno Mars che ha saputo rendere omaggio al grande artista sulle note di “Let’s Go Crazy”.

Come poi non citare il primo Grammy (best metal performance) vinto dai Megadeth? Dopo decenni di nomination, finalmente Dave Mustaine e soci, compreso il nuovo lead guitarist della band Kiko Loureiro, hanno avuto il riconoscimento per un album, Dystopia, che ha davvero sorpreso tutti lo scorso anno, soprattutto chi li dava per molti e sepolti. Ma uno come Mustaine non muore mai e con le forti energie di Loureiro, Ellefson e Verbeuren questo quartetto ha gridato a piena voce che il thrash metal è ancora vivo e i padri del genere ancora capaci di stupire!

Grammy Awards 2017: Adele "pigliatutto" e non solo

Photo by opethpainter
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Last but not least, ci fa piacere segnalare i premi dati al giovane compositore/arrangiatore (nonché cantante e musicista polistrumentista) Jacob Collier, vincitore per miglior arrangiamento strumentale e vocale e miglior arrangiamento strumentale e a cappella, rispettivamente con la sua versione della sigla dei “Flintstones” e “You And I” di Stevie Wonder. Collier è considerato un astro nascente dalle possibilità pressoché infinite, tanto da essere entrato nelle grazie del produttore dei produttori Quincy Jones.
Il suo In my room riflette la sua vita da autodidatta e vi consigliamo caldamente di ascoltarlo perché contiene non solo ottima musica, ma una serie di performance da brividi di questo appena ventitreenne inglese.

Cover photo by marcen27
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