C’è un momento nella vita di tutti noi in cui ci rendiamo conto di essere cambiati in maniera radicale, a volte si capisce grazie ad un’emozione mentre altre volte grazie a qualcosa che ci colpisce particolarmente, per quanto mi riguarda quel qualcosa è stato Bruce Springsteen, che un bel giorno, quando avevo sette anni, è entrato nella mia vita grazie ad un regalo di mio padre, per non andarsene mai più.Si ama o si odia, non ci sono vie di mezzo, Springsteen è un menestrello schierato (soprattutto umanamente), che nella vita ha attraversato molte fasi (musicali e non) e pertanto è riuscito a coinvolgere le gioie ed i dolori di persone fra le più diverse. “Born To Run” usciva il 25 agosto del 1975, lasciando un segno fondamentale nella vita del Boss e della musica rock più in generale.Nessuno meglio di Jon Stewart è riuscito a riassumere quest’essenza: «I didn’t understand his music for a long time until I began to yearn… Until I began to question the things that I was making and doing in my own life, until I realized that it wasn’t just about the joyful parade on stage and the theatrics, it was about stories of lifes that could be changed.»Stewart, nel suo discorso per la consegna a Springsteen del Premio Kennedy per l’arte e la cultura, continua poi dicendo che dopo aver scoperto Springsteen non si è più sentito un perdente, perché la musica di Bruce non parla di perdenti, ma piuttosto ti permette di sentirti come un personaggio all’interno di un poema epico… che parla di perdenti.Non posso che sottoscrivere questo sentimento, in particolare per l’album in questione, che si è fatto negli anni il simbolo di molti cuori sofferenti, di molte gambe stanche e di tanti animi smarriti. Cuori, animi e gambe riuniti e raccolti in una perenne corsa a cui erano destinati dalla nascita. Forse Springsteen non ha risolto i loro (nostri) problemi, ma ha sicuramente dato modo di farsi coraggio nell’abbracciare lo sforzo per il rush finale o per tenere duro nella corsa della vita.Sono queste le parole di un fan, di un innamorato forse, e pertanto per molti saranno incondivisibili, concludo quindi in grande semplicità, perché, con “Born To Run” nelle orecchie, serve a poco fermarsi per festeggiare ma è invece il caso di tenere gli occhi sulle proprie scarpe e continuare decisi verso il proprio obiettivo.Francesco Sicheri
I quarant’anni di “Born To Run”
C'è un momento nella vita di tutti noi in cui ci rendiamo conto di essere cambiati in maniera radicale, a volte si capisce grazie ad un'emozione mentre altre volte grazie a qualcosa che ci colpisce particolarmente, per quanto mi riguarda quel qualcosa è stato Bruce Springsteen, che un bel giorno, quando avevo sette a
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