Tutti almeno una volta nella vita abbiamo “shazammato” una canzone, cioé, con l’App da cui prende il nome questo orribile neologismo, siamo risaliti al nome di un brano che ci piaceva ma di cui non sapevamo autore e titolo.
E se la stessa cosa dovesse succedere per una copertina il cui artwork ci colpisce particolarmente? Beh arriva Record Player, l’applicazione che riconosce le cover e risale al disco e all’artista.
Una cosa inutile? Forse no.
Basti pensare che in passato molte band si sono date la zappa sui piedi pubblicando copertine anonime, per cui molte persone non le riconoscevano sugli scaffali. Per quello negli anni ’60 e ’70 era praticamente obbligatorio il nome della band in copertina. Certo, i Beatles potevano permettersi di non farlo, ma altri meno, pur producendo grande musica.
È ad esempio il caso dei Free, che dopo il successo di Fire and Water pubblicarono Highway, senza il loro nome. Nonostante le foto delle facce in copertina, piuttosto sbiadite a dire il vero, la gente non li riconosceva. Risultato, un fiasco commerciale.
Stessa sorte per l’ottimo album Artificial Paradise dei The Guess Who, con un packaging a dir poco creativo ma… anche troppo, tanto da soffocare il nome pur presente in copertina frontale. Anche in questo caso moltissimi dischi rimasero a prendere polvere sugli scaffali dei negozi.
Certo, oggi la situazione è ben diversa e una App (un po’ rozza a dire il vero almeno per ora) come questa può anche diventare un “gioco”, ma anche rivelarsi utile.
Come funziona? Facile, già probabilmente lo immaginate: puntate la fotocamera verso la copertina, scattate e al resto ci pensa lei.
L’App è sviluppata utilizzando le API di Google Cloud Vision e quelle del noto software di streaming musicale Spotify ed è per quello che, una volta riconosciuto il disco, verrete automaticamente ricondotti su quest’ultima applicazione.
Cliccate qui sotto per vedere come funziona nella dimostrazione video.
Newest experiment made with @glitch, @Spotify and @googlecloud, a record player with computer vision: https://t.co/fhQsEruCoF pic.twitter.com/z54s9GIbYc
— Patrick Weaver (@patrickweave_r) 2 maggio 2018
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