In mezzo alla tragedia che ha colpito Notre-Dame, uno dei simboli di Parigi e della cultura europea, c’è ottimismo per le condizioni del grande organo della cattedrale.
Siamo ancora tutti frastornati e sbigottiti per quanto successo ieri alla cattedrale di Notre-Dame. Ci sarà tempo per trovare colpe e colpevoli, ma adesso è l’ora, purtroppo, di fare il conto dei danni. Danni che hanno colpito opere di valore inestimabile, a partire dalla famosa guglia immortalata in tante foto prima e durante la sua rovinosa caduta, avvolta dalle fiamme.
Tra le tante grandi opere, come in ogni chiesa e cattedrale, il pensiero di tanti – tra cui sicuramente molti musicisti come noi – e andato anche al maestoso organo, opera di Cavaillé-Coll.
Aristide Cavaillé-Coll è stato uno dei più famosi costruttori di organi di tutti i tempi, “organaro” come si dice in gergo. È vissuto nell’800, in un’epoca in cui vennero apportate varie modifiche strutturali a Notre-Dame, compresa l’oramai tristemente famosa guglia.
Cavaillé-Coll crebbe in realtà affidandosi alla scienza, sviluppando grandi doti matematiche e fisiche, i cui principi riversò ampiamente nei suoi progetti. Fu così che iniziò a sperimentare, facendo uso per la prima volta di una leva Barker per la trasmissione meccanica, durante la costruzione dell’organo della basilica di Saint Denis.
Con gli anni, divenne un riferimento nazionale e mondiale, con opere di assoluto pregio (un progetto arrivò anche per San Pietro in Vaticano, mai realizzato). Prima tra tutte forse quella dell’abbazia di Saint-Ouen (Rouen), ma ovviamente non si può dimenticare l’installazione di primaria importanza all’interno di Notre-Dame (cattedrale che secondo le fonti avrebbe ospitato un primo piccolo organo addirittura nel 1334).
Il suo lavoro, che avvene in parallelo al resto dei lavori di restauro iniziati nel 1860, si concluse nel 1867. Il suo primo progetto era decisamente maestoso… anche troppo, visto che fu considerato troppo costoso. Prevedeva 4 tastiere e pedaliera, 64 registri in totale.
In lotta con un suo concorrente, l’organaro Joseph Merklin, riuscì a spuntarla alla fine anche grazie a una petizione firmata da molti eminenti musicisti tra cui Gioacchino Rossini. Il progetto presentato, inoltre, fu rivisto in corso d’opera per alcune modifiche impostegli dai restauratori della cattedrale, ma questa fu l’occasione di avere anche una maggiore libertà di scelta, dovendo oramai portare a compimento l’opera, libera dalle strette regole del piano originale.
Il primo suono del nuovo organo venne udito nel Natale del 1867, anche se l’inaugurazione ufficiale avvenne il 6 marzo del ’68 davanti a una platea piena dei migliori organisti francesi. Il primo organista titolare fu Eugène Sergent, che tenne le mani (e i piedi) sullo strumento fino al 1900.
In che condizioni è adesso l’organo?
A quanto pare dalle prime dichiarazioni di due dei tre organisti attuali, Vincent Dubois e Philippe Lefèvre, l’organo appare privo di danni creati direttamente dal fuoco e la cosa migliore a questo punto sarebbe metterlo in sicurezza, smontandolo completamente e tenendolo al sicuro finché tetto e volta soprastanti non saranno ben consolidati.
L’organo quindi non è stato toccato dalle fiamme. Ovviamente, però, è coperto da molte macerie e, manco a dirlo, è stato molte ore sotto l’acqua dei pompieri, una condizione certo non ideale per qualsiasi strumento e sarà utile prendere provvedimenti al più presto prima che si creino danni non dipendenti a questo punto dall’incendio, ma dall’umidità e dall’acqua che asciugandosi potrebbe creare problemi alla struttura.
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