Martedì 24 gennaio, a Milano, ha avuto luogo la presentazione dello studio sull’industria creativa italiana realizzato da EY (Ernst&Young) con il supporto delle principali Associazioni di categoria guidate da MIBACT e SIAE, alla presenza del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini.
Pochi sanno che l‘Industria Creativa e Culturale Italiana con 880 mila occupati diretti e un valore economico di 48 miliardi di euro nel 2015 (+2,4% rispetto al 2014) occupa il terzo posto come settore per occupazione nel nostro paese! Un settore industriale che potrebbe generare risultati ancora maggiori, se riuscisse a sfruttare le opportunità di crescita e a contrastare efficacemente minacce quali il value gap cioè il divario tra quanto viene generato dai contenuti creativi in rete e quanto viene restituito a chi ha creato quei contenuti e la pirateria.
L’incontro è stato moderato dal giornalista Marco Fratini di LA7, e vi hanno preso parte Filippo Sugar, presidente di SIAE; Donato Iacovone, AD di EY in Italia; Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera; Antonella Mansi, vice presidente di Confindustria; Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset nonché Manuel Agnelli, autore e produttore discografico.
Ciò che è emerso, è stato un significativo impatto di tale industria sull’economia del nostro Paese.
Basti pensare che nel 2015 l’Industria della Cultura e della Creatività italiana ha registrato un valore economico complessivo di 47,9 miliardi di euro, pari al 2,96% del PIL, con un tasso di crescita rispetto all’anno precedente del 2,4% dei ricavi diretti (+951 milioni di euro).
Nello stesso anno oltre un milione di persone (circa il 4,6% della forza lavoro italiana) ha trovato occupazione nel settore della cultura. “Questi numeri collocano l’industria creativa e culturale al terzo posto in Italia da un punto di vista occupazionale – commenta Filippo Sugar presidente di SIAE – dopo il settore edile e quello della ristorazione e alberghiero.“
“Le stime effettuate da EY nell’ambito della ricerca evidenziano che il valore economico odierno è pari solo a due terzi del valore che l’Industria della Cultura e della Creatività potrebbe generare se riuscisse a sfruttare le opportunità di crescita e a contrastare le minacce che incombono su di essa – ha spiegato Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia. – Nel 2015 il valore economico è stato di circa 48 miliardi di euro, il valore potenziale raggiunge i 72 miliardi di euro, con un valore ancora inespresso pari a circa 24 miliardi di euro. Senza dimenticare che, se l’Industria della Cultura e della Creatività riuscisse a raggiungere una maggiore valorizzazione, potrebbe arrivare ad oltre 500 mila posti di lavoro addizionali, passando dagli attuali 1,03 milioni (circa il 4,6% della forza di lavoro italiana) a 1,6 milioni di occupati“.
Una notizia che sicuramente fa sorridere noi MusicOffili è che il settore che è cresciuto maggiormente in termini di valori economici diretti è quello della Musica (in aumento del 10% rispetto al 2014); mentre dal punto di vista occupazionale, il settore che ha registrato la crescita maggiore è quello dei Videogiochi, con un +7,8% rispetto all’anno precedente.
Cosa fare quindi per continuare a crescere? “Come prima azione concreta, oggi le 26 Associazioni di categoria firmano ufficialmente una lettera indirizzata al nostro Governo e ai parlamentari italiani, in cui chiediamo il sostegno nella difesa del settore da fattori che rappresentano delle concrete minacce allo sviluppo – ha concluso Filippo Sugar. – Un impegno nella protezione dei diritti dei titolari dei contenuti creativi e culturali in Europa. In particolare, auspichiamo che il contenuto del considerando 38 della proposta di Direttiva Copyright, che riguarda questo tema, diventi una vera e propria disposizione normativa collocata nell’articolato della Direttiva stessa. Su questa soluzione si sono già pronunciate due Commissioni del Senato italiano, in particolare la 14a Commissione (Politiche dell’Unione europea) e la 7a Commissione (Istruzione pubblica, beni culturali), che hanno espresso proprio un chiaro parere in tal senso“.
Il testo integrale dello studio lo trovate al seguente link.
Foto di copertina di NY (Creative Commons 3 – CC BY-SA 3.0)
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