Come in molti casi che abbiamo visto durante l’ultimo anno, le macchine sono diventate tecnologicamente impeccabili e altamente performanti; con l’investimento di cifre importanti in ricerca e sviluppo, abbiamo visto nascere tecnologie prima solo fantascientifiche, in primis l’impulse response.
Oggi però non parliamo strettamente di una macchina, né solo di un software, ma di un intero sistema operativo, da parte di quella fucina di follia e creatività estemporanea che è Mind Labs, azienda svedese che ha sviluppato la Sensus, la prima smart guitar che molti di voi avranno condiviso almeno una volta sui social.
ELK è il nome di questo sistema operativo nato esclusivamente per gli strumenti musicali, dalle performance incredibili in ambito audio e dalla latenza bassissima. Diamo un occhiata più a fondo e vediamo le caratteristiche principali:
- Latenza ultra-bassa (un millisecondo circa)
- Basato su Linux, utilizzando CPU Intel e ARM
- Supporto per plugin VsT e JUCE
- Connessione native(USB, WiFi, BT, 4G)
- Supporto MIDI totale
ELK viene definito come un sistema operativo musicale. Sulla carta permetterebbe ai musicisti di:
- Aggiornare i loro strumenti aggiungendo nuovi suoni e funzionalità
- Collegare gli strumenti musicali all’hardware esterno
- Condividere istantaneamente le loro esibizioni online
Inoltre, a quanto si legge sul sito della Mind Labs, consente alle aziende hardware di spostarsi dai chip dedicati e utilizzare CPU standard senza compromessi in termini di bassa latenza, prestazioni e scalabilità.
Questo sistema renderebbe incredibilmente semplice per gli sviluppatori il porting di software esistente da utilizzare in ambienti embedded, consentendo in sostanza di eseguire lo stesso codice sorgente su sistemi desktop, mobili e embedded, una cosa che ha dell’incredibile, dal punto di vista di un programmatore ovviamente.
Dal punto di vista di chi produce hardware, è una piattaforma aggiornabile che consente prestazioni estremamente elevate a un prezzo molto competitivo, dato che gli bastano processori decisamente economici per funzionare.
Per chi invece produce software, questo potrebbe essere non poco interessante, dato che permette di sviluppare prodotti per dispositivi diversi a partire da basi di codice già esistenti, utilizzando essenzialmente il codice originariamente scritto per l’uso desktop in piattaforme embedded; inoltre, ELK supporta interfacce utente in esecuzione su diversi dispositivi (mobili, desktop, display integrati) e consente il porting immediato di VST esistenti, anch’essi scritti in JUCE.
Questo va detto, è una cosa fenomenale, un turning point veramente importante per l’ azienda svedese; una cosa che mi interessa particolarmente e che darebbe lo standard definitivo per i produttori di strumenti virtuali.
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