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I riverberi di Max: consigli per i tuoi mix audio

Cari Musicoffili, ci ritroviamo in questa seconda parte del nostro viaggio nel mondo della riverberazione digitale. Spero che il mio precedente articolo vi abbia incuriosito al punto da andare a sperimentare con i plugin in vostro possesso per capire meglio come rendere ambienti credibili e creare spazi che diano profo

Cari Musicoffili, ci ritroviamo in questa seconda parte del nostro viaggio nel mondo della riverberazione digitale. Spero che il mio precedente articolo vi abbia incuriosito al punto da andare a sperimentare con i plugin in vostro possesso per capire meglio come rendere ambienti credibili e creare spazi che diano profondità al vostro panorama sonoro.
Avrete così scoperto che ci sono alcuni parametri che sono molto potenti e tendono ad alterare in modo profondo il risultato. Ogni plugin è spesso dotato di parametri unici e leggendo il manuale potrete riuscire a capire con maggiore precisione come usarli.

Oggi però vorrei fare un passo avanti e svelare ancora qualche segreto. Quando gli ambienti artificiali erano realizzati con le vere “echo chambers” oppure con i “plates” la possibilità di variare i parametri erano a dir poco limitate. Così si ricorreva alla più ovvia delle soluzioni: utilizzare processi pre-ambiente oppure post-ambiente.

I processi applicati prima di raggiungere la sorgente del riverbero hanno come obiettivo la modifica del suono riverberante cambiando il segnale che viene riverberato. Sembra un’affermazione alquanto ovvia, ma è di fondamentale importanza. Esaminiamo alcune delle possibilità:

PRE-EQ: inserire un equalizzatore sulla mandata al riverbero può avere un potente impatto sul suono riverberato, stimolando maggiormente alcune frequenze si può accentuare o ridurre la rigenerazione di quella zona dello spettro sonoro e di conseguenza alterare in modo significativo il timbro del riverbero.
Non sarà un caso se nella SSL 4000 sulla master section delle mandate ausiliarie è presente un semplice ma efficace EQ con uno shelving sulle alte e uno sulle basse frequenze. 

I riverberi di Max: consigli per i tuoi mix audio

Provate a ridurre la quantità di basse sulla mandata del riverbero utilizzando un algoritmo di tipo HALL e sentirete quanto spazio utile riguadagnate nella zona, importantissima, tra i 100 e i 500 Hz dove risiedono le fondamentali della maggior parte degli strumenti e della voce.
Un altro esempio realizzato con Avid EQIII mostra l’utilizzo di un low-pass e di un hi-pass per raggiungere un risultato simile al precedente.

I riverberi di Max: consigli per i tuoi mix audio

DE-ESSER: Se avete nostalgia di quei riverberi lunghi, setosi e profondi provate a utilizzare sulla voce un riverbero HALL utilizzando sulla mandata ausiliaria un plugin di DE-ESSER. Regolatelo in modo che le “esse” contenute nel cantato non riescano a eccitare la camera riverberante in modo eccessivo e sarete sorpresi dal risultato.

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COMPRESSIONE: Se vi sembra che la densità del riverbero non sia sufficiente è possibile utilizzare un compressore sulla mandata ausiliaria, magari inserito dopo l’EQ, e rendere il segnale più compresso e denso prima di arrivare alla camera riverberante.

Il mio consiglio è di provare con una RATIO di 4:1 con attacco e rilascio rapidi. Questo renderà l’effetto di riverbero molto più udibile e sostenuto, nel caso di suoni percussivi sarà addirittura esplosivo.
Probabilmente sarà necessario ridurre il fader del canale di ritorno del riverbero per bilanciarlo rispetto al suono non riverberato.

DELAY: Abbiamo già incontrato l’uso del delay nel riverbero sotto forma di pre-delay e con lo scopo di simulare con maggiore precisione le dimensioni dell’ambiente riverberante e la posizione della sorgente in relazione all’ambiente stesso. Ma possiamo anche utilizzare un DELAY, con la possibilità di modulazione, per allungare o rendere più complesso l’effetto di riverbero. Provate con un delay di una croma (un ottavo, valore musicale).
Per ottenere il valore in millisecondi potete usare la formula 30000/BPM. A 120 BPM sarà di 250 millisecondi. A questo delay aggiungete un “feedback” di circa il 30% e una modulazione al 10% con una frequenza di 0,7 Hz. Ovviamente questi valori sono tutti indicativi e potete variarli a piacere. Il notro riverbero ora sarà più lungo e complesso, più ricco.

CHORUS: Il chorus è un effetto “time based” che si propone di creare l’illusione di un coro, da cui il nome, ovvero una moltiplicazione della sorgente sonora originale caratterizzando le varie ripetizioni con delle leggere variazioni. L’utilità di questo effetto come pre-processo sta tutta nella possibilità di rendere il riverbero leggermente differente dalla sorgente che lo ha generato.
Questo rende il riverbero più udibile con minore quantità di ritorno e minimizza anche l’effetto di comb filtering che spesso rende il suono del riverbero metallico. A ben guardare alcuni riverberi come il Lexicon hanno già nel loro algoritmo questo effetto integrato nel processo, ma se usiamo un plate o una chamber possiamo sperimentare con questo “trick”.

Se non avete un plugin specifico di chorus potete facilmente crearne uno seguendo questa semplice ricetta: usando un plugin di delay con modulazione impostate un ritardo che va da 25 a 32 millisecondi, impostate la modulazione al 50% e la frequenza del LFO a 0,7 Hz. Se è possibile scegliere l’onda di modulazione potete usare la sine o triangolare. Non serve “feedback” ma potete provare ad aggiungerne un poco, fino a un massimo del 5%.
Ascoltate come cambia la coda del riverbero e ottimizzate i parametri. Utilizzate il comando MIX del plugin tenendolo al 50%.

Passiamo adesso ai processi POST-RETURN cioè posizionati dopo l’effetto di riverbero. Questi processi sono molto popolari oggi e molto utili per modellare il riverbero in missaggio. La Waves, in collaborazione con Manny Marroquin ha realizzato un plugin che incorpora alcuni di questi processi. Infatti il plugin Reverb ha diversi post-process a disposizione tra quelli che vi invito a provare.

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Ma veniamo ai miei suggerimenti:

COMPRESSIONE: per questo processo valgono le stesse cose dette per il pre-processing. Provate a regolare il compressore in modo da avere una maggiore densità di riverbero e un effetto più costante anche nei momenti di dinamica minore.

GATE: Se state cercando un modo per replicare i famosi rullantoni in stile anni ’80 una delle strade facili è di usare un gate sul ritardo del riverbero.
Partite da un riverbero molto denso e lungo, magari un plate con un tempo di reverbero di circa 10 secondi. Create una mandata extra per il side-chain (pre-fader) e inviate lo snare sia alla madata ausiliaria che va al plate sia al side-chain. Usate questo side-chain send per triggerare il gate in modo che ad ogni colpo di rullante il gate si apra e poi si chiuda di colpo sul beat successivo.
Con un poco di pazienza e utilizzando il comando “hold” del gate rimarrete sorpresi del risultato.

FLANGER: Il riverbero vi sembra giusto nel suono e nella quantità ma nel mix non si sente come vorreste? È il momento di provare un flanger sul ritorno del riverbero.
Il flanger è un effetto reso famoso da Beatles nel 1963 con la canzone “From me to you”, ma già sperimentato da Les Paul nel 1959. Si otteneva con due registratori a nastro toccando la flangia, appunto, di uno dei due per variare la velocità e ottenendo un suono acquoso dovuto alle cancellazioni del filtro a pettine che ne derivano. 

Possiamo ricreare questo effetto ricorrendo ancora una volta al nostro delay con modulazione. Questa volta il tempo di ritardo deve essere molto stretto. Il tempo del delay è direttamente collegato alla frequenza più bassa che il filtro a pettine modulerà.
Valori utili per noi saranno tra i 3 e i 10 millisecondi. Utilizzate una buona dose di feedback, valori alti fino al 70% produrranno un effetto molto marcato. Per il riverbero magari valori più contenuti, intorno al 50% saranno sufficienti. Ma i parametri fondamentali per il flanging sono quelli di modulazione. Provate con una frequenza di 0,2 o 0,3 Hz con una modulazione al 60%. Utilizzate il comando MIX del plugin tenendolo al 50%.

PHASER: Questo effetto è presente anche nel plugin di Manny Marroquin e ha lo scopo di rendere più intellegibile il riverbero, caratterizzandolo. Mentre il flanger ottiene l’effetto di modulazione variando il tempo di ritardo con l’LFO e quindi spostando continuamente il comb filter su e giù il Phaser modula direttamente la fase di un segnale copia dell’input. Per ottenere un effetto più complesso venivano applicati vari stadi di modulazione da 2 a 16 o più.
In ProTools c’è un plugin incluso nella serie Air che potete sperimentare variando i parametri per ottenere un effetto discreto di movimento della coda del riverbero.

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DISTORSIONE: Ecco che ci risiamo. Oggi sembra che quasi tutti i problemi si possano risolvere con una piccola o grande dose di distorsione o di saturazione.
È un effetto da applicare, nel riverbero, in parallelo. L’effetto della distorsione sulla coda del riverbero è ancora una volta di aumentarne la densità e l’intellegibilità. Inoltre rende il suono più granuloso e personale.

Se usiamo la distorsione la coda diventerà più chiara. Per un effetto più scuro provate ad usare la saturazione.
Esiste un numero imprecisato di plugins per distorcere ma i fortunati utilizzatori di Pro Tools ne hanno uno ottimo in dotazione, LO-FI che ha sia la possibilità di aggiungere distorsione sia saturazione. Valori utili sono tra 0,2 e 0,5 ma ovviamente nulla vi impedisce di andare oltre. L’orecchio sarà la vostra guida.

Ci sono ancora tanti effetti che potete provare e questa mia lista non è eusastiva. In ogni caso potete sperimentare quello che vi viene in mente partendo da questi suggerimenti.

Alla prossima!

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