Uno degli aspetti più interessanti e spesso sottovalutati nella catena audio è la linearità nella risposta in frequenza dell’ambiente di ascolto.
Partiamo da una piccola premessa, seppur credo abbastanza nota da quando Amar Bose enunciò i suoi studi, sull’acustica: le onde sonore si espandono dalla sorgente in tutte le direzioni, ma solo una parte minima (il suono diretto) viaggia in linea retta verso l’ascoltatore mentre la maggior parte (il suono riflesso) rimbalza fra tutte le superfici dell’ambiente (pareti, pavimento, soffitto, ma anche suppellèttili e via dicendo) prima di raggiungere l’ascoltatore, creando molte interferenze più o meno piacevoli (basti pensare al riverbero e alle riflessioni primarie contro i terribili “modi”), ma che in tutti i casi sarebbe utile ridurre ai minimi termini per linearizzare la risposta in ambiente… come?
La soluzione più semplice è partire da un’analisi della risposta in frequenza ambientale, magari fatta con un analizzatore serio e affidabile e con un microfono da misura altrettanto afffidabile. Oggi c’è un’ampia gamma di software che consentono di fare misurazioni affidabili con costi contenuti (ehm, repetita juvant: il software non si cracka perché è rubare il tempo del progettista) ma nei mitici & analogici anni ’80 la scelta si limitava agli analizzatori di poche aziende, fra le quali l’inglese Klark Teknik (ora parte di Music Group), dbx (ora del gruppo Samsung) e, appunto, l’italianissima e indipendente Audioscope.
Ci fa piacere vedere che i suoi analizzatori sono ancora usati e apprezzati anche per un uso differente, ossia l’analisi del contenuto in frequenza di un brano musicale. Questa utilizzazione consente di adeguare a vista il bilanciamento fra i vari suoni che fanno parte di un mix complesso e di portare rettifiche a dettagli che, magari dopo 8 ore in studio, cominciano a sfuggire alle nostre orecchie
E chi potrebbe fornirci la storia meglio del buon Girolamo Muratore, che mi onoro di conoscere dal 1986 e con il quale ho avuto anche il piacere di scambiare spesso punti di vista sulla migliore utilizzazione dei suoi gioiellini?
Il visionario progettista (e CEO dell’azienda) ha messo a punto nel tempo una serie di prodotti che hanno segnato la storia dell’audio professionale con prodotti ante-literam quali il mitico analizzatore 9000 e l’indicatore di livelli PPM/VU 3211 (adottato anche dal grande Livio Argentini per i suoi storici mixer Ep e dalla Studer nelle sue console audio serie 900) sia in Italia che in altre nazioni Europee, nel sud-est Asiatico e negli USA.
Certamente il prodotto più conosciuto è il sempreverde 2813, 28 bande a 1/3 di ottava con estensione da 32Hz a 16kHz con indicazione da 8 led verdi, 1 giallo e 3 rossi che possono lavorare su risoluzione di 1, 2 o 3dB, dotato anche di generatore di rumore rosa e ingressi per le uscite di un amplificatore.
La cosa che mi stupisce di questo analizzatore è che continui, seppur arrivato alla R 7.0, a essere presente nei rack di molti service e nelle regie di studi di registrazione recenti, oltre a quelli vintage nei quali sovrastava il mixer ma spesso era in mezzo ai monitor near-field, trattato come un riferimento altrettanto importante!
Della serie con indicatori a LED è in produzione anche la versione 2813-E, 31 bande + WB, con la possibilità di leggere anche la somma (L+R) e la differenza (L-R) tra gli ingressi di linea. Questo modello è oggi il best seller a Led, ed è il più recente pronitpote dei modelli iniziali 2713 e 1010 che hanno segnato l’inizio della storia della Audioscope nel periodo d’oro delle Hi-Fi domestica.
Ricordiamo anche la versione speciale per la RCA di Roma dell’analizzatore a 10 bande modello 1001 per il controllo delle cutting machines nella duplicazione delle cassette audio Philips.
Meno diffuso ma più versatile è il modello 3000, analizzatore con monitor 5″ a fosfori verdi, 30 bande + WB ed RT60., derivato dal precedente 3013.
Va anche detto che oltre ai propri prodotti marchiati Audioscope, l’azienda ha fatto produzione anche per conto terzi, in particolar modo per un cliente inglese per il quale ha progettato e curato – per oltre 30 anni – la produzione di apparecchiature audio e video, in particolar modo indicatori di livello PPM-VU sia superimposti a video PAL/NTSC che dedicati a monitor VGA e indicatori di livelli MADI per 128 canali.
Uno degli ultimi progetti ha riguardato i multiviewer, costruiti per la Barco e altre aziende di risonanza mondiale.
Ci fa particolarmente piacere menzionare la pluriennale collaborazione con Bruce Jackson per la messa a punto e ottimizzazione degli indicatori di livello seguendo le indicazioni dalla sua esperienza maturata nei concerti seguendo come fonico FoH diversi tour di Bruce Springsteen (1978-1988 circa) e Barbra Streisand (1993-2007 circa).
Beh, il suo grande senso del suono non lo ha legato solo a questi due artisti ma ha contribuito ai concerti di molti altri artisti e lo ha portato a cercare una migliore qualità nell’audio digitale co-fondando nel dicembre 1985 Apogee Audio insieme al progettista svizzero Christof Heidelberger e all’allora presidente di Soundcraft USA Betty Bennet.
In questi ultimi anni si è rivelata particolarmente proficua la collaborazione nei Paesi Bassi con Jan Morel, per la messa a punto di una versione di analizzatore con i led blu, in tono con gli studi che progetta e realizza… e la bandiera olandese!
Ah, fra quanti utilizzano gli analizzatori Audioscope per controllare il contenuto energetico dei suoi brani c’è anche un tale Nicky Romero, come si vede chiaramente in diversi punti, da 1’26” in poi, in questo video realizzato per SSL:
Volete saperne di più? Ecco il sito web ufficiale Audioscope.
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