Un parco microfoni da fa luccicare gli occhi quello che è stato messo al servizio della musica di tanti giovani studenti, il meglio del passato e del presente per il meglio del futuro!
Villa Falconieri a Frascati pulsa di nuova vita, dopo lo splendore degli anni della sua costruzione nel 1548, e risuona di parole in latino e in greco antico, grazie allo splendido lavoro dei membri dell’accademia Vivarium Novum che l’ha presa in gestione dal demanio nel 2016, portando avanti anche un ottimo lavoro di conservazione e restauro.
I partecipanti sono studenti da tutto il mondo, ospitati gratuitamente per approfondire la conoscenza di queste splendide lingue con l’uso quotidiano per farne lo strumento utile a capire il mondo e con l’ambizioso (ma senza ambizione noi umani saremmo ancora nelle caverne, o no?) progetto di un grande Campus mondiale dell’Umanesimo.
Oltre al risuonare di queste lingue morte, risuonano le vibrazioni degli strumenti e delle voci degli studenti che eseguono brani ispirati dalle parole scritte fra gli altri da Catullo, Lucrezio, Orazio, Virgilio, Ovidio, Marziale, Anacreonte, Alceo, Saffo… orchestrati senza stravolgerne gli accenti naturali ma facendo ben percepire la musicalità euritmica, sotto la conduzione del M° Özséb Áron Tóth, per tutti Eusebio.
E cosa sarebbe più intrigante ed interessante che essere coinvolti in tale ambiente per una tre giorni di registrazione con la sapiente mano e sensibilità di Davide Palmiotto? Quindi ho approfittato al volo di questo dono e ho collaborato per la migliore riuscita di questa operazione culturale di respiro… millenario!
La sala prescelta per la registrazione è la sala dell’Inverno o sala delle Conversazioni, arricchita dagli splendidi dipinti di Cirro Ferri sul soffitto e di Pier Leone Ghezzi sulle pareti, caratterizzata da un riverbero interessante per questo tipo di orchestrazione dal deciso sapore e colore rinascimentale.
Passando alla parte operativa la scelta di Davide è stata per una scheda Merging Technologies Horus, impostata per lavorare a 24/96 con il suo PT 12, mentre per la scelta dei microfoni abbiamo scomodato diversi costruttori e produttori nazionali.
Menziono in breve le scelte operate da Davide, tralasciando i 30 ottimi microfoni non utilizzati per questa registrazione in quanto non erano ottimali con le esigenze soniche del repertorio e la caratteristica dell’ambiente.
Iniziamo con una sfilza incredibile e di prima qualità per l’ambiente: un Decca Tree con Neumann M150 Tube, collocati dopo diversi spostamenti ad un’altezza di 2,4 metri e ad 1/3 della sala. Con tecnica AB sono state posizionate diverse coppie selezionate (matched per chi preferisce parlare come Donald) composte da B&K 4006 agli angoli frontali, Cento Cento (non sono diventato balbuziente né è un refuso, in un prox articolo ne parlerò con Marco Centobelli) davanti al Decca ma all’altezza dei coristi, e una coppia di Braingasm 47 valvolari ancora più avanti ma circa a un metro di altezza per una ripresa un po’ più larga dei Cento.
Il coro era ripreso a circa 1 metro con una L-C-R composta da 2 Neumann U87 e 1 Neumann U877aI, mentre più distanti c’erano due Audio Technica 4041 (alternati in alcuni brani con due Sennheiser MKH40) per un’ulteriore ambienza… anche se la sala non ne era affatto carente!
Come microfoni di accento (o preferite spot?) la scelta è ricaduta sia su diversi “standard” che su alcuni gioiellini nuovi.
Le tre chitarre erano riprese da 2 AKG414 II e 1 414 BL, per il mandolino è stato scelto il LEWITT LCT540 subzero per la sua caratteristica di rumore inerente infinitesimale, ideale per questo strumento dalla intensità limitata e le percussioni sono state riprese con un Neumann TLM 102 ciascuna.
Gli archi sono stati affidati a un Neumann KM 184 per il violino, mentre due Braingasm 47 fet si occupavano rispettivamente del contrabbasso e del violoncello. La tromba era ripresa da un Lewitt LCT640 TS che originariamente era stato portato per riprendere l’ambiente, ma se l’è cavata egregiamente!
C’era già un’esagerazione di microfoni ambientali e 5 coppie sono rimaste nelle loro custodie, anche se questo sembrava privilegiato per la sua doppia uscita XLR + mini-XLR con possibilità di gestione del suono tramite il Polarizer sia in fase di acquisizione che in fase di post (e presto torneremo su questo argomento).
Infine la voce del M° Eusebio era ripresa da un Centouno, mentre il suo flauto era ripreso da un Soyuz 011 capsula stretta valvolare.
La regia era creata in una stanza adiacente con un SPL Phonitor cui erano collegate diverse cuffie, perché tutti abbiamo portato la nostra preferita per avere un ascolto “noto”.
E ora un po’ di note che potrebbero essere utili a chi desideri avventurarsi in una sfida del genere.
Innanzitutto il concetto di partenza è quello del suono vero (non realistico/veritiero e/o omologato/effetti speciali, argomento sul quale tornerò con un articolo specifico) quindi bisogna portare moltissimi microfoni e, magari, lasciare nelle custodie microfoni blasonati (mai farsi condizionare da marca/modello… qui serve essere severi per il suono!) che non si rivelano ideali in questo ambiente per questo repertorio.
Prima è molto utile una full immersion nel suono del genere musicale.
Il posizionamento dei microfoni di accento in un campo così caratterizzato dal riverbero è sempre ravvicinato, al limite molto ravvicinato proprio per avere il massimo delle caratteristiche del microfono per quello strumento, tanto per le riprese ambientali in questo caso avremo una scelta immensa in fase di missaggio.
Portare sempre strumenti di correzione acustica semplici e facili da applicare (in questi ambienti storici non si possono certo toccare le pareti!) quali tappeti (in questo caso ne sono stati usati diversi sul pavimento in pietra, ergo molto riflettente!) o pannelli mobili in stoffa assorbenti (ne è servito uno solo per evitare che il mi @ 82Hz del cello solista risuonasse troppo in un brano).
Cosa dire? Oltre apprezzare la grande musicalità di questi brani e dell’ambiente l’esperienza di lavoro è stata eccellente, capire che si è parte di un team e coordinarsi tutti insieme per le operazioni più “umili” come il posizionamento dei tappeti che per quelle più impegnative, come dare il proprio contributo/giudizio propositivo (“solo il tempo ci appartiene” e non serve far polemica o applicare dogmi) su qualsiasi dettaglio del suono… il fine non è “portare a casa il “lavoro” ma la consapevolezza di aver contribuito con le proprie capacità al massimo… magari anche un po’ di più.
Un sentito ringraziamento va a quanti hanno reso possibile questa grande opportunità: Marco Centobelli, Salvo Zocco e Romano Frenquelli per la fornitura dei microfoni, a Fabio Ferri per la fornitura di diverso materiale, ad Angelo Mincuzzi per l’ottima e fattiva collaborazione, a Sara Patta per le fotografie e al prof. Luigi Miraglia per la sua sempre splendida ospitalità e disponibilità.
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