Oggi testiamo le cuffie chiuse circumaurali di Adam Audio, per la precisione il modello Studio Pro SP-5.
Recensire cuffie e casse è sempre molto complicato, e soprattutto soggettivo, sia per la differenza delle rooms in cui verranno collocati i monitors sia per la non trascurabile differenza che le nostre orecchie hanno e, che contraddistinguono proprio il lavoro di mix e mastering, soprattutto nel campo professionale.
Per questo genere di recensioni, cerco quindi di prendere in esame solo alcuni aspetti prettamente pratici e che sono largamente condivisi un po da tutti. Rimarrà ovviamente, all’ascoltatore l’ardua sentenza, ma la mia linea guida vi aiuterà a scegliere quantomeno bene nel mercato.
Oggi ci occupiamo di cuffie, abbiamo già visto in un altro tutorial perché non si mixa in cuffia, ma le cuffie sono spesso l’oggetto principale con cui ascoltiamo musica.
L’orecchio, come ogni altra parte del nostro setup, va coltivato, educato e soprattutto protetto. Ogni fonico vi dirà che quando ha iniziato ad ascoltare meglio ha mixato meglio, prodotto meglio, e fondamentalmente è cresciuto nel proprio settore. Diventa quindi importantissimo avere a disposizione almeno gli ascolti migliori possibili, per le nostre tasche ovviamente, e magari aggiornare e fare qualche upgrade nel tempo.
Le cuffie più utilizzate in questi anni sono state, almeno per quanto mi riguarda, Sony MDR serie 7506 e 7509 HD, Beyerdinamics 770 e 990 pro, il tutto accompagnato dall’eccellente software Sonarworks per la taratura dettagliata del suono.
Sono tutte cuffie molto impersonali, adatte quindi al lavoro di recording e abbastanza dettagliate da permettermi editing accurati. Sono cuffie che si trovano in un range di oltre 150€, al di sotto di questa cifra non ho mai trovato cuffie all’altezza di questo compito anche se comunque utilizzabili.
Piccolissima premessa, ho trovato tantissime di queste cuffie “clonate“, anche esteticamente bene, sul mercato dell’usato, su ebay o in alcuni studi di registrazione che le bistrattavano. Occhio quindi che spesso quello che viene spacciato per orignale trova al suo interno materiale scadente e pessimo, parlo soprattutto dei cloni delle MDR Sony ormai fuori produzione.
I fattori più importanti a cui voglio far riferimento sono fondamentalmente 2, ossia, definizione del suono e lo stress sull’orecchio.
Questo perchè sono spesso costretto ad indossarle per ore ed ore e non posso permettermi di avere un orecchio “stanco” dopo poco tempo, inficiando soprattutto il lavoro di bilanciamento nel mix.
Questi due fattori li applico in egual modo quando giudico un paio di casse Monitor. Il prezzo in questo caso è irrilevamente perchè, come ogni altro produttore, ho bisogno di uno strumento in grado di fornire un lavoro al massimo degli standards e anche oltre.
Una volta trovato lo strumento giusto sarà poi il caso di iniziare a mettere da parte i soldi per poterlo acquistare.
Il discorso cuffie aperte o cuffie chiuse è da imputare secondo me, solo ad un uso pratico della cuffia, se stiamo registrando è sicuramente meglio averle chiuse per evitare, quanto possibile di far rientrare l’audio della base nel microfono in recording.
La cuffia chiusa ha anche un certo incremento dei bassi dovuti proprio alla propagazione fisica del suono, ed in base anche alla qualità della cuffia stessa a volte vengono frenati e poco bilanciati, non a caso si ha un effetto in-ear singola via sgradevole se si cerca la definizione migliore.
Le cuffie aperte, come anche gli in-ear aperti, aiutano ad assorbire i bassi in maniera differente rendendo tutto più lineare anche se di contro c’è che tutti intorno a noi ascolteranno quello che stiamo facendo, quindi poco isolamento.
Le soluzioni migliori vengono quindi proprio dall’uso e dalla tecnologia degli in- ear ossia usare due o più driver per poter dividere le emissioni dello spettro su diverse sorgenti. Un sistema quindi usato nella realizzazione di in-ear professionali ed ovviamente costoso.
Lo stesso principio si più applicare anche alle cuffie da studio con un certo dispendio di tecnologia e quindi di costo, ma forse è la soluzione migliore da adottare per avere un ottimo bilanciamento generale.
Le Adam SP5 sono quindi delle Ultrasone leggermente modificate per avvicinarsi alla risposta delle S3V che negli ultimi anni hanno spopolato tra le reference monitor di nuova generazione.
Cerchiamo di uscire dal Marketing e cerchiamo di capire cosa realmente fanno queste cuffie.
Le Adam Pro SP-5 sono delle cuffie chiuse, dal padiglione medio in stile Sony MDR 7506, adatte alla maggior parte dei padiglioni auricolari, che aderiscono molto bene alla testa.
Sono in plastica, per garantire un ottima indossabilità evitando di sentirle quindi pesanti sin da subito, e sono foderate in finta pelle di ottima qualità sia sui padiglioni sia nella parte che appoggia sulla testa. Permettono quindi grazie alla loro leggerezza un’indossabilità ottimale anche al cantante più movimentato.
L’isolamento è incredibilmente perfetto, anche ad alto volume difficilmente il suono finirà nel microfono che sta registrando, un applauso ad Adam e Ultrasone per questo.
Le cuffie sono fornite con un astuccio rigido adatto ai viaggi e allo stockaggio nel bagaglio, sono corredate di due cavi per l’uso minijack e jack standard, e dispongono di un buon sistema di snodo per poterle tenere agevolmente intorno al collo senza strozzarsi.
Un sistema studiato bene a tavolino per far contenti tutti i fonici live e non.
Ma veniamo al suono, ossia la parte più importante.
Caratteristiche
Vengono prodotte con una risposta in frequenza da 8h a 32khz, non tanto per farci ascoltare quelle frequenze ma per garantire al meglio una risposta sulle classiche 20hz – 20khz.
Le basse sono forse la cosa più sorprendente di queste cuffie, finalmente dopo anni riesco ad avere una risposta lineare e dettagliata sui bassi dai 100hz in giù, che prima mi costringeva a continui salti di cuffia per capire cosa stava succedendo.
Questo grazie anche al sistema S-Logic della Ultrasone che garantisce un bilanciamento migliore sul segnale stereo. In questo modo si ottiene una attenuazione del 40% in SPL e quindi all’aumento del volume la linearità viene sempre rispettata.
Le alte frequenze, se comparate alle classiche MDR che sono spesso un po’ “harsh”, nelle SP5 risultano più delicate e morbide come anche accade con le DT990Pro. Anche se le DT990 peccano sui medi poco generosi, perfettamente rispettati quindi sulle Adam.
Per cui se veniamo dagli ascolti Sony abbiamo una risposta sulle alte simile ma più chiara e meno fastidiosa, se veniamo dalle Beyerdinamics noteremo una maggior presenza delle medie frequenze e quindi una definizione della voce più chiara.
Le cuffie hanno un’impedenza di 70 Ohm e necessitano quindi di un buon preamplificatore. Noteremo tantissima differenza qualora le intercambiassimo da schede audio a schede audio, è il caso quindi di fare attenzione a come le testerete.
Il mio test è stato fatto con l’uscita cuffie della scheda RME UFX+ e Presonus Quantum 2. E già tra le due la differenza è molta.
Pesano 300gr circa, hanno una sensibilità di 95dB a 1mW per orecchio. Possiedono 5 anni di garanzia, due standard e 3 opzionali dopo la registrazione del prodotto.
In questo frangente sono quindi le più bilanciate, senza efantizzazioni dovute al mercato o al marketing puro in cui navigano ora Beats o Sony stessa. Sono quindi particolamente indicate per evitare stress all’ascolto, uno strumento più che definito per mixare ma soprattutto per educarci ad ascoltare meglio la musica che acquistiamo o che utilizziamo come reference prima del mix o del mastering.
In queste settimane le ho utilizzate per diversi scopi, tra cui mix balance e mastering balance, ma soprattutto sono state apprezzate da musicisti e cantanti che si ascoltavano in maniera più chiara e bilanciata riuscendo quindi anche a migliorare la performance mentre cantavano, un valore aggiunto per questo strumento.
In conclusione
Le Adam SP5 Sono state apprezzate da tutti, da me come fonico come dai produttori con cui collaboro nonchè i cantanti che ci hanno registrato mostrando un feel e delle performace migliori.
La comodità è indiscussa come anche l’isolamento assolutamente eccellente in fase di recording. Perfette per l’ascolto in cuffia e per le fasi di premix, grazie alla tecnologia S-Logic di Ultrasone regalano un soundstage degno di nota.
Difficile trovare un difetto, tutto sembra studiato per soddisfare i palati più fini.
Il prezzo le colloca nella fascia Pro, ma è un sacrificio che mi sentirei di fare anche se mi trovassi nella fascia SemiPro per abituarmi ed educare al meglio l’orecchio in assenza di monitor professionali.
Sperando di aver smosso la vostra curiosità vi consiglio di provarle e pensare sinceramente a un upgrade del vostro setup.
Le cuffie sono distribuite in Italia da Midi Music.
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