Aston è un’azienda giovane, dedicata esclusivamente al punto iniziale della catena audio, uno dei più critici e controversi: il microfono.
Negli ultimi anni, forse anche per le elevate tecnologie a disposizione che hanno “chiuso” qualsiasi discorso riguardo il suono degli algoritmi di una DAW rispetto all’altra, abbiamo visto un notevole incremento di aziende dedite a questo dispositivo indispensabile con le sue caratteristiche per catturare il suono e trasdurlo in dominio elettrico per poterlo catturare, processare e plasmare a nostro piacere.
L’azienda è comunque partita col piede giusto, a iniziare dall’eletta schiera di fonici, produttori e musicisti inglesi coinvolti per stabilire le direttive sulle caratteristiche auspicabili dai loro microfoni e la successiva “messa a punto”, ne cito solamente tre: Adrian Hall (Depeche Mode, Goldfrapp, Anna Calvi, All Saints, Simply Red), Alan Branch (U2, Jeff Beck, The Cure, Nine Inch Nails) e il “migrante” Marco Migliari (ex-Real World ora The Beautiful South, Crowded House, Stereophonics)
Durante la scorsa torrida estate ho avuto modo di provare con blood, sweat and beers ben due coppie del nuovo arrivato Starlight, microfono con capsula “media” da 20mm (generalmente definisco larga quella da 25mm e stretta quella dai 13 mm in giù).
Iniziamo a vedere le caratteristiche salienti di questi prodotti partendo dalla sinterizzazione usata per ottenere una perfetta porosità acustica.
Infatti, i progettisti della Aston hanno testato diversi spessori di punta sinterizzata e dimensione medie delle sfere di sinterizzazione infine l’hanno combinata con una piastra in nichel di pochi nanometri di spessore. Ciò rende la punta, come quella di tutti i microfoni Aston, praticamente indistruttibile: accetta incidenti di percorso in studio o dal vivo e non vi abbandona mai, grazie anche allo chassis in acciaio inox da 1,5mm!
Poi l’adozione del laser per un puntamento ottimale e riproducibile, cui segue un pensierino del fonico con decenni di esperienza: quante volte ci è stato chiesto di “fare la ripresa esattamente come l’altra volta” ma sono passati mesi o anni e la foto non-tridimensionale e il suono registrato non sono bastati per ritrovare quel capello di differenza in studio… per non parlare di disagi/discussioni per il posizionamento ottimale in ogni data di un tour!
Anche l’elettronica dello Starlight è allo stato dell’arte, usando un pre con componenti discreti di alta qualità per ottenere un microfono estremamente sensibile e con basso rumore e un enorme margine dinamico. Ciò consente a Starlight di riprendere fonti silenziose o molto rumorose senza compromettere il rapporto segnale/rumore o le prestazioni timbriche.
I filtri attivi induttivi usati per variare la risposta della capsula non aggiungono alcun rumore al circuito ma servono solo per cambiare voicing, infatti i tre selettori (Vintage, Modern e Hybrid) consentono di ottenere dallo Starlight un timbro e una risposta ottimale per il suono desiderato nell’ambiente di utilizzo e secondo il genere musicale.
Proprio per quest’ultimo parametro, nel 2016 sono stati coinvolti i suddetti operatori del settore per scegliere manualmente le capsule che più li soddisfacevano in double blind listening test.
Con queste premesse la curiosità per il nostro test era al settimo cielo!
Torniamo alla manifattura: i microfoni del set stereo sono selezionati a mano presso la sede di Hitchin dal team di ingegneri Aston, pertanto ogni coppia passa attraverso un processo di selezione complesso e intenso, non usato per altri microfoni di questa fascia di prezzo. In primo luogo sono controllate le prestazioni di ogni singola capsula con test di capacità, di risposta in frequenza, di sensibilità e altri parametri.
Quindi le capsule sono selezionate per ottenere l’esatta corrispondenza e tramite l’interruttore di polarizzazione a 5 posizioni sul PCB principale di ogni microfono si effettua il perfetto abbinamento fra ciascuna coppia di capsule.
Per selezionare in questo modo ogni set stereo servono 30 minuti, ma in Aston sono sicuri che valga la pena di prestare attenzione ai dettagli per assicurarsi che ogni cliente abbia un prodotto che possa confrontarsi con i migliori microfoni del mondo.
Il packaging è ottimo e la confezione consente ai microfoni di viaggiare senza risentire della fretta e degli eventuali urti durante il trasporto, oltretutto è eco-compatibile e riutilizzabile senza offendere madre terra.
Sul corpo del microfono troviamo, dalla punta, i selettori per attenuazione (-10/0/-20dB), filtro taglia-basso (80/140Hz/bypass), il suddetto selettore di timbro e infine l’interruttore per l’attivazione del laser. Nella confezione del set è inclusa una barra calibrata per riprese stereo e una coppia di sospensioni elastiche Rycote (non inclusa nella confezione del microfono singolo) che abbiamo trovato, al solito, molto eleganti ed efficienti.
Abbiamo fatto diverse riprese iniziando da un piano verticale e dalle solite chitarra elettrica e acustica e sempre abbiamo apprezzato l’utilità del laser per il puntamento accurato… anche se per quest’ultima la tavola armonica nera ha reso il tutto meno facile.
Abbiamo ottenuto in tutte queste riprese un suono decisamente interessante, in linea con i microfoni di fascia di prezzo superiore, e abbiamo apprezzato il carattere diverso delle tre soluzioni timbriche.
Siamo quindi passati alla ripresa di due soluzioni per batteria usando la classica tecnica dei microfoni overhead e con la riesumata Glyn Jones (tecnica derivata dalla ripresa con un singolo microfono “panoramico”, tipica degli anni ’50/’60, realizzata inserendo un secondo microfono dalla parte del timpano, alla stessa distanza dal rullante dell’altro microfono).
I test sono stati effettuati negli studi Hemiola del grande jazzista Lucrezio de Seta con il suo nuovissimo gioiello personale realizzato da Roberto Villani di RV Drums: una classica batteria jazz anni ’50 con cassa di grande diametro e relativamente stretta, ovviamente senza foro anteriore.
Le riprese sono state effettuate nel suo studio mettendo la batteria dove lui sa che suona meglio, infatti c’è un bel po’ di aria e una timbrica corretta.
La seconda serie di riprese è stata effettuata nel mio studio con una batteria Mapex Meridian Maple con piatti Zildjan suonata con un drumming decisamente diverso, piuttosto rock piuttosto aggressivo.
Piccola nota sulle registrazioni 24/96: gli Aston Starlight sono stati “mixati” come panoramici e con la tecnica Glyn Johns, aggiungendo solo l’Audio Technica AE2500 sulla cassa, nessun mic per il rullante (come usato in alcune variazioni da questa tecnica), senza alcun trattamento di EQ o DYN.
Lo scopo di queste riprese era rendere chiara la differenza di suono fra le due tecniche, non stabilire dogmaticamente il suono di questi microfoni, perché con una batteria e un ambiente diverso il loro suono sarà sicuramente differente.
Cosa dire degli Aston Starlight, oltre le autorevoli testimonianze sul sito? Dai capsula stretta abbiamo avuto una conferma della qualità della dei loro microfoni con capsula larga (testati lo scorso anno): un suono dettagliato e versatile, adatto per la maggior parte delle esigenze delle studio di registrazione moderno. I tre diversi tipi di carattere sonoro sono efficaci e rappresentano un acquisto triplo… al prezzo di uno!
Interessanti, da provare assolutamente e comprare magari facendo un piccolo sforzo economico se il budget prefissato è inferiore.
Ci tengo infine a ringraziare (in ordine alfabetico): Karin Finsinger, Lucrezio De Seta, Marco Barbanera, Massimo De Lazzaro, Simone Pierotti e Stefano Marcantoni per l’ottima collaborazione per le registrazioni e le foto.
I microfoni Aston sono distribuiti da Audio Distribution Group.
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