Da sempre i componenti più critici della catena audio (e, sia in studio che dal vivo, è il componente più critico a determinare l’attendibilità del lavoro del fonico) sono i trasduttori, ossia i componenti che “convertono una grandezza fisica in un’altra di natura diversa“.
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla standardizzazione “in alto” (ossia con risultati buoni salvo ottimi casi esoterici o eclatanti e, fortunatamente rari, errori di progettazione) dei convertitori A/D & D/A che si occupano della trasduzione dal dominio elettrico a quello digitale e viceversa, quindi restano in piena mischia l’anello iniziale, ossia i microfoni che trasducono i suoni nel dominio elettrico, e quello finale, ossia i monitor che trasducono da segnale elettrico a suono.
Infatti non è casuale che proprio per questi due componenti esistano decine di produttori mondiali e che siano al centro di discussioni (purtroppo anche da tifosi) e che spesso le scelte di un fonico rispetto a un altro sono radicalmente opposte!
Grazie alla crescente potenza di calcolo dei DSP vediamo sempre più spesso elaborazioni, da semplici EQ a soluzioni di modelling (ossia che consentono di simulare il comportamento dinamico e temporale) per i microfoni. Recentemente abbiamo avuto il piacere di ascoltare e confrontare diversi microfoni storici (seppure con tutte le perturbazioni dagli oltraggi del tempo) con le simulazioni di altissimo livello (basate su campioni di microfoni vintage… essi stessi soggetti ad altre perturbazioni) realizzate dalla Townsend Labs con l’interessante Sphere L22, un microfono progettato con il proposito di catturare il campo sonoro tridimensionale.
Innanzitutto descriviamo il microfono: è un microfono a condensatore a capsula larga, con doppio diaframma e doppia uscita, caratterizzato da tolleranze di produzione (adoro questo argomento) estremamente ridotte, con rumore inerente di soli 7dB (A), THD dello 0,5% con SPL di 140dB.
Ha bisogno di 5mA (8mA per SPL max) di alimentazione Phantom 48V e ha l’impedenza di uscita di 200Ω con conseguente impedenza dell’ingresso di 1kΩ, quindi un carico facile per la grande maggioranza di pre (di scheda audio o mixer).
Già così è una soluzione interessante per la fascia di prezzo (street) intorno ai 1600€ ma lo Sphere L22™ esprime la sua massima potenzialità con ciò che ci permette di chiamarlo sistema microfonico: lo Sphere® Core Plug-In, compatibile con UAD, AAX Native, VST2, VST3 e Audio Units (solo per Mac) e funzionante coi sistemi operativi più diffusi per simulare una plètora di microfoni introvabili e ambiti da tutti (elenco completo nelle specs).
Il principio: l’utilizzo di un microfono a doppia capsula con doppia uscita consente di catturare il campo sonoro con maggiori dettagli, comprese le informazioni di direzione e distanza che altrimenti andrebbero perse con un microfono convenzionale con capsula e/o uscita singola. Ciò consente al sistema Sphere® di ricostruire con precisione il modo in cui le diverse capsule rispondono al campo sonoro. Il sistema di modellazione si affida al plug-in del software che esegue tutto il processo di elaborazione DSP utilizzato per creare i modelli di microfono.
L’uso di un plug-in, anziché dell’elaborazione DSP integrata nel microfono, ha il vantaggio principale di consentire all’utente di modificare tutte le impostazioni di modellazione (tipo di microfono, polarità delle capsule, ecc) durante la post, ossia dopo che l’audio è stato registrato.
Esiste anche una soluzione interessante per quanti desiderino ancora lavorare “alla vecchia maniera” (come quando non c’erano tanti dispositivi né tecnologie a disposizione e la scelta era obbligata prima della registrazione!) ossia usare interfacce audio UAD al momento (e forse per sempre) le uniche a dare per elaborare in tempo reale (beh, la latenza c’è ma parliamo di circa 1,6ms round trip a 96kHz!).
L’approccio tridimensionale di Sphere cattura le sfumature spaziali, l’effetto di prossimità e la risposta in frequenza fuori asse di una vasta gamma di microfoni, che fino ad ora non era possibile con nessun altro prodotto Il sistema Sphere® non si basa, come alcune suddette tecnologie semplici, sull’EQ ma, partendo dal suono a doppio canale ad alta precisione ripreso dal microfono, modella accuratamente la risposta di una vasta gamma di microfoni, compresa la risposta ai transienti, armoniche, effetto di prossimità e risposta polare tridimensionale.
Ciò consente di:
- registrare con il carattere di microfoni che non sono disponibili… quantomeno rari (e costosi!) da avere
- cambiare il microfono, il modello polare e le altre caratteristiche dopo la ripresa
- ascoltare il suono di diversi microfoni senza stressare il cantante/esecutore costretto a decine di registrazioni
- ridurre la colorazione indesiderata dell’ambiente e altri problemi frequenti usando Off-Axis Correction™
- registrare in stereo con un singolo microfono
- avere a disposizione una tecnologia rivoluzionaria di modellazione del microfono
Dopo tutte ‘ste chiacchiere arriviamo all’utilizzazione: il posizionamento è stato fatto sia nel modo classico come un microfono a ripresa laterale (side address per gli anglofoni) che seguendo l’indicazione del manuale per la ripresa stereo, ossia con la sorgente indirizzata di lato, quindi angolata di 90° rispetto alle capsule! Questa seconda opzione è indispensabile per tutte le operazioni di post.
Abbiamo fatto il controllo del volume in digitale (RME UFX) quindi non c’è stato bisogno di fare la calibrazione necessaria per una ripresa con mixer analogico… conseguenza dell’imprecisione (ma non è detto) dei Gain analogici con corsa continua.
Il suono ripreso è tipico di un microfono di questa fascia di prezzo, basso rumore, grande dinamica e linearità nella risposta in frequenza… insomma un bel microfono anche se la parte più creativa e originale arriva proprio adesso che possiamo plasmare il suono in un modo originale e/o “solamente” per riprodurre come se avessimo usato un mitico ed introvabile microfono di 50 o più anni fa.
Come già scritto i plug-in Sphere offrono notevoli possibilità di elaborazione, che noi abbiamo testato con il “solo” set di plug-in Townsend Labs Sphere in dotazione perché sia Ocean Way Microphone Collection (i mitici microfoni vintage valvolari degli Ocean Way Studios) che Bill Putnam Microphone Collection (del famoso fonico) sono disponibili solo a pagamento.
Il modello di microfono è mostrato a sinistra, mentre a destra ci sono gli utilissimi Input/Output Meter (livelli di ingresso e uscita) e il The Polar Meter™ (che indica l’ampiezza e la direzione del suono ripreso dal mic) al centro c’è il ricco pannello di controllo ci offre regolazioni con parametri intuitivi quali Pattern (Omni, Sub-Omni, Wide-Cardioid, Subcardioide, Cardioide, Supercardioide, Ipercardioide, Sub-8 e 8) Filter (3 interventi, anche se l’originale ne aveva solo un paio o nessuno) Axis (simula la variazione della risposta in frequenza, non la polarità, ottenibile angolando virtualmente il microfono…) e Proximity (simula la maggiore presenza – o meno – di frequenze basse tipica di riprese ravvicinate). Mix (fra il mic 1 e il 2)
La faccenda si fa ulteriormente più intrigante con tracce stereo grazie al plug-in Sphere 180:
Align consente di regolare la fase relativa del secondo microfono rispetto al primo (1 = 1cm più distante, ecc)
Stereo Width (ampiezza del fronte stereo da 0%, praticamente mono, a 200%, ossia più ampio del reale, passando per il fronte stereo reale al 100%)
PAN (fra MIC L & MIC R)
Off-Axis Correction™ (elaborazione DSP originale per una risposta fuori asse più consistente attraverso le frequenze, secondo i modi FF, DF1, DF2 e AUTO)
Ci siamo limitati a enunciare le varie funzioni originali perché per la descrizione dettagliata e le variabili timbriche ottenibili (ma… il suono non si racconta, no?) non basterebbe un film in Dolby Atmos!
Per un riferimento minimo vi invitiamo a scaricare i file ad alta risoluzione presenti sulla pagina del sito Townsend Labs.
Si tratta veramente di un prodotto entusiasmante per quanti desiderano trattare il suono in modo da somigliare alle decine di simulazioni ma soprattutto per quanti desiderano lanciarsi in interventi creativi per ottenere quel suono che non era stato ripreso e/o da adeguare alla produzione.
Da consigliare in particolare a chi sta aprendo lo studio ora e vuole offrire un’ampia gamma di microfoni ai suoi clienti ma anche a chi vuole ampliare il parco microfoni con una scelta interessante, vintage e originale ma senza riempire il suo magazzino e svuotarsi le tasche!
Ringrazio per la collaborazione e la pazienza per questi test impegnativi tutto lo staff di 3rd Ear Lab, in particolare Tiziano Alimonti anche per le foto.
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